Ricordo di don Giuseppe Bortolas

Don Giuseppe aveva celebrato con le sue comunità la Settimana Santa e la gioia della Pasqua e si era dimostrato contento per la buona partecipazione alle liturgie che lui aveva voluto assicurare in ugual misura a tutte tre le parrocchie. In modo repentino e imprevedibile, egli ora ha raggiunto la Pasqua eterna, accompagnato dalle parole della Sequenza che nei giorni dell’Ottava sono risuonate nella Liturgia: “Cristo, mia speranza è risorto. Precede i suoi in Galilea». Sì, ne siamo certi: Il Signore Gesù, vittorioso sulla morte, ha preceduto e accolto don Giuseppe in quella pienezza di vita in Dio che lui come cristiano e come prete ha annunciato con convinta dedizione nel corso del suo ministero, ministero per il quale rendiamo grazie a Dio.

Pur addolorati, vogliamo trovare forza e speranza nella nostra fede, che ci accomuna in questa corale preghiera di suffragio, ancora una volta convocati come Chiesa di Belluno-Feltre per affidare alla misericordia del Padre un nostro presbitero, in questo periodo che avvertiamo davvero impegnativo.

Ci sentiamo uniti in fraterna comunione e nel cristiano cordoglio alle sorelle e a tutti i parenti e amici di don Giuseppe, alle comunità di Valle, Venas e Cibiana, che perdono il loro parroco a meno di due anni dal suo arrivo; ai Sindaci e alle amministrazioni comunali; alle numerose persone, a gruppi e associazioni che hanno conosciuto, stimato e amato don Giuseppe nelle diverse realtà in cui ha svolto il suo servizio sacerdotale.

A tutti voi presenti e a quanti partecipano in varie forme a questo triste momento va un sentito grazie, come anche a quanti hanno collaborato per l’organizzazione di questa celebrazione. Grazie di cuore a tutti!

Il nostro ricordo di don Giuseppe vuole essere ora più concreto rievocando le principali tappe della sua vita e del suo ministero. Don Giuseppe Bortolas era nato a Cesiomaggiore, frazione di Marsiai, l’11 settembre 1953, figlio di Bruno e Susanna Paniz. Dopo gli anni di formazione e di verifica vocazionale in seminario, era stato ordinato presbitero dal Vescovo Ducoli nella chiesa della sua parrocchia il 28 giugno 1980.

Dopo essere stato vicario parrocchiale a Pedavena, dal 1980 al 1985, e poi a Cesiomaggiore dal 1985 al 1986, operò in numerose comunità della diocesi. Nominato parroco di Pez vi rimase dal 1986 al 1989 e nel contempo fu anche consulente ecclesiastico del Centro Sportivo Italiano di Feltre (1987-1989). Dal 1989 al 1993 collaborò con don Liviano nella parrocchia di Boscariz a Feltre. Dal 1993 al 1998 fu parroco a Zorzoi di Sovramonte; dal 1998 al 2006 fu trasferito in comune di Pedavena come parroco di Facen e poi anche di Norcen dal 1999 al 2006.

Nel 2006 gli fu proposto di condividere con il compianto don Francesco Cassol la responsabilità come parroci in solido di Longarone, Igne e Ospitale, vivendo poi il dramma della tragica morte di don Francesco nel 2010, dimostrando grande sensibilità nell’accompagnare le comunità in quel doloroso passaggio.

Dal 2011 al 2014 passò come parroco a Cencenighe e San Tomaso; in seguito fu per tre anni cooperatore ad Auronzo e a servizio anche della parrocchia di Costalta. Nel 2017 scese dal Cadore e guidò la parrocchia di Visome, fino all’ottobre 2019 quando fece ritorno in Cadore e gli vennero affidate queste parrocchie di Cibiana, Venas e Valle.

In questo peregrinare tra le diverse comunità, don Giuseppe è stato sempre guidato dalla umile disponibilità a rinnovare nelle mutevoli circostanze della vita il “sì” dell’ordinazione, offrendo le sue qualità e consapevole dei suoi limiti, in spirito di obbedienza ai suoi vescovi e con il solo desiderio di servire il Signore e la Chiesa.

Nel suo cammino di vita ha conosciuto anche momenti di particolare prova e sofferenza interiore, che però non lo hanno scoraggiato; anzi ha saputo affrontare queste esperienze non facili con forza d’animo e fede in Dio davvero esemplari.

Il modo di essere di don Giuseppe, semplice e schietto, ma anche molto generoso e sensibile, nasceva da un cuore davvero buono, che sembrava nascondersi sotto la caratteristica barba, ma che si manifestava invece in modo evidente nella sua umanità, capace di condividere con sincera partecipazione le gioie e le sofferenze del prossimo, favorito da un naturale senso pratico, che lo rendeva particolarmente attento alla concretezza delle persone e delle situazioni, letta alla luce del Vangelo.

Per questo molti gli hanno voluto bene, trovando in lui comprensione e vicinanza, non solo sul piano umano, ma anche nell’accompagnamento spirituale. Aveva un’attenzione particolare per le famiglie, per gli anziani e i malati, per bambini e ragazzi con cui stava volentieri condividendo i momenti di formazione e anche di gioco e di svago. Approfittava volentieri delle escursioni in montagna, di incontri sportivi, di festa o di convivialità per farsi partecipe come prete con immediatezza e simpatia, così come nei momenti seri sapeva dimostrare saggezza e profondità di riflessione, con stile originale ed efficace. Inoltre, a testimonianza del suo buon cuore, da quando era giovane fino ad un paio d’anni fa è stato donatore volontario del sangue, membro della sezione feltrina dell’associazione FIDAS.

Arrivato qui in Val Boite nell’autunno 2019 ha avuto poco tempo per inserirsi e conoscere come avrebbe desiderato la gente e la realtà di queste parrocchie, perché dopo pochi mesi l’emergenza sanitaria ha quasi paralizzato la vita pastorale e ha reso difficoltose le relazioni. E di questo don Giuseppe ha sofferto, come anche della situazione di aggravata precarietà della Chiesa di S. Martino, dove non ha potuto celebrare i riti pasquali, con suo grande rammarico e con preoccupazione per il futuro, condividendo i sentimenti della popolazione di Valle.

Purtroppo il cuore di don Giuseppe ha cessato di battere la mattina di venerdì 9 aprile, all’Ospedale di Belluno, dove era stato trasferito da quello di Pieve di Cadore, che lo aveva accolto nella serata di mercoledì, quando era stato ritrovato riverso a terra in canonica in condizioni apparse subito molto critiche. Un pensiero di riconoscenza va a quanti sono intervenuti per soccorrerlo e al personale sanitario dei due Ospedali per le cure prestate con particolare premura.

A don Giuseppe esprimiamo di cuore un grande grazie per la sua testimonianza ed il suo servizio nella nostra Chiesa diocesana; lo affidiamo alla bontà del Padre, perché purificato da ogni fragilità umana possa partecipare alla gioia eterna dei Santi. La nostra affettuosa preghiera diventa anche invocazione accorata di aiuto e incoraggiamento per queste comunità private del loro pastore, per il nostro presbiterio diocesano e per il dono di nuove vocazioni al servizio del Vangelo, con la serena fiducia che, come scrive san Paolo «siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo…convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio» (2Cor 4, 8-10.14-15). Amen.

Chiesa parrocchiale di Venas di Cadore
12-04-2021