Omelia nella solennità dell’Epifania, 6 gennaio 2020

Un’altra strada, un altro sguardo

I Magi «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese»

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«Nei ritmi e nelle vicende dei tempi ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza». Così il diacono ha cantato annunciando la data della celebrazione della Pasqua. Dunque «nei ritmi e nelle vicende dei tempi»: guardiamoci attorno e forse ci riconosciamo, come stato d’animo, in un titolo giornalistico comparso in questi giorni: «Ora il mondo ha paura». Il riferimento è alla situazione internazionale dopo gli ultimi eventi in Medio Oriente. Potremmo metterci accanto alcuni tentativi di lettura della nostra situazione italiana, secondo i quali la parola “sfiducia” sembra descrivere il sentire più diffuso tra la gente.

Alla fine del racconto evangelico di oggi, l’evangelista Matteo ci ha dato questa informazione su «alcuni Magi» che venivano da oriente: «Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese».

Qualcosa di simile succederà poi anche a Giuseppe che prende con sé Maria e il bambino e andrà in Egitto per poi intraprendere un altro viaggio che lo porterà a Nazareth. Quando l’evangelista narra di questa decisione scrive di Giuseppe: «Quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea».

La paura e la sfiducia fanno da sfondo anche al manifestarsi di quelli che abbiamo chiamato “i misteri della salvezza”. Eppure tra paura e sfiducia una luce non abbandona mai il farsi della storia, il cammino dell’umanità che cerca un approdo di vita e di fraternità.

C’è ancora in noi l’eco del Prologo di Giovanni che la liturgia ha proclamato anche nella celebrazione di ieri: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta».

Sì, la celebrazione dell’Epifania, ci svela questa duplice dimensione dei “ritmi e delle vicende” di ogni tempo. In questa celebrazione la poesia e la commozione del Natale diventano un altro sguardo, un’altra conoscenza, un’altra consapevolezza.

Mi pare molto efficace l’immagine che ricaviamo da ciò che successe ai Magi: «Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese».

Dunque c’è “un’altra strada” su cui fare ritorno “nei ritmi e nelle vicende dei tempi”. Anzi possiamo riconoscere che quel bambino con la stella di luce che rappresenta e con quella “gioia grandissima” che provoca, proprio lui è “l’altra strada” lungo la quale riprendere il cammino: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo», attesta il quarto Vangelo.

Siamo qui per parlarci di quest’altra strada che non ci faccia diventare vittime della paura e della sfiducia. Oggi sono i Magi a darci la loro testimonianza. È sorprendente che il Vangelo ci racconti di queste persone cariche di onestà intellettuale, di sensibilità e attenzione a raccogliere su ogni strada “piccole luci” da alimentare e condividere; persone libere e coraggiose capaci di non lasciarsi strumentalizzare dagli intenti perversi del potere… Ci colpisce il rischio della loro ricerca: chiedono ovunque, sono a mendicare un futuro di promesse e, proprio loro che non conoscono le Scritture del Popolo di Dio, ne diventato i più genuini interpreti.

Su questa loro testimonianza anche noi – cristiani già indottrinati e già praticanti – siamo sollecitati a farci destare dal sogno di Dio che il profeta Isaia ci riconsegna così: «Alza gli occhi intorno e guarda: […] I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio»; e che l’apostolo Paolo preannuncia con queste parole: «Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo».

Questo sogno di Dio – “i misteri della salvezza”, proclamava l’annuncio di prima – è dato a ciascuno di noi per i ritmi e le vicende della nostra vita e del nostro tempo.

Chiudo riprendendo l’appello che, a seguito della II Guerra mondiale, Etty Hillesum, con senso profondo della storia, scrisse: «Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza prima aver fatto la nostra parte dentro di noi. È l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove».

Così sarà possibile rimetterci in cammino, come i Magi, “per un’altra strada”.

+ Renato, Vescovo