Immacolata Concezione di Maria

Rito di ammissione di Federico Toccane, Libano
07-12-2020

Gn 3,9-15.20; Sal 97 (98); Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

Quattro domande incalzanti, quelle di Dio nel racconto del Genesi appena letto! La prima – «Dove sei?» – è la più elementare, ma quella che non è soddisfatta da nessuna risposta a parole. Potremmo ammettere che nessuno di noi riesce a collocarsi e a descriversi in modo definitivo. Sì, ognuno di noi resta in ricerca di sé, del proprio stare da qualche parte; in ricerca dei propri desideri e a rincorrere i propri pensieri; in ricerca inquieta di chi siamo per le persone che sono nella compagnia di vita con noi. Anche Gesù ha chiesto ai suoi: Chi sono io per la gente? E voi che dite di me?

«Dove sei?» è la domanda che anche Federico ha percepito dentro di sé e attorno a sé. Penso che siano mille le circostanze in cui tu, Federico, te la senti rivolgere. Immagino che la più imbarazzante sia quella che ti pongono i tuoi amici. Il racconto del Genesi ci avverte che si può aver paura di questa domanda, di vergognarsi della propria nudità, della propria realtà spoglia di ogni sovrapposizione. Di conseguenza ci si nasconde, anche a se stessi.

In questa celebrazione la Parola che ci viene da Dio è liberante da questo imbarazzo esistenziale, da questa paura e dai nostri nascondigli.

La vicenda piccola, semplice, quotidiana di Maria è questo appello liberante. Gli inizi dell’affacciarsi di Dio sulla casa di Nazareth, come li racconta l’evangelista Luca, capovolgono la vicenda narrata nel Genesi. Dio non pone domande imbarazzanti, Dio si propone, si mette in gioco, si espone. Ecco le parole con cui l’angelo presenta Dio a Maria: «Rallègrati», «Non temere», «Lo Spirito Santo scenderà su di te».

Ciò che noi chiamiamo “annunciazione” – ma la potremmo chiamare “vocazione” o “chiamata”, ma anche “il senso della mia vita”, “la mia realizzazione”… – in realtà nel racconto evangelico è la confidenza di un amore che si svela e si dichiara. A Maria è donato di essere in un amore che la raggiunge, che la avvolge, la protegge, la cura, la abbellisce… Dove sei Maria? Sei nell’amore che ti è donato. È la tua dignità, fa la tua identità, ti genera alla realizzazione di te, è la tua missione…

E, poi, ciò che è più originale di Dio è il fatto che egli in questo amore prende dentro, con una forza generativa che ci sorprende, anche Elisabetta: vecchia, senza figli, sterile, dunque “improponibile”. Anzi proprio lei diventa segno per Maria che «nulla è impossibile a Dio».

Tutto questo viene ri-espresso nella lettera agli Efesini con l’inno e la poesia che conosciamo e che spesso preghiamo: «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli…».

C’è un ultimo pensiero da fare ed è sull’«Eccomi» di Maria. I “sì” autentici, veri, non dipendenti, non dovuti e costretti, ma liberi, creativi, accoglienti, estroversi, “in missione”… sono quelli che sgorgano dallo stupore dell’Amore ricevuto, come dice Paolo, «di cui [Dio] ci ha gratificati nel Figlio amato».