In questo buio che ancora non si dirada

Omelia nella Domenica di Risurrezione – Cattedrale di Belluno
12-04-2020

At 10,34a.37-43; Sl 117(118); Col 3,1-4; Gv 20,1-9

Il racconto dell’evangelista Giovanni tratteggia adeguatamente questo nostro giorno di Pasqua. Ci riporta all’alba di questa mattina: ogni inizio di giorno è meraviglioso e affascinante. Dal buio si passa alla luce sempre più intensa fino al comparire del sole. In queste giornate non ci è mancato questo segno di fedeltà della natura. Anzi la sensazione è di un cielo molto terso mentre si accende di luce. L’evangelista nota che è il “primo giorno”. Agli inizi della Bibbia è narrato questo: «Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo» (Gn 1,3-5).

Ogni giorno contempliamo questo accendersi di un primo giorno. Nessuno di noi ha prenotato questo venire fedele di ogni giornata, il suo illuminarsi. C’è una vita che ci precede, che prepara il nostro venire e il nostro destarci alla luce del giorno. Nella Veglia di questa notte abbiamo cantato con il Salmo 104 (103): «Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda. […] Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare. […] Sorge il sole […] allora l’uomo esce per il suo lavoro, per la sua fatica fino a sera. Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature».

Oggi, come non benedire e non godere di questa fedeltà della creazione? C’è un principio di risurrezione fin dagli inizi in ogni creatura, in ciascuno di noi, in chi, in questi giorni, sta lottando nella malattia perché la morte non prevalga.

L’evangelista Giovanni sembra scrivere il racconto di Maria di Màgdala ricostruendo l’«In principio», quando «Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1). Maria si reca «al sepolcro di mattino, quando era ancora buio». Maria di Màgdala ci rappresenta, è l’umanità che ogni giorno, ogni mattino ricomincia il suo percorso. «Era ancora buio», nota l’evangelista. In questi giorni di sofferenza e di incertezza, giorni in cui non tutto ci è chiaro, dove possono attivarsi inutili contrapposizioni che non aiutano ad illuminare chi soffre e chi è in difficoltà e in precarietà: in questo buio che ancora non si dirada, ci raggiunge una fedeltà alla vita, che, pur non essendo pienamente accesa, non è mai venuta meno. Maria di Màgdala, e con lei, Pietro e “quell’altro discepolo che Gesù amava” – così sembra autodefinirsi lo stesso evangelista Giovanni – anche se barcollando nel buio, nella fatica del loro correre a vedere, nelle domande sospese della loro fede, nel ritornare incerti e un po’ insoddisfatti al gruppo dei discepoli, non sono stati abbandonati. Si accende così la risurrezione nella vita. Mai la vita è un abbandono da parte di Colui che «in principio creò il cielo e la terra» e vide che «era cosa buona». Dalla pietra tolta dal sepolcro, dal vuoto che vi è dentro, dai teli posati e dal sudario avvolto a parte, occorre spostare lo sguardo interiore, occorre aprire il cuore su nuova luce, è necessario coltivare attesa e speranza, è urgente ritrovare la bontà e la bellezza di tutte le creature: «la terra è piena delle tue creature» (Sl 104).

La risurrezione di Gesù che oggi noi discepoli di Gesù vogliamo annunciare come gioia e speranza per la vita di tutti, va ancora attesa con speranza, testimoniata nella gioia, pur nel buio che si dirada e nell’accendersi graduale della luce. La risurrezione di Gesù va, poi, accolta nell’amore: quell’amore che caratterizza quell’altro discepolo che vide e credette, perché è l’amore che ci fa credere.

L’annuncio di Pietro nella prima lettura ci testimonia che Gesù è passato beneficando e sanando tutti coloro che incontrava. È questo lo stile della risurrezione da realizzare nella nostra vita, con la nostra testimonianza, perché si veda di più l’accendersi della luce della risurrezione su tutte le creature che Dio ha creato con saggezza.