Giovedì santo, un “giorno d’amore”

Lettera ai Presbiteri e ai Diaconi nel giovedì santo - prot. n. 43/20
09-04-2020

 

Carissimi confratelli,

in questa mattinata avremmo dovuto radunarci in assemblea liturgica per celebrare la “Messa crismale”. Le motivazioni della sospensione di questa celebrazione sono note a tutti, ma questo non ci impedisce di essere presenti gli uni agli altri nell’affetto con cui Gesù raccoglie i discepoli nell’Ultima Cena: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1).

Questa introduzione dell’evangelista lascia trasparire i sentimenti di Gesù, in quella sera, quando ormai gli era chiaro che la sua missione era giunta al punto di sacrificare la vita: «li amò sino alla fine». In questo giorno in cui noi, ministri ordinati, riconosciamo il momento fondativo del nostro specifico ministero, non possiamo sfuggire alla consegna d’amore di Gesù, altrimenti il nostro ministero si ridurrebbe ad un’istituzione giuridica, senza coinvolgimento esistenziale, lontano dal nostro cuore e dal nostro sentire.

È, dunque, un “giorno d’amore” questo! Si è riversata in noi, in ciascuno di noi, un’eccedenza d’amore che ci lascia stupiti nel momento stesso in cui ne prendiamo atto e ci misuriamo con le nostre possibilità di corrispondervi, spesso fragili e precarie.

Spesso mi chiedo come questo amore – che ci precede e a cui sempre possiamo attingere per rigenerarci – possa concretizzarsi innanzitutto tra noi, nei nostri rapporti, nel modo con cui parliamo gli uni degli altri, nell’atteggiamento con cui ci guardiamo, ci consideriamo, ci valutiamo. E mi rendo conto che c’è una domanda da non evadere: come ci aiutiamo a vicenda? Sappiamo bene per esperienza che ci si aiuta di più e meglio se assumiamo la fatica di ascoltarci, di consultarci, di volere la trasparenza di parola e di sguardo tra di noi, di purificare i nostri pensieri quando essi interpretano l’agire altrui. So di dire parole impegnative, innanzitutto per me. Ma penso che tutto questo sia nell’“essenza” del nostro ministero. Riascoltiamo in noi oggi le parole di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Questa sua confidenza rimarrà sino alla fine. Potranno cambiare molte cose nella nostra vita e nell’esercizio del ministero, ma questa “verità” autenticherà e trascenderà tutti questi cambiamenti.

Questo, dunque, è un giorno per ringraziare: ho visto tanti atti d’amore, fatti di pazienza, di premure, di attenzioni, di telefonate, di messaggi, di aiuti, di gratitudini, di fiducia, di perdono… nei nostri preti e diaconi. Grazie!

Ma è anche necessario sollecitarci a vicenda, perché non sempre e non ovunque riusciamo a fare questo. Senz’altro è possibile fare qualche passo in più…

Il pensiero delle nostre comunità viene, ora, spontaneo e immediato, anche se sofferto, in questi giorni in cui la vicinanza e i contatti fisici sono impediti. Facciamo volentieri questo “sacrificio” per il bene delle persone e delle comunità stesse, confidando che «siamo tutti sulla stessa barca», come ha ricordato papa Francesco. Quando ci stringiamo a fare il bene di tutti, questo è anche quel “voler bene” che, nell’Ultima Cena, Gesù ha donato e ha chiesto ai suoi discepoli. In questo si attua e può crescere la nostra fede in Dio. Questa sera nella celebrazione della Cena del Signore canteremo: «Ubi caritas est vera, Deus ibi est».

La giornata odierna è ricca di evocazioni: Gesù raduna i suoi discepoli e dona loro l’Eucaristia, lava loro i piedi per esplicitare il senso di tale dono, ci affida ciò che più di ogni altra cosa gli sta a cuore nel fare la volontà del Padre: «Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,15). Tutto questo non si riduce a delle consegne giustapposte, ma rappresenta un unico grande dono che ci viene offerto: Gesù che dona se stesso. La comunità dei discepoli, la Chiesa, l’Eucaristia, il ministero apostolico, il comandamento dell’amore… tutto ci parla di Gesù, della sua Pasqua, del suo Vangelo e ce lo fa incontrare oggi. Auguri, allora, in questa giornata così evocativa.

Un terzo e ultimo pensiero raccoglie il vissuto di queste settimane di emergenza. Non riprendo il discorso circa la messa alla prova, le fatiche, le sofferenze, i problemi che tutti noi conosciamo, ma vorrei che il nostro sguardo si posasse con affetto, con ammirazione e con riconoscenza nei luoghi più esposti: gli ospedali, i luoghi di terapia intensiva, gli ambulatori medici, le case per anziani… Abbiamo compreso che c’è tanta forza di bene in questo mondo. Non possiamo scoraggiarci. Tutto ciò è una grande opportunità e risorsa per ripensarci anche come comunità ecclesiale.

A questo punto passo la parola a Tiziana Basso – vicedirettrice della Casa di soggiorno “Villa d. Gino Ceccon” a Santa Croce del Lago – che nella celebrazione del Martedì santo, in cui abbiamo chiesto perdono a Dio dei nostri peccati, ha concluso la sua testimonianza scritta con questo messaggio: «Sta di fatto che in questo dramma ciò che circola tra di noi è spirito di sacrificio, altruismo, disponibilità e fiducia. Frutti preziosi, molto più preziosi dei numeri statistici, frutti che ci piacerebbe fossero il prossimo futuro del genere umano».

Con lei anche fr Sandro dei frati di Mussoi ha portato la sua parola di fiducia, dopo di essere stato contagiato e degente in ospedale. Pensiamo anche a d. Alessio tornato in corsia… Ricominceremo da qui!

Auguri benedicenti, con un ricordo speciale per i nostri confratelli ammalati e per i confratelli più anziani che sono a Casa Kolbe, nelle altre strutture di soggiorno, a casa propria.

Formuliamo un pensiero particolare, unito alla preghiera, al Vescovo Giuseppe, dopo il compimento dell’80° anno di età.

Buona Pasqua in Cristo Signore!

Belluno, 9 aprile 2020

+ Renato Marangoni