Una partecipazione attiva e consapevole

Spunti di riflessione per riprendere il senso dell’Assemblea liturgica

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«La liturgia ritorni al centro della fede dei credenti». È stato questo il titolo del precedente articolo che presentava il primo di due eventi ecclesiali che hanno avuto tematiche in relazione alla Liturgia. Si trattava prima di tutto della 71ª Settimana Liturgica Nazionale svoltasi a Cremona dal 23 al 26 agosto 2021. Il messaggio inviato a nome di papa Francesco è stato al centro della nostra riflessione.

Una settimana di studio sull’Assemblea Liturgica

Dal 30 agosto al 2 settembre 2021 si è svolta a Villa Cagnola di Gazzada la 48a Settimana di studio dei professori e cultori della Liturgia. Il tema di assoluta attualità era così formulato: “L’assemblea eucaristica. Alla luce della nuova edizione del Messale”.

Accanto alla novità rappresentata dall’utilizzo della nuova edizione del Messale Romano, è emersa nella riflessione liturgica la novità nelle comunità cristiane dalla situazione pandemica che ha condizionato la partecipazione dei fedeli alla celebrazione eucaristica. Il passaggio dall’assemblea “in presenza” a quella “in video” non sempre è stata percepita come una limitazione. Non sempre è stata percepita la differenza tra le due assemblee, tra le due modalità di vivere la partecipazione liturgica. L’opportunità offerta dal virtuale quando l’incontro in presenza era impossibile sta condizionando il sentire e le scelte domenicali di molti fedeli anche dopo la ripresa della celebrazione in presenza. È assolutamente necessario ritrovare la dimensione corporea delle celebrazioni e il senso comunitario della vita cristiana è stato ribadito nell’appuntamento di fine agosto. Essere riuniti in modo virtuale non è la stessa esperienza celebrativa che offre l’incontro nella concretezza e nella materialità. Sarà importante ricuperare il senso di un’assemblea che richiama il “noi” di una comunità cristiana che trova nel fare Eucaristia, nel suo essere fratelli nella fede convocati per ricevere il dono della parola, realizzare nella esperienza concreta, fisica, l’invito di Gesù: «Fate questo in memoria di me», ricevere il cibo-Gesù nella sua concretezza.

Il “noi” vissuto nell’assemblea liturgica in presenza e non solo virtuale realizza un’assemblea che fa esperienza attraverso ciò che si vede, si tocca, si sente. Ciò è ben diverso da un’assemblea liturgica che nasce dall’assistere davanti a una Tv o ad uno schermo. I sacramenti che la Chiesa ha ricevuto da Cristo e che nelle sue celebrazione liturgiche rende presenti, hanno come condizione una dimensione corporea e materiale. È per tutti facile comprendere la diversità, nelle relazioni umane, tra incontro “virtuale” e incontro “fisico-in presenza”. Il primo può supplire, è un surrogato, ma non è la realtà che l’essere umano desidera e sente come più significativo.

Assemblee liturgiche non per lo spettacolo, ma per la celebrazione

Uno degli obiettivi posti dal Concilio Vaticano II alla celebrazione liturgica è quella di essere un’assemblea che realizza nel suo convenire una partecipazione attiva e consapevole. La visione virtuale di un’assemblea, anche se può entrare emotivamente nel vissuto dello spettatore, non lo può far sentire pienamente partecipe. Può far sentire una comunione nella stessa fede, in riferimento alla stessa Parola o alla stessa Eucaristia, ma rischia di non farlo sentire «comunità cristiana, assemblea (chiesa) riunita nel luogo dove è chiamata a essere testimone della fede». La concretezza delle persone radunate in assemblea liturgica esprime la identità di una Chiesa che si concretizza non solo nella storia dell’oggi, ma anche nel luogo dove nel nome di Cristo e per renderlo presente, si fa assemblea. Il termine dato al luogo dell’incontro, cioè “Chiesa” esprime il radunarsi di persone. Nella dimensione religiosa cristiana celebrativa si tratta di persone radunate nel nome di Cristo. Il loro radunarsi, come è testimoniato fin dall’inizio della esperienza cristiana, rende presente e visibile il mistero di Cristo e della Chiesa. Il collegamento poi con la vita quotidiana che i componenti dell’assemblea vivono nella realtà esistenziale dà ancora più valore e significato al loro incontrarsi in presenza. La partecipazione virtuale alle celebrazioni ha contribuito a mantenere presenti nei singoli e nelle famiglie alcuni aspetti della dimensione di fede e celebrativa della comunità cristiana. Ha dato sicuramente anche frutti. Ora è importante ritornare a quella celebrazione in presenza, attiva e consapevole, dove non si è spettatori di un rito – magari edificante e anche gradevole – ma partecipi fisicamente, nei vari ministeri e nelle diverse modalità celebrative (parola, canto, ascolto, silenzio, posizione del corpo), in una esperienza comunitaria, da “Chiesa” convocata per l’incontro con il suo Signore, per testimoniare la sua presenza reale e concreta nella comunità dei credenti in Lui.

La gioia e la fedeltà della celebrazione in presenza

La tecnologia moderna è stata anche un aiuto. Ora siamo chiamati, superando motivazioni giustificative – presunta identità delle due modalità di presenza – a ricuperare il senso pieno dei fratelli nella fede che si incontrano nel nome e per rendere presente il loro Signore. Non si tratta solo di un collegamento virtuale (surrogato), tanto meno di uno spettacolo, ma di un’esperienza che coinvolge il cristiano con i suoi fratelli, nella sua assemblea liturgica. Dall’io che si sente collegato al noi che ci unisce anche fisicamente. Dal guardare un evento sullo schermo (piccolo o grande) a esserne l’artefice con la presenza del Cristo, da lui garantita dove due o tre sono radunati nel suo nome,

Giuliano Follin