Festa dell’Addolorata

Intervento alla festa dell’Addolorata
18-03-2018

Saluto tutti: vorrei, in particolare rivolgere uno sguardo di affettuosa consolazione a quanti portano una di quelle spade che vediamo rappresentate in questa immagine di Maria. Tra le strade della nostra Città – alcune delle quali abbiamo lentamente percorso – ci sono indizi, segnali, sintomi di spade che trafiggono l’animo. Oggi noi non intendiamo tradire questi concittadini, magari della porta accanto, il cui dolore si fa appello di prossimità, di cura, di incontro, di vicendevole aiuto; si fa anche impegno di lotta condivisa per vincere l’intrigo e l’inganno del male.

A seguire saluto tutti voi partecipanti, le autorità tutte, le rappresentanze di ogni realtà, di ogni aggregazione e di ogni istituzione…

L’“Addolorata”: seppure in questa motivata trasfigurazione del dolore dobbiamo ricordare che non è semplicemente così Maria di Nazareth, la madre di Gesù che i discepoli accolgono anche come la loro “madre”: “madre nostra”. Il gesto di questa accoglienza avviene sotto la croce, secondo l’evangelista Giovanni, ad indicare il dono della vita che lì si compie. Dove c’è vita donata c’è sempre “maternità”.

L’immagine di questa madre come l’“Addolorata” è intensa, è carica di valore simbolico. Guardiamo ad essa mentre ripercorreremo nei prossimi giorni gli eventi pasquali di Gesù. Mi chiedo che significato possa avere tutto questo non solo per la comunità dei credenti in Cristo, ma anche per chi vive in altre fedi, per chi vive la propria esperienza interiore e spirituale in altre prospettive religiose.

Raccolgo questo senso universale dell’esperienza umana del dolore dalle stesse parole di Gesù che proprio in questa domenica sono state proclamate nella celebrazione domenicale cristiana: «Se il chicco di grano caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (cfr. Gv 12). E, poi, Gesù aggiunge che chi ama la propria vita la perde, mentre chi la dona rischiando la sua perdita, in realtà la ritrova fruttificata all’infinito.

Auguro a tutti di guardare a questa immagine di donna che porta l’esperienza umana del dolore – in ogni sua manifestazione – attraverso queste parole di vita, attraverso l’universale simbolo di un semplice seme che germoglierà, fiorirà e poi fruttificherà attraversando l’esperienza del dolore e aprendola alla scelta del donare se stessi…

Belluno: città splendente! Di che cosa potrebbe “splendere” la città di Belluno?

  • Passione per il territorio: sei stata chiamata come sentinella a vegliare su tutto il territorio della provincia per annunciare l’aurora e predisporre la popolazione ad essa.
  • Passione per “gli altri”, ogni “altro” e non solo i “tuoi”.
  • Passione per il futuro.

Comunità di fede (religiosa) e comunità civile: in che rapporto?

  • Rispetto e non strumentalizzazione
  • Valorizzazione della dimensione “pubblica” delle fedi e della religione
  • Un fine da condividere: nessun consenso per il consenso, ma esclusivamente il bene comune