Sintesi generale dalle Convergenze foraniali

Come riferimento di partenza le schede per i Consigli pastorali parrocchiali e unitari

1. Che cosa si intende per parrocchie che collaborano?

 

AGORDO-LIVINALLONGO

Comunità che hanno iniziato a camminare insieme, a condividere i passi di una pastorale concreta, fatta di storie e identità. Questo, in risposta ad una situazione di necessità (il condividere un solo sacerdote), ha portato a riflettere molto sulla conformazione geografica del nostro territorio, su quelle che possono essere le distanze ed i confini e le particolarità delle zone di montagna, da tenere in considerazione nel nostro caso. La situazione dell’ultimo anno ha, da una parte, rallentato la concretezza del “fare insieme”, e forse anche l’attenzione a chi era ed è effettivamente distante dalla realtà parrocchiale (o non direttamente coinvolto in un fare), ma ha anche dato modo alle persone di trovare nuovi modi per tenere vivo il senso di comunità, scoprendo quanto questo possa andare anche oltre i confini geografici (messaggi, video, modalità online che hanno raggiunto la gente e hanno fatto sentire in unità).

Emergono così due lati di quello che possiamo intendere come collaborazione: il sentirsi in collaborazione, e il fare qualcosa insieme. In rapporto tra loro, le nostre comunità nel tempo hanno scoperto un senso nuovo di appartenenza all’altro facendo, organizzando, proponendo insieme, creando occasioni di conoscenza. Dall’altra parte, il cammino che stiamo facendo ora sta invitando, le stesse comunità (che siano in collaborazione o meno) ad aprire lo sguardo al vicino, a volte scoprendo uno stile di accoglienza, condivisione e missionarietà che le comunità già hanno, e che avrà modo di maturare sempre più con il tempo, come desiderio, risposta e testimonianza concreta da mettere in atto: specchio dell’importanza che ha il sentirsi comunità nella semplicità delle cose quotidiane.

Appunti dalle schede dei CPP-CPPU:

  • Parrocchie che hanno unito i loro cammini inizialmente non per scelta, ma per necessità (coordinamento foraniale; Canale-Vallada; Taibon-Agordo-La Valle)
  •  Confini e territori (coordinamento foraniale; comunità del Poi)
  •  Fare (bisogno di avere un orientamento di massimaLivinallongo) ed essere in collaborazione (Livinallongo- S.Tomaso-Colle)
  •  Siamo stati in modo diverso e abbiamo fatto le cose in modo diverso (Livinallongo)
  • Nuovi modi per starci vicini, desiderio maggiore di sentirsi comunità nelle piccole cose quotidiane (S.Tomaso)
  •  Spirito di collaborazione, relazioni e accoglienza; testimonianza (S.Tomaso, Agordo, Colle, Falcade)

 

BELLUNO

Progettare insieme

Collaborare non è solo “invitare” l’altro ad una iniziativa o ad un evento…è progettare insieme, leggendo bisogni/necessità e cercando risposte da dare (es. tema della formazione di educatori, animatori e di “nuove ministerialità”)

Questo modus operandi richiede più tempo, conoscenza e ascolto vero, si tratta di partire tutti dalla stessa linea di partenza, a volte rinunciando a qualcosa.

Rischio:  dire “riparto dalla mia comunità” prima, poi la collaborazione

Opportunità da cogliere:  vivere anche momenti “liturgici” condivisi

 

AMPEZZO – CADORE – COMELICO

Per ora sarebbero le parrocchie con un unico parroco, ci sono stati tentativi di collaborazione più larga, ma si fatica a riflettere con progettualità, anche per le tante cose da fare e per la fatica ad entrare nella mentalità “sinodale”.

Nella speranza sono parrocchie che si aprono all’ascolto reciproco e che condividono le risorse: per fare questo, però, è richiesto un graduale accompagnamento ad una maturazione che permetta l’apertura ad altri, e che permetta di uscire dalla mentalità che afferma “basto a me stesso”.

Sono parrocchie che camminano insieme in ascolto reciproco e con l’ambiente in cui vivono. Sono parrocchie consapevoli di fare parte di un corpo più ampio, che è la Chiesa e che riconoscono di essere bisognose. Oppure, se possiedono molto, parrocchie disponibili a condividere ciò che sono e ciò che hanno.

 

FELTRE – LAMON – PEDAVENA

Si intendono gruppi di Parrocchie vicine, geograficamente o per legami “storici”, che intraprendono un cammino comune, mettendosi cioè a disposizione le une con le altre. Si tratta non solo di “coorganizzare” dei singoli eventi, ma di iniziare a progettare, costruire la vita di queste Comunità dandosi un orizzonte, uno sguardo più ampio. Si tratta di condividere energie e risorse. lo scopo non dev’essere quello di una Chiesa al ribasso o in ritirata, ma, anzi, di una Chiesa più unità ed aperta alle tante sfumature delle nostre Parrocchie.

 

LONGARONE – ZOLDO – ALPAGO – PONTE

La collaborazione nasce dove ci sono i bisogni e varia da area ad area, da situazione a situazione, da stagione a stagione. La collaborazione procede bene dove si ha un unico parroco a guida di più parrocchie; dove invece i parroci sono diversi, i laici diventano strategici. Collaborare significa progettare insieme, costruire insieme (vedi esempio della Val di Zoldo), ed è fondamentale il sostegno degli uffici diocesani per favorire la collaborazione.

In alcuni casi le collaborazioni vengono viste come una fusione di parrocchie (Castellavazzo – Codissago – Podenzoi); c’è la consapevolezza che il futuro obbligato sia questo, delle collaborazioni, ma va approfondito meglio e va spiegato bene alle comunità: le parrocchie devono sentirsi coinvolte e compartecipi (Puos-Sitran- Bastia-Cornei); la collaborazione sarà una necessità ineluttabile, ma collaborare dovrà significare abbandonare i campanilismi, prestare comunque attenzione alle necessità locali e periferiche; tutto dipenderà da noi, attori in questo cambiamento, affiancati dallo Spirito Santo, a non far diventare la collaborazione come una riorganizzazione amministrativa, ma si tratterà piuttosto di condividere un percorso di fede (Farra – S. Croce); collaborare è camminare insieme, alcuni sottolineano la difficoltà di farlo per la poca permeabilità e la chiusura tra parrocchie, e ci vuole sempre qualcuno che traini (Polpet – Soverzene); collaborare significa aumentare la conoscenza tra parrocchie, e lo stile deve essere quello dei passi lenti e corti; i primi a dover essere convinti della collaborazione sono i parroci, e qui sollecitano un incontro don il Vescovo, il cammino va costruito con scelte che arrivino dal basso (Tambre – Borsoi – Spert); collaborazione è cammino condiviso, ed è naturale dove c’è un rapporto di vicinanza ed un unico parroco, solo dopo il consolidamento di questo cammino si potrà allargare ad altre (Chies – Lamosano); collaborazione è costruzione di un nuovo cammino con le comunità vicine (Pieve – Tignes).

 

SEDICO – SANTA GIUSTINA

Per parrocchie che collaborano si intende:

– incontri tra i CP delle rispettive parrocchie per programmare insieme;

– condividere la riflessione per aiutare chi è in difficoltà;

– pensare insieme (discernere) per capire le urgenze pastorali (le sfide per la comunità);

– scoprire quali sono le risorse per affrontarle (valorizzando soprattutto i laici) e quali sono le decisioni da prendere per poter rispondere meglio (ad esempio: la formazione degli operatori) e accompagnare con pazienza il cammino di chi fa più fatica.

 

2. Quali atteggiamenti e conversioni sono auspicati?

AGORDO-LIVINALLONGO

Dalle schede di sintesi non emergono atteggiamenti chiari ma, guardando al quadro generale, si percepisce quanto le comunità si siano sempre messe in gioco nel rispondere alla necessità di collaborare, ‘facendo di necessità, virtù’, scoprendosi arricchiti dalla presenza dell’altro. Questo è vero per le comunità che hanno già affrontato questi passaggi in passato e anche per le nuove forme di collaborazione che stanno nascendo. Emergono due riflessioni profondamente connesse: la propria identità e l’occasione che anche l’altro può diventare per noi.

Ogni comunità porta con sé degli elementi identitari che la definiscono, che in seno ad una collaborazione

ciascuno forse ha paura di perdere un po’: questo comporta un rischio di distacco e disaffezione da parte della gente, e rende quindi necessario il rispetto dei tempi adatti per maturare un cambiamento. Dall’altra parte però, si è scoperto quanto sia possibile mantenere la propria identità, imparando a guardare con occhi buoni l’altro, la novità, il cambiamento come opportunità da cogliere per arricchirsi insieme. Ecco allora che è bello poter dire, come qualcuno già fa, di essere comunità sorelle, che camminano insieme, ognuna con il suo passo, in una strada che si costruisce insieme. Un sentire che nasce quando non solo si accoglie l’altro per noi, ma quando scopriamo di essere anche noi l’altro, che viene accolto, aiutato, guardato, a volte messo in discussione, altre volte compreso. È così che diventa auspicabile, convertirci ad avere sempre con sé gli occhi dell’altro, per avere un atteggiamento che sia davvero accogliente al cambiamento.

Sarebbe auspicabile suscitare un desiderio di progettazione comune (consapevolmente della difficoltà che

vi è stata nella pratica in questi anni), tenendo in considerazione chi abbiamo accanto non solo nel sentire, ma anche nelle occasioni in cui il fare ci mette in gioco in prima persona e, soprattutto, ci spinge a conoscerci.

Appunti dalle schede dei CPP-CPPU:

  • Non siamo chiamati ad essere numero ma segno
  • Conversione al cambiamento
  • Aspetti identitari (comunità del Poi) – occhi buoni per cogliere (Poi-Cav-Fal-Colle-S.Maria-coordinamento)
  • Dare il tempo per i passaggi intermedi (comunità del Poi)

 

BELLUNO Relazione Atteggiamenti

  • conoscenza reciprocanecessaria per creare una “rete di relazioni” (fra CPP, fra vari responsabili…)
  • ascolto sincero non avvicinarsi all’altro già convinti che le proprie idee sono le migliori, ma essere accoglienti verso la novità dell’altro

Conversioni

  • stile di collaborazione pastorale fra sacerdoti per essere d’esempio per i laici nella collaborazione
  • capacità di chiedere e dare aiuto non facendosi condizionare dalle «dimensioni» della parrocchia

 

AMPEZZO – CADORE – COMELICO

Qualcuno pensa sia opportuno ripartire da zero per compiere un cammino che permetta di scoprire il vero senso della fede e come viverla. Si è poi consapevoli del fatto che la Chiesa debba essere una “Chiesa in uscita”. Soprattutto verso gli altri e coloro che riteniamo “diversi”. La pandemia ci ha costretti a riconoscere quanto importanti siano le relazioni e quanto sia essenziale per ciascuno di noi coltivare amicizie e rapporti fraterni. Come Chiesa è essenziale agevolare il più possibile rapporti di fraternità con Dio al centro, per fare comunità. Non sempre si manifesta la volontà di collaborare e di uscire dai propri schemi, in questo è importante convertirsi.  Si auspica inoltre un sempre maggiore coinvolgimento dei laici in tutti gli ambiti, ma anche la necessità di fornire loro un’adeguata preparazione e un sufficiente accompagnamento. Sarebbe importante mantenere un atteggiamento di continua “conversione”, ossia, stiamo annunciando il Vangelo o stiamo solo facendo cose? Nella relazione umana, come Chiesa, riusciamo a trasmettere che Gesù è morto e risorto per noi?
Un altro atteggiamento da coltivare è la disponibilità a mettere in comune con altre comunità talenti, doni e forze, affinché possa nascere qualcosa di bello, perché questo sia possibile è però fondamentale essere aperti ad ascoltare gli altri e coltivare sentimenti di stima reciproca, anziché di sospetto.

 

FELTRE – LAMON – PEDAVENA

Pazienza ed ascolto. Dobbiamo parlarci, ascoltarci, cogliere quei segnali che ogni Comunità sa esprimere. Occorre ricordare, poi, il periodo che stiamo tutt’ora vivendo che non ci consente un pieno ritorno alla condivisione in presenza e che ha segnato le nostre Comunità, specie quelle più “piccole”. Occorre pazienza perché il camminare insieme, il collaborare non nasce semplicemente perché “calato dall’alto”, ma diventa spontaneo vivendolo nella forma più bella della condivisione e della sperimentazione. Ci vuole anche coraggio nell’affrontare il nuovo e viverlo come una nuova stagione per le nostre Comunità.

 

LONGARONE – ZOLDO – ALPAGO – PONTE

L’atteggiamento auspicato è quello di apertura agli altri, senza l’ansia di avere tutti e subito ma quello di saper attendere. È auspicabile anche riconoscere i carismi presenti nelle varie comunità, valorizzando le doti e le competenze esistenti, anche nelle parrocchie vicine. Un altro atteggiamento auspicato è quello di fiducia e corresponsabilità dei laici. La vera conversione è la fiducia nell’altro e nelle sue doti. Dobbiamo superare le paure legate alla territorialità e al desiderio di agire in autonomia (Castellavazzo – Codissago – Podenzoi). L’atteggiamento deve essere di fiduciosa speranza perché ci sarà la presenza dello Spirito e perché siamo noi persone a dare un senso alle strutture che andiamo a creare: dipenderà dal nostro impegno, dalla nostra intelligenza e dalla nostra decisione favorire l’aiuto e amare le nostre realtà parrocchiali sentendoci in unità sincera con le altre (Farra d’Alpago – Santa Croce). Necessita un atteggiamento di permeabilità e apertura, con qualcuno che faccia da traino (Polpet – Soverzene). È necessario uno sguardo attento a ciò che ci circonda ed è importante un atteggiamento sinceramente sinodale, comunque un ascolto che parta dal basso (Tambre

– Borsoi – Spert). L’atteggiamento giusto è quello di solidarietà e comprensione delle diverse necessità, accettando delle rinunce (Chies – Lamosano). L’atteggiamento è quello di avere interesse e un’aspettativa positiva di arricchimento (Pieve – Tignes).

 

SEDICO – SANTA GIUSTINA

Atteggiamenti e conversioni auspicabili:

  • la pandemia è stata vissuta da tutti come un ostacolo al consueto cammino della singola parrocchia e al camminare insieme tra le parrocchie; si sono registrate reazioni diverse: in qualche parrocchia si sono sospese quasi tutte le attività (a eccezione della messa), in altre si sono sperimentate strade nuove; in vista di un futuro “stabilmente incerto” si ritiene importante imparare ad abitare l’incertezza con fiducia, aprirsi all’ignoto e rischiare – insieme – qualche cambiamento per accogliere la novità del Vangelo nelle varie situazioni della vita;
  • la prospettiva di uscire dai propri confini per aprirsi alla collaborazione tra parrocchie viene vista come necessaria e promettente, si è consapevoli dell’arricchimento e dell’aiuto reciproco di un eventuale scambio, ma c’è un po’ di timore e campeggia l’idea che partecipare a un nuovo raggruppamento comporti una perdita di identità e una maggior difficoltà per molti parrocchiani dovuta agli spostamenti o che “non si è ancora pronti”: si tratta di sostenerci insieme maturare la convinzione che non si tratta di “essere a posto” prima di iniziare la collaborazione perché sarà la collaborazione stessa a far crescere le singole comunità che si mettono in gioco;
  • è da dedicare una attenzione particolare alle comunità più piccole perché nella collaborazione non vengano semplicemente assorbite da quelle più grandi, ma siano valorizzate per il loro contributo specifico; camminare insieme non significa rinunciare alla propria singolarità; la dinamica dello scambio preserva anche le parrocchie più grandi da una logica chiusa e autoreferenziale;
  • la pandemia ha favorito la riflessione attorno a ciò che è necessario e all’importanza vitale delle relazioni (anche tra di noi e nei nostri CP, che non è per niente scontato): all’azione pastorale viene chiesta maggior attenzione alle persone, alla loro accoglienza, allo stare accanto nelle varie situazioni della vita (percorrere il sentiero del secondo annuncio);
  • la collaborazione tra parrocchie si avverte come necessaria lì dove si riconosce il drammatico appello che il nostro tempo ci rivolge: in tanti ambiti vitali le comunità sono chiamate a fare proprie – da subito – sfide e scelte impegnative;
  • le sfide attuali interrogano tutto il Popolo di Dio: viene chiesta una promozione e valorizzazione delle diverse ministerialità; occorre favorire il passaggio da una visione della parrocchia dove prevale una pastorale di conservazione e dove il parroco dà le direttive che gli altri si limitano a eseguire a una visione più comunitaria e missionaria dove tutti sono corresponsabili;
  • i CP siano luoghi dove si vivono belle relazioni e dove non prevalgono logiche di parte: la tensione sia sempre al bene comune; non manchi il confronto intergenerazionale e l’ascolto responsabile dei giovani e di chi solitamente non ha voce nelle nostre assemblee;
  • si auspica una pastorale più leggera e sostenibile che non costringa a sentire un eccessivo dovere l’impegnarsi in parrocchia (muoversi in un orizzonte di gratuità), che sappia fare spazio anche ad altri e non sempre ai soliti; collaborare tra parrocchie non vuole dire necessariamente fare più iniziative; la pandemia ha aiutato a trovare nuovi stili di vivere la comunità;
  • trovare un equilibrio tra proposte domestiche di spiritualità e catechesi e le proposte comunitarie.

 

3. Quali sono le collaborazioni già sperimentate e necessarie?

AGORDO-LIVINALLONGO

Ogni collaborazione tra comunità porta in sé la necessità di condividere aspetti della liturgia (il condividere insieme le celebrazioni, i momenti di preghiera, sicuramente porta in sé la difficoltà a volte di dover scendere a compromessi, ma ci apre alla possibilità di sperimentare quanto davvero la preghiera insieme sia capace di portarci un passetto oltre).
Si è sperimentato in questo tempo, sia in seno ai CPP che al Coordinamento Foraniale, quanto anche l’ascolto reciproco e la condivisione delle esperienze sia un fattore positivo e necessario per sentire di camminare insieme, e di non essere soli (in particolare per quelle comunità che in questo tempo hanno affrontato dei cambiamenti o situazioni non facili).
In ogni sintesi viene riportato come esperienza positiva per la collaborazione l’unione del cammino di catechesi (come anche, in alcune realtà, l’unione del cammino dei gruppi giovani). Si segnala comunque la necessità di individuare proposte per i giovani (che stanno crescendo con molti meno confini nelle nostre realtà) e le famiglie, che rispondano alle loro attuali e sentite esigenze.

Appunti dalle schede dei CPP-CPPU:

  • Liturgia (tutti)-esperienza del cammino di don Sandro (Cav-Fal)
  • Condivisione (coordinamento)
  • Catechesi (comunità del Poi-S.Tomaso-Cav-Fal); giovani e famiglie (tutti)
  • Necessario avere uno spirito missionario- giovani (Colle)

 

BELLUNO

Occasionalità

  • eventi già presenti nella vita pastorale come occasione di collaborazione (es. Giorni dello Spirito e di comunità)
  • CPP riuniti per conoscersi
  • Organizzazione di alcune attività sporadiche in comune (momenti per i giovani, incontri di
  • riflessione/preghiera…)
  • Delega ad alcune persone (sacerdoti-laici) di alcuni ambiti pastorali (es. corsi di preparazione al matrimonio, campeggio giovani, momenti di incontro per le famiglie)

 

AMPEZZO – CADORE – COMELICO

La formazione dei catechisti è affidata già alla diocesi e risulta utile, anche se non sempre c’è disponibilità ad accogliere quanto offerto. Si è tentata in passato, in alcune parrocchie, una collaborazione con i paesi vicini, ad esempio unendo le forze per la pastorale giovanile, oppure per la formazione teologica. Anche per la preparazione al matrimonio e l’accompagnamento delle famiglie esistono progetti comuni, ma non sono ancora abbastanza valorizzati.

È necessario ed importante per tutti continuare a valorizzare le occasioni di incontro e scambio tra parrocchie, per favorire l’unione e la fraternità tra le persone nel rispetto della peculiarità e delle esigenze delle singole comunità. La collaborazione tra parrocchie con un unico parroco va rafforzata e migliorata, nel senso di stimolare gradualmente la consapevolezza che si appartiene ad un’unica Chiesa diocesana. Le celebrazioni eucaristiche (in particolari per le grandi solennità), vengono già condivise. Continuare a sostenere la “mobilità” dei preti, ossia agevolarli affinché possano aiutare in alcune occasioni le parrocchie più “povere” di risorse (questo già accade). Incoraggiare inoltre gli spostamenti per chi desideri partecipare alle celebrazioni eucaristiche fuori dal proprio paese per recarsi in una parrocchia vicina, per rinforzare la consapevolezza che ovunque andiamo facciamo parte di una più grande famiglia universale.

 

FELTRE – LAMON – PEDAVENA

Le collaborazioni già sono in atto dove più Parrocchie condividono lo stesso parroco, questo è un dato di fatto che ha reso indispensabile la collaborazione. Altri esempi di cammino unitario ci sono in corrispondenza di alcuni eventi: i giorni dello Spirito, negli ultimi anni, sono stati un buon laboratorio di collaborazione. A questi si affiancano attività per i ragazzi (Catechismo, Grest, campi), alcune celebrazioni particolari, Comunioni e Cresime. Si tratta, per lo più di eventi “puntuali”. Il cambio di marcia sta nel pensarli e progettarli, come detto al punto “1”, assieme.

 

LONGARONE – ZOLDO – ALPAGO – PONTE

  • Evangelizzazione e annuncio della catechesi, carità, liturgia, emergenze sociali. In particolare le risposte:
  • Carità (Puos – Cornei – Bastia – Sitran)
  • Catechesi – giorni dello Spirito (Zoldo)
  •  Coro interparrocchiale, pellegrinaggio Follina (Farra – S. Croce)
  •  Catechismo, liturgia, coro, incontri online, carità (Polpet – Soverzene)
  • Liturgia, catechesi, festa degli anziani, carità, sostegno alla scuola dell’Infanzia, Caritas, mondo missionario (Tambre – Spert – Borsoi)
  • Giorni dello Spirito, liturgia, catechesi, incontri tra CPPU (Chies – Lamosano – Pieve – Tignes)

 

SEDICO – SANTA GIUSTINA

Collaborazioni già sperimentate e necessarie:

  • parrocchie di S. Giustina e di Cergnai: caritas, banco alimentare, Gruppo Assistenza Malati di Cergnai e S. Giustina, incontro tra i due CPP e due catecumeni; commento quotidiano del Vangelo da parte dei laici e tramite facebook; Giorni dello Spirito e di comunità; riflessione dei partecipanti dopo l’ascolto della Parola (durante le messe con il Gruppo Famiglie); manutenzione e pulizia delle chiese frazionali; le celebrazioni penitenziali di Natale e di Pasqua.
  • Parrocchie di Gron, Sospirolo e Mas Peron: GREST, percorsi per ragazzi e giovani, celebrazioni, bollettino unitario, CPPU e CPAE unitario;
  • Parrocchie di Pez, Cesio e Soranzen: il cammino di collaborazione con le Parrocchie di Cesio e Soranzen è stato avviato nell’autunno del 2019 con iniziative riuscite e rivelatesi promettenti ma è stato interrotto dalla pandemia e dall’immediato lockdown; l’unica attività continuata è stata quella del Bollettino che le tre Parrocchie continuano a fare assieme;
  • Parrocchie di Meano e di Paderno: confronto con la parrocchia di Paderno (criticità e punti di forza per iniziare a collaborare);
  • Parrocchie di Cesio e Soranzen: s.v. perché il CPPU è stato appena costituito;
  • Parrocchie di Bribano, Roe e Sedico: celebrazioni festive e solennità (e relativa preparazione solennità, con segni e riti danno risalto e bellezza alla Liturgia), scambio dei chierichetti, la catechesi alle famiglie e ai ragazzi della prima Comunione, alcune messe feriali con il coinvolgimento dei giovani nel canto, il suono dell’organo, vari gruppi (es. Scout, Gruppo biblico, Gruppo WhatsApp con omelia del giorno, ecc…), il bollettino parrocchiale;
  • Parrocchia di Orzes: al momento non vi sono ancora delle iniziative di collaborazione con altre parrocchie, anche se sono iniziati i rapporti almeno a livello personale e sono iniziati i dialoghi necessari per una prima condivisione di idee.

 

4. In quali ambiti e con quali soggetti è prioritario collaborare?

 

AGORDO-LIVINALLONGO

Dalle sintesi emerge quanto sia prioritario continuare a ravvivare lo scambio con i nostri sacerdoti, che sono presenza significativa per la vita delle nostre comunità.
Altri soggetti che è necessario collaborino, in modo più o meno formale, sono i consigli pastorali delle comunità che camminano insieme, i gruppi di lavoro attività nelle comunità (i gruppi giovani, gruppi di servizio alle chiese…)
Si riprende, inoltre, il desiderio e la necessità di programmare iniziative insieme, che vadano dalla semplice conoscenza dei consigli, delle associazioni e delle realtà che ci circondano nel territorio. A fronte di questo si rende necessario intensificare la comunicazione, tra comunità, Coordinamento Foraniale, e Diocesi. In questo senso è prioritario continuare a motivare il Coordinamento Foraniale, vedendo la sua importanza come snodo comunità-diocesi.

 

BELLUNO

CATECHESI –  FAMIGLIA  –  GIOVANI CARITÀ
Il responsabile parrocchiale di un ambito, che si relaziona con gli altri responsabili dello stesso ambito delle comunità vicine e con gli Uffici pastorali diocesani.

 

AMPEZZO – CADORE – COMELICO

Sarebbe utile collaborare nei seguenti ambiti: Giovani, famiglie, formazione delle giovani coppie/fidanzati, catechisti, ma anche essere capaci di comunicare con la comunità più ampia (comune, associazioni, enti di vario tipo…). Il coinvolgimento delle famiglie nella trasmissione della fede sarebbe importante per agganciare i bimbi e i giovani, ma anche gli anziani e creare una rete relazionale più ampia e non più divisa in settori. E infine necessaria un’attenzione particolare verso gli anziani, stiamo andando verso una società con sempre meno giovani e sempre più anziani, come affrontare la situazione?

 

FELTRE – LAMON – PEDAVENA

I Consigli Pastorali delle Comunità sono un po’ il fulcro di questo passo. Per questo è sempre più necessario che da questi si inizi a dialogare con le Comunità vicine. Gli ambiti possibili sono molti: i più “scontati” riguardano i giovani, ma senza dubbio rimane centrale la figura della famiglia che ad oggi sembra quella più “l’ondata” dalle nostre Parrocchie.

 

LONGARONE – ZOLDO – ALPAGO – PONTE

Gli ambiti in cui è prioritario intervenire sono: i giovani, le famiglie giovani, il lavoro, la formazione dei laici. In particolare:

  • Ambiti ragazzi – giovani – famiglie (Farra – S. Croce)
  • Bambini e ragazzi (Polpet – Soverzene)
  • Famiglie bisognose (Tambre – Borsoi – Spert)
  •  Giovani, famiglie giovani, catechismo (Pieve – Tignes).

 

SEDICO – SANTA GIUSTINA

  • Ambiti e soggetti prioritari della collaborazione
  • forme di collaborazione per attività per gli adulti (cinema estivo, gite, eventuali incontri con gente in difficoltà, ecc.);
  • famiglie  con  bambini  piccoli,  giovani,  persone  in  difficoltà,  persone  attualmente  escluse  dalla  vita comunitaria;
  • necessità di un centro di ascolto foraniale;
  • percorsi di iniziazione cristiana (catechismo, GREST…)
  • gruppo di preghiera, gruppo biblico, gruppo WhatsApp su vangelo del giorno;
  • puntare sulla pastorale sociale e sulla relazione interpersonale (prima che su ulteriori collaborazioni)
  • trovare nuove forze tra chi sostiene lo scambio tra generazioni;
  • celebrazioni eucaristiche, in particolare festive e solennità (gruppo liturgico, collaborazione tra sacrestani,
  • nello scambio della presenza dei chierichetti e dei cori tra le tre “chiese”
  • CPPU e CPAE unitario
Belluno
18-09-2021