Andare in una strada che è deserta

Omelia al Convegno nazionale della Caritas – Abano Terme
19-04-2018

At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

«Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta».

È proprio così: contro-tendente, paradossale, inaspettato … l’affacciarsi di Dio sulle nostre vite!

Ti sollecita ad andare in una strada che è deserta e ti dice di alzarti di andare verso il mezzogiorno. Alzarsi è energia, è risurrezione, è essere giovani… Verso il mezzogiorno indica un luogo di luce dove splende il sole. Ed è deserto!

Poi strano questo Dio a cui piace scendere: qui da Gerusalemme a Gaza; altrove – e lo conosciamo bene – da Gerusalemme a Gerico.

Un Dio delle discese!

E Filippo ci va, subito. Non ha esitazione.

Questa sorprendente attualità della Parola di Dio mi lascia stupito: non è così oggi, qui, il nostro andare, il nostro camminare?

Sì ci siamo anche noi su quella strada deserta, come Filippo, anzi con Filippo.

Lo Spirito parla a lui, così a noi. Non sono proprio parole “spirituali”, almeno come le intendiamo a volte. Ci dice: «Va’, avanti e accòstati a quel carro».

Quell’ “avanti” è decisivo. È in ogni pagina del Vangelo. Lo Spirito avanza tra mille deserti, fin dagli inizi. Perché non lasciarlo andare? Perché pretendere di imprigionarlo, di imporgli le nostre misure, i nostri ritmi, le nostre paure?

E poi mi ha colpito quest’altra parola dello Spirito: «Accòstati». Non dice altro. E “accostarsi” è la vita, è l’amore, è il Vangelo… Gesù ci ha manifestato l’accostarsi di Dio. Oggi lo Spirito soffia su di noi ci dice di accostarci a quel carro. È anche il nostro partire da questa Samaria dove ci si è raccontati frammenti di Vangelo.

Il carro in cui salire è sempre un fratello o una sorella che nutre un desiderio forte e intenso che tu devi cogliere e ascoltare. Sorprendente: lì trovi quella stessa profezia che tu porti con te. In questo accostarsi, in questo incontro essa diventa viva, palpitante. In quel fratello e in quella sorella che accosti trovi la tua stessa parola, ma la ricevi nella sua ulteriore novità e nella sua inedita profondità.

Questo straniero, a cui Filippo si accosta, gli svela la legge fondamentale della vita: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». Questo vicendevole prendersi per mano è la condizione per entrare nella sapienza della vita.

Il racconto poi sembra avvicinarsi al nostro inquieto fare pastorale: l’acqua, il battesimo, la Scrittura, l’annuncio…

C’è una disarmante sobrietà, una parola essenziale: «Filippo annunciò a lui Gesù». Nient’altro!

I due sono ancora accostati nel battesimo, ma poi «lo Spirito del Signore rapì Filippo». Il racconto conclude dicendo che l’etiope, pieno di gioia, ha proseguito la sua strada.

Gesù aveva promesso: «La verità vi farà liberi».

Ecco dove ci conduce lo Spirito: lungo «la via più grande di tutte», la carità, come attesta Paolo.

Gesù nel suo rude linguaggio ci dice: «è la  mia carne per la vita del mondo».