Giornata di formazione della Caritas diocesana

Intervento al Centro Papa Luciani
16-11-2019

Vi saluto tutti con il versetto 19 del salmo 9 a cui si ispira la III Giornata mondiale dei poveri: «La speranza dei poveri non sarà mai delusa». Siamo chiamati come comunità cristiana a questa “profezia di speranza”. In questa sottolineatura riconosciamo il tema di questa giornata di formazione.

Vorrei fare qualche sottolineatura, quasi a suggerire l’intonazione di questa stessa formazione.

 

  1. Perché siamo qui oggi? Siamo qui, oggi, come “comunità ecclesiale”, come “comunità cristiana”. Gli “animatori della carità” (“operatori della Caritas”) sono “la comunità ecclesiale in uscita sulla strada della carità”. Gesù nel Vangelo ha indicato e aperto questa strada ai suoi discepoli. Negli OP 2019-2020 è detto: «Se ci immettiamo in essa non possiamo abbandonarci allo scoraggiamento, anche se tanti motivi dell’attuale contesto socio-culturale e, in particolare la situazione del nostro territorio di montagna inducono a trattenere e limitare sogni e aspettative con l’effetto di attenuare la speranza» (n. 2). Poco sopra è dichiarato: «Il Vangelo diventa la via su cui camminare» (n. 1). Oggi ci formiamo per sollecitare le nostre comunità a scendere sulla via, a mettersi in strada – quella del Vangelo – e lì diventare “profezia di speranza”. Porteremo queste luci, anche se piccole ed esili: «Come discepoli di Gesù crediamo che il Vangelo sia fonte e potenziale di luce per ogni vicenda e condizione di vita» (n. 2).

 

  1. Che cosa fare sulla strada del Vangelo, lungo la via della carità? Impareremo ed eserciteremo l’incontro con i poveri. Secondo la Parola di Dio – osserva papa Francesco – «i poveri sono quanti non hanno il necessario per vivere perché dipendono dagli altri» (n. 5). Poi anche il papa ne mostra il risvolto più drammatico quando dice: «Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che nessun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo» (n. 2). Si prodiga poi il papa nell’elencare «molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini» (n. 2). E si riferisce a: famiglie, orfani, giovani, vittime di tante forme di violenza, immigrati persone senzatetto ed emarginate… Occorre imparare ad incontrare i poveri, perché – dice il papa – «i poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo» (n. 9). Francesco ammette «che la povertà e l’indigenza possano avere una forza salvifica» (n. 9). Conclude il papa coinvolgendo in pieno noi con le nostre comunità: «Nel cuore del Popolo di Dio in cammino pulsa questa forza salvifica che non esclude nessuno e tutti coinvolge in un reale pellegrinaggio di conversione per riconoscere i poveri ed amarli» (n. 9). Questo che ci salva è anche imparare dai poveri, perché – annota il papa – il povero «è colui che “confida nel Signore” (cfr. Sl 9,11)», per cui si può dire che «il povero, nella Scrittura, è l’uomo della fiducia» (n. 3). Tutto questo è da fare sulla strada del Vangelo, sulla via della carità.

 

  1. In che cosa, dunque, impegnarci? C’è uno “stile di vita” da costruire insieme, da scegliere e attuare e, poi, da tradurre in “metodo di lavoro”, anche mediante strumenti adeguati. Per la nostra Diocesi significa e comporta la formazione dei “Centri di ascolto foraniali”. Non possono essere ridotti a semplici “luoghi di distribuzione. Sono la comunità ecclesiale che va in uscita, che scende sulla strada ad incontrare e amare i poveri fino a lasciarsi convertire dall’incontro con loro. I CdA sono luoghi di formazione di uno “stile di vita” evangelico. Sono la messa in pratica del comandamento dell’amore. Lì si formano le nostre stesse comunità. Il papa ce lo dice con chiarezza: «A voi volontari, ai quali va spesso il merito di aver intuito per primi l’importanza di questa attenzione ai poveri, chiedo di crescere nella loro dedizione. Cari fratelli e sorelle, vi esorto a cercare in ogni povero che incontrate ciò di cui ha veramente bisogno; a non fermarvi alla prima necessità materiale, ma a scoprire la bontà che si nasconde nel loro cuore, facendovi attenti alla loro cultura e ai loro modi di esprimersi, per poter iniziare un vero dialogo fraterno. Mettiamo da parte le divisioni che provengono da visioni ideologiche o politiche, fissiamo lo sguardo sull’essenziale che non ha bisogno di tante parole, ma di uno sguardo di amore e di una mano tesa. Non dimentichiamo mai che “la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale” (EG 200)» (n. 8). Sta in questo la nostra vita cristiana.

 

Scopriremo così la verità della profezia del salmo 9: «La speranza dei poveri non sarà mai delusa». Al n. 5 degli OP 2019-2020 è descritta questa scelta pastorale: «Tutto il nostro cammino di Chiesa si sente sollecitato a essere “in uscita”, “in missione”, “in relazione”, “in dialogo”» (n. 5).