Dopo la serata-evento di venerdì 21 giugno

Un manifesto sul valore delle differenze

Le testimonianze di una casa-famiglia

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È la leggerezza della commedia il linguaggio scelto dal regista Kristian Gianfreda nel suo primo lungometraggio “Solo cose belle”, che venerdì 21 maggio è stato proiettato al cinema Italia a Belluno, introdotto e seguito da brevi testimonianze di membri della comunità Papa Giovanni XXIII che ha promosso il film, da uno degli attori e dal Vescovo di Belluno-Feltre mons. Renato Marangoni. Le loro parole a commento del progetto e delle loro personali scelte di famiglia hanno connotato ancor più il messaggio che il film voleva dare.

Essere una coppia, che si apre a divenire casa-famiglia, non è essere migliori ma per i due testimoni ad esempio è stato ed è la risposta che ogni giorno in cammino danno alla domanda: sono felice? Questo film parla di una felicità che non è superficiale euforia e, anche se spesso procede in un cammino tortuoso, prende forma attraverso l’attenzione a ciascuno, il superamento delle paure, l’accoglienza di ciò che è altro da me perché ha sbagliato, perché ha una menomazione fisica o intellettuale, perché si trova in fatica o  anche e solamente perché crede di avere in mano alcune certezze, uno stile di vita che deve difendere, un tenore sociale da riguardare : è così una felicità che giorno dopo giorno sa essere contagiosa.

Ecco perché come diceva bene don Oreste Benzi, fondatore della Associazione Papa Giovanni XXIII, «Le cose belle prima si fanno e poi si pensano».

Protagonisti corali della pellicola sono da una parte gli abitanti di un piccolo centro dell’entroterra romagnolo, alla vigilia delle elezioni comunali; e dall’altra una casa famiglia con tutta la sua umanità: una mamma e un papà, un richiedente asilo sbarcato da poco, un’ex prostituta bambino, un giovanissimo ex carcerato, due ragazzi con disabilità e il figlio naturale della coppia. Il film è un manifesto dedicato al valore delle differenze, alla lotta contro l’emarginazione e alla bellezza racchiusa nel superare la paura della diversità, specialmente in un momento storico e politico come quello che stiamo vivendo. Sono intrecci inaspettati, rapporti contrastati e personaggi bizzarri, che finiscano per conoscersi e dialogare.

Alla fine “Solo cose belle” non ha bisogno di ricorrere a proclami o a cadute retoriche. È un film reale e autentico. Fatto di adulti e soprattutto giovani: è a loro alla loro indifferenza e allo stesso tempo alla capacità di mettersi in gioco che il regista affida il messaggio di una storia sul superamento del pregiudizio e sull’accoglienza.

“Solo cose belle” supportato da una colonna sonora che colpisce davvero il cuore, e come spesso accade si dipana come filo rosso nella storia tratteggiando in un linguaggio che tocca profondamente il significato profondo della storia, avvicina tutti alla bellezza e alla difficoltà del vivere il quotidiano in una famiglia fatta di persone come noi  con  la pazienza di accettare la diffidenza degli altri.

Irene Pilotto