Is 60,1-6; Sal 71(72); Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12
In sorprendente anticipo l’evangelista Matteo, con il racconto dei Magi «venuti da oriente a Gerusalemme», ci porta alla fine del suo Vangelo, quando Gesù risorto si avvicina agli undici discepoli in Galilea e dice loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,18-20).
Oggi questa celebrazione dell’epifania rompe ogni indugio, svela il «mistero» che «non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni», così nota l’apostolo Paolo. Inoltre essa spezza ogni confine. Di Gerusalemme, infatti, il profeta Isaia dice: «Cammineranno le genti alla tua luce […]. I tuoi figli vengono da lontano […]. Verrà a te la ricchezza delle genti».
Nel racconto della ricerca e dell’arrivo dei Magi, l’evangelista sembra strappare il possesso di Gesù a qualche rivendicazione particolare. Provvidenzialmente neppure il potere di Erode può rivendicare autorità sul bambino nato a Betlemme e cercato dai Magi. L’evangelista non ci parla neppure più della presenza di Giuseppe. Oramai la paternità di quel bambino sconfina più in alto.
Non è facile neppure per noi accogliere quel bambino che ha suscitato la nostra tenerezza nel Natale, poiché sta già scombussolando i nostri pensieri. Egli non si lascia possedere da nessuna delle parti che rivendichi un potere o un privilegio divino. Gesù, il bambino nato da Maria, non è “mio” o “tuo” o “nostro”… Nessuna cultura o etnia se ne può appropriare. Non è possibile neppure rivendicare di possederne tutta quanta la verità.
C’è un’altra strada che il Vangelo traccia ed è indicata come la strada su cui immetterci.
È significativa la fine del racconto evangelico: «[I Magi] avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese».
Possiamo dire che il “mistero rivelato” segua un’altra strada. Dio – questo misterioso attore nascosto, tessitore di una nuova storia – ha aperto un altro percorso. Il segno del bambino è stato portato altrove: lungo la strada su cui i Magi fecero ritorno al loro paese.
Eccoci qui: anche noi a cercarlo altrove!
Subito dopo la proclamazione del Vangelo ci sono state annunciate le celebrazioni di questo anno solare. Il culmine è la Pasqua. Ci è stato detto: «Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi […] la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del Signore».
Eccoci “pellegrini” su quest’altra strada: siamo “Magi”, siamo “migranti”, siamo fiduciari di un grande sogno acceso da quel bambino… Siamo in cammino!
È importante che portiamo con noi oro, incenso, mirra: ossia la vita nella sua bontà e bellezza, la ricerca di più giustizia e della pace, la passione dell’incontro e la disponibilità a cercare la verità in ogni storia di vita, in ogni angolo della terra…
Termino riportando quanto ho letto da un quotidiano oggi, per dire che tutti siamo a cercare quest’altra strada, dove fecero anche ritorno i Magi:
«Sta nascendo una sotterranea ribellione al brutto, un risveglio inaspettato che chiede di uscire dalle necropoli dove non entra la luce della realtà […] Ci si è stancati di ridere per [un] ciuffo giallo […], di sentirsi insicuri guardando la faccia quadrata del tiranno […], di leggere insulti di chiunque sul web, di vedere giornali in cui un giornalista elenca contentissimo in una fila micidiale una serie di soli orrori; […] è possibile che nel mondo non sia successo nulla di bello, di rassicurante, o più realisticamente, il bello, il buono, il geniale non fanno notizia perché non grondano sangue?». Ed ecco l’invito, simile a quello evangelico a fare ritorno per un’altra strada: se ci si guarda intorno ci si accorge «di essere circondati dalla bellezza, dall’antica grandezza, dall’attuale voglia di essere, di esprimersi, di dare: il paesaggio più bello del mondo, le antiche mura che raccontano la nostra storia, ovunque mostre, compagnie teatrali, letture di libri sempre frequentate. Bellezza, intelligenza, condivisione. È così che, ignorate, […] [le persone] si salvano» (Natalia Aspesi, «La bellezza ci salverà», La Repubblica 6-01-18, p. 30).
Aiutiamoci a cercare “bellezza”! Per noi qui: quello che abbiamo celebrato, il “mistero nascosto” ora manifestato!