È linguaggio ecclesiale, ma esprime correttamente la realtà

Un nome, un titolo, una festa per le parrocchie

Le parrocchie e le chiese hanno un nome, cui solitamente è legata la festa patronale

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Parrocchie, chiese, patroni. Sono realtà presenti e anche amate nel contesto dell’ambiente di vita dei nostri paesi e delle nostre vallate. I termini che le indicano nel linguaggio popolare sono, per chi le utilizza, espressioni che indicano con precisione quanto oggetto del discorso. Ci sono però dei termini del linguaggio ecclesiale, che non sono qualcosa di ricercato, ma diventano precisa espressione della realtà indicata secondo il pensiero della Chiesa dei nostri giorni. È lettura di un presente generalmente con forti e precise radici storiche. Presento alcune di questi termini.

Il nome della parrocchia

Nel linguaggio semplice popolare il termine “parrocchia” è abbinato al luogo geografico di riferimento. Generalmente si tratta di un paese. Talora sono indicati due paesi abbinati, oppure viene utilizzato il nome di una zona (es. Goima, nello Zoldano). Dall’anno 1986 le parrocchie hanno assunto una nuova denominazione: il nome della parrocchia è dato dal nome del santo (o dal mistero della fede o da un titolo legato alla Madonna) che è stato indicato come titolare; a questo nome fa seguito quello del paese. A queste espressioni si fa riferimento in ogni utilizzo sia ecclesiale che civile. Un esempio: “Parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta in Belluno-Cavarzano”. È il nome ufficiale della parrocchia, identificata anche dallo Stato italiano come “Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto”. È evidente che in documenti precedenti la data sopra ricordata la denominazione è diversa.

Il titolo della chiesa

Le chiese hanno un loro nome. È quello dato in occasione della benedizione o della consacrazione; è un nome legato a qualche santo, a misteri della fede, alla Vergine Maria. In uno dei titoli dati dalla comunità cristiana, proprio il suggestivo rito della consacrazione della chiesa è chiamato “dedicazione”. Nel calendario diocesano viene ricordato il giorno della dedicazione della Cattedrale e delle chiese parrocchiali di cui si è a conoscenza della data della dedicazione. Per la cattedrale di Belluno la data è il 14 aprile; per la concattedrale di Feltre è il giorno 20 novembre. Ogni chiesa celebra con il grado di solennità questo anniversario, qualora conosciuto. Per le chiese di cui non si conosce la data della dedicazione è stato fissato in diocesi un giorno in cui si celebra questo evento: è il primo di settembre di ogni anno. Oltre a questo “nome”, ogni chiesa può essere accompagnata da altri aggettivi che ne indicano la caratteristica: cattedrale, arcidiaconale, arcipretale, parrocchiale. Sono alcuni dei termini utilizzati anche ai nostri giorni in riferimento alla collocazione o alla loro storia, oppure all’ utilizzo e significato nella geografia del territorio. Alcune di queste chiese, significative per storia o devozione popolare, hanno il titolo di santuario. Moltissime chiese costruite nei villaggi sono indicate come “frazionali”.

Va ricordato come le chiese consacrate con il solenne rito hanno al loro interno il segno delle dodici croci collocate lungo le pareti: queste croci sono state unte con il crisma. In corrispondenza di queste sono collocati dei candelabri le cui candele vengono accese il giorno anniversario della dedicazione o in particolari circostanze.

La festa patronale

Il patrono di un paese come da tradizione storica, anche se non rappresenta il nome della parrocchia viene celebrato con solennità. È la festa patronale molto sentita dai fedeli. Nel passato era accompagnata da manifestazioni popolari religiose e civili. Oggi alcune di queste sono state conservate ma spesso trasferite alla domenica e vissute con manifestazioni che dimenticano l’origine religiosa della festa. La celebrazione del patrono nel giorno ufficiale a lui dedicato sta diventando un impegno delle stesse comunità che lo riconoscono, lo venerano e lo invocano.

Giuliano Follin