Alla Madonna del Grappa

Omelia nella Festa della Madonna del Grappa
02-08-2020

Is 55,1-3; Sal 144 (145); Rm 8,35.37-39; Mt 14,13-21

Salire quassù – per molti di noi si tratta di un commosso “ritorno” – è accostabile a quanto l’evangelista Matteo ha raccontato all’inizio del Vangelo appena proclamato: «Avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là […] e si ritirò in un luogo deserto, in disparte».

Siamo in una montagna, “il Grappa”, che ha conosciuto il deserto che producono le guerre: luogo, dunque, di sopravvivenza, dove solo la forza della vita può aprire brecce di speranza e di futuro. Come il deserto dove Gesù si ritirò, questa montagna comporta un collocarsi “in disparte” per ritrovare una ragione di vita, un senso delle cose, uno scopo da condividere.

La morte di Giovanni Battista – a cui accenna l’evangelista – aveva turbato il cuore e la mente di Gesù. Anche noi lamentiamo qui l’incomprensibile carneficina delle morti che le guerre hanno causato.

Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ha raccolto le parole che evocano quanto è stato vissuto in queste montagne dai soldati dei due fronti che si combatterono nella prima guerra mondiale e, poi, da tutti i giovani sacrificati dall’irrazionale guerra fratricida della seconda guerra mondiale: «la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada».

Dopo l’uccisione del Battista possiamo immaginare che anche Gesù si sia sentito braccato da queste situazioni, in quel suo ritiro desolato di cui parla l’evangelista. Ma subito dopo ecco un cambio di rotta paragonabile ad un orizzonte che si apre e a una luce che ispira fiducia e accende un barlume di speranza: «Egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati». Sempre la vita attende un alito di compassione per riprendere, per rinascere, per risorgere: uno sguardo di amicizia, un gesto d’amore, una parola di fiducia, un aiuto ricevuto, un passo condiviso, un’offerta di perdono… Tante volte anche noi moriamo quando non troviamo e non riceviamo questi semi di vita; o quando noi stessi li sottraiamo a qualcuno.

Ecco, invece, come rinasce la vita, come il nostro essere folla, popolo, comunità può ritrovare il gusto di condividere la vita e di scoprirsi ad essa invitati, senza che ci distinguano e ci distanzino privilegi, ruoli, appartenenze culturali e neppure fedi religiose: «Dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene».

Lo sguardo d’amore di Gesù è un’intrigante chiamata che provoca un coinvolgimento comunitario e immette a un servizio vicendevole. Gli dicono: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Quante volte possiamo tirarci indietro per quel poco che pensiamo di avere o che dichiariamo di avere. E, invece, Gesù rompe ogni logica di mortifera chiusura, di deresponsabilizzazione, di quel micidiale “mi faccio i fatti miei” che si infiltra nel nostro profondo: «Ed egli disse: “Portatemeli qui”».

È decisivo questo appello, questo invito, anche per noi, oggi. Dalla fine di febbraio scorso siamo tutti approdati nei “luoghi deserti” della pandemia. Dal di dentro di questa situazione, ci giunge l’invito a tirar fuori i cinque pani del nostro esserci in responsabilità e in fiducia e, poi, l’invito a mettere a disposizione i due pesci del nostro prenderci cura gli uni degli altri e del custodire la “casa comune” che abitiamo, questo mirabile “creato”. Smettiamola con le divisioni ideologiche che ci possono far ripiombare nella catena mortifera del vicendevole abbandono.

C’è un accorato invito nella parola che abbiamo ascoltato. Il profeta Isaia lo attribuisce a Dio: «Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte». Sì, è vero: ci risulta insensato un invito a comprare senza pagare. Qui siamo in quell’altra logica di Gesù che spinge verso la vita autenticamente umana. Molti di voi, qui, state corrispondendo alla dinamica del volontariato, della compartecipazione in comunità, della corresponsabilità, del prendersi cura gli uni degli altri. Non molliamo! C’è bisogno di vita per tutti e che per tutti sia una promessa di futuro insieme.

L’immagine della Madonna del Grappa ci sollecita a questa capacità generativa che come figli ci è stata gratuitamente donata per portarla al frutto di una più sincera e più reale fraternità.