A cura di don Vito De Vido (3ª domenica di Avvento - anno C)

Una gioia che nasce dal donare

Ci accorgiamo che Gesù non ha bisogno delle nostre cose, ma i poveri sì

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Nel cammino di preparazione alle grandi feste della nostra fede troviamo sempre Giovanni Battista. La sua figura austera e lontana dai luoghi del potere affascina e spaventa. Spaventa perché il suo stile di vita è estremo. Vive di poco e niente, ha una voce potente da predicatore d’altri tempi, non cerca di piacere alla folla. E forse per questo affascina: perché egli si mostra per quello che è, non per quello che gli altri vorrebbero che fosse. «Sei tu il Messia?». La risposta è chiara, netta, quasi dolorosa per chi lo ascolta: «No, non sono io. Occorre attendere un altro, ma ormai è vicino, è alle porte!».

Ma come poter incontrare il Salvatore? Che cosa fare per essere salvati? Giovanni non propone cose impossibili. Fa vedere a chi è lì e lo ascolta un percorso realizzabile. «Chi ha condivida quello che possiede»; «Non pretendere niente di più del necessario»; «Accontentarsi di quel che già si ha e non maltrattare gli altri». Non sembrano esercizi difficili da mettere in pratica. Eppure sappiamo che non sempre queste cose si vivono. Giovanni ci fa vedere che la fede o ci cambia nel profondo, nello stile di vita, altrimenti non può dirsi fede sincera.

Se abbiamo notato, quelli che vanno da Giovanni nel deserto a farsi battezzare sono tutte persone che, per un motivo o per un altro, non possono andare al Tempio. I pubblicani perché come esattori delle tasse al servizio di un potere straniero erano pubblici peccatori (pubblicani appunto). I soldati erano romani, stranieri stipendiati dal potente di turno. Tutti gli altri sono gente nella media, che magari povera non era, visto che Giovanni invita a condividere cibo e vestiti.

Nel cammino verso il Natale, ci accorgiamo che Gesù non ha bisogno delle nostre cose. Ma i poveri sì. Gesù ci ha detto che i poveri li avremo sempre con noi e che quello che avremo fatto al più piccolo tra i nostri fratelli lo avremo fatto a Lui. «C’è più gioia nel dare che nel ricevere», ci dice Gesù. E proprio nel Natale sperimentiamo la gioia tutta umana dello scambio dei doni. Certamente i più felici sono i piccoli che si vedono coperti di attenzioni. Ma anche noi adulti sperimentiamo la gioia di ricevere un dono, segno che qualcuno ha pensato anche a noi. Oppure abbiamo gioito nell’acquistare un piccolo dono da fare alle persone amate. Ma anche se non avessimo alcun dono da offrire e non ricevessimo a nostra volta alcunché, se possiamo avere un gesto di attenzione, un augurio sincero dalle persone amate questo fa già il nostro cuore felice. Giovanni quindi ci dà una breve, ma efficace ricetta per la felicità: “Voi mi chiedete cosa dovete fare per essere salvati. E state pensando a voi stessi, alla vostra vita. E io vi dico: togliete gli occhi da voi stessi e rivolgeteli agli altri: ai bisognosi, a chi ha fame e freddo, a chi ha meno di voi. Non chiedete più del necessario, non pretendete sempre il massimo del compenso, accontentatevi di quello che avete, non trattate male quelli che incontrate.

Sembra poco, ma è impegnativo. Se lo vogliamo vivere ogni giorno, sempre, come stile della nostra vita.

È bello vedere come l’evangelista Luca usi il verbo “evangelizzare” per le prediche di Giovanni Battista. “Vangelo”, è bene ricordarlo ogni tanto, significa “bella notizia”. Certamente non può essere bello proporre uno stile di vita sacrificato, mortificante e poco attraente. Molti oggi non accettano il messaggio evangelico perché lo sentono lontano dalla loro quotidianità o impossibile da mettere in pratica. A volte riduciamo il Vangelo a cose da fare o non fare: bisogna pregare, andare a Messa e confessarsi. Leggere spesso la Bibbia, o almeno il Vangelo. Sapere le preghiere a memoria. Ma è solo questo essere cristiani, o buoni cristiani? Giovanni ci parla di un Messia che ci dona il fuoco dello Spirito Santo: questa è la novità assoluta: è la sua forza che ci fa nuovi, è la sua presenza che ci rende forti e perseveranti nel bene. È lui che ci rende testimoni credibili e appassionati di questa bella notizia: Gesù è venuto per cambiare in meglio le nostre vite, che diventano nuove quando cominciamo a volgere lo sguardo dai nostri mali alla possibilità che ci viene data di mettere le nostre cose e noi stessi a servizio degli altri, quando agli altri non doniamo solo oggetti, ma il nostro cuore, come continua a fare Gesù con noi!