In vista della Settimana santa

Lettera del Vescovo alle comunità parrocchiali, ai presbiteri, ai diaconi
06-03-2021

Carissimi,

in questi giorni è immediato richiamare alla memoria lo scorso anno, quando è iniziata per tutti una stagione che non avremmo mai immaginato e nella quale siamo entrati impreparati. Oggi siamo ancora presi dentro quel vortice. Si prospetta ora una “terza ondata” di diffusione del virus. Siamo tutti avvertiti della responsabilità che dobbiamo assumerci per proteggerci e aiutarci a vicenda. Nelle nostre parrocchie, in particolare nell’attività pastorale e nelle celebrazioni, occorre che siamo precisi e determinati nell’applicazione delle norme di prevenzione e di igienizzazione.

Ieri nella Cattedrale siro-cattolica di Baghdad, incontrando i cristiani di quella città, papa Francesco ha detto: «Sappiamo quanto sia facile essere contagiati dal virus dello scoraggiamento che a volte sembra diffondersi intorno a noi. Eppure il Signore ci ha dato un vaccino efficace contro questo brutto virus: è la speranza. La speranza che nasce dalla preghiera perseverante e dalla fedeltà quotidiana al nostro apostolato. Con questo vaccino possiamo andare avanti con energia sempre nuova, per condividere la gioia del Vangelo, come discepoli missionari e segni viventi della presenza del Regno di Dio, Regno di santità, di giustizia e di pace».

In quella terra martoriata, Francesco ha invitato alla testimonianza evangelica: «Non dimentichiamo mai che Cristo è annunciato soprattutto dalla testimonianza di vite trasformate dalla gioia del Vangelo».

Sentiamo rivolto a tutti noi il suo appello che ci raggiunge nel bel mezzo del cammino di Quaresima e che impegna tutte le nostre comunità ad una conversione reale nelle nostre relazioni: «L’amore di Cristo ci chiede di mettere da parte ogni tipo di egocentrismo e di competizione; ci spinge alla comunione universale e ci chiama a formare una comunità di fratelli e sorelle che si accolgono e si prendono cura gli uni degli altri (cfr Enc. Fratelli tutti, 95-96)».

Mentre sosteniamo con la preghiera e l’affetto papa Francesco, in questo coraggioso “viaggio missionario”, dedichiamoci tutti al “prenderci cura gli uni degli altri”: è questo anche il nostro “viaggio missionario” in cui donare il vangelo della speranza.

Per aiutarci a programmare i giorni della Settimana santa – come già annunciato con la duplice lettera della Congregazione e della Segreteria generale della CEI sulle celebrazioni della Settimana santa – chiariamo qui alcuni aspetti che sono rimasti non definiti.

1. La programmazione delle celebrazioni

Fin dove è possibile invitiamo i fedeli alla partecipazione in presenza, anche prevedendo qualche celebrazione oltre gli orari soliti, soprattutto quando la capienza delle chiese è ridotta.

Sia la Congregazione per il Culto sia la Segreteria della CEI scoraggiano il moltiplicarsi delle trasmissioni via streaming e chiedono che ciò non diventi la consuetudine di partecipazione alla liturgia; invece, suggeriscono che siano trasmesse in diretta – per chi sarà impedito alla partecipazione in presenza – le celebrazioni diocesane presiedute dal vescovo, accanto a quelle presiedute da papa Francesco. Per questo indichiamo qui gli orari di tali celebrazioni diocesane, dalla Cattedrale con il servizio di Telebelluno:

  • martedì santo 30 marzo, ore 17.00: Celebrazione della Riconciliazione
  • giovedì santo 1 aprile, ore 9.00: Santa messa del Crisma
  • venerdì santo 2 aprile, ore 18.00: Liturgia della Passione del Signore
  • sabato santo 3 aprile, ore 20.00: Veglia pasquale.

2. Preghiera e riti domestici

In particolare per le famiglie con ragazzi che sono nel cammino di Iniziazione cristiana, l’Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi e l’Ufficio di pastorale della famiglia offrono le tracce e i suggerimenti per questi momenti in famiglia. Sul sito diocesano si possono trovare le indicazioni per ricevere il materiale. Sarebbe buona cosa non escludere totalmente la partecipazione in presenza almeno all’Eucaristia di Pasqua. Comporre insieme, con semplicità e fiducia, queste due dimensioni può aiutare molto l’esperienza di fede.

3. Il Sacramento della Riconciliazione

A partire dalla Pasqua dello scorso anno, quando non si è potuto partecipare in presenza alle celebrazioni, inoltre dopo l’esperienza vissuta nella circostanza del Natale scorso, abbiamo potuto riscoprire aspetti ulteriori e tappe graduali del cammino ecclesiale di conversione. Tra queste la Riconciliazione sacramentale. La Chiesa ha una molteplicità di forme per chiedere perdono a Dio e per riconciliarsi con gli altri. Nella Pasqua scorsa abbiamo potuto evidenziare la forma personale di richiesta di perdono attraverso la “contrizione del cuore”. Era l’unica modalità possibile, essendo in vigore il lockdown. Nella circostanza del Natale scorso abbiamo anche potuto attuare la cosiddetta “terza forma” della Riconciliazione, comprendente l’assoluzione sacramentale in forma generale e collettiva. Tale forma richiede – in un tempo successivo, quando sia possibile – di attuare la confessione del peccato ritenuto “grave”. Questo elemento particolare indica che la conversione è sempre un cammino impegnativo, pur restando assolutamente libero e gratuito il perdono dato da Dio, rappresentato dall’assoluzione sacramentale (generale o individuale). Questa ricchezza di forme, che la Chiesa custodisce e alimenta, va ulteriormente compresa, approfondita e sperimentata. Su questo cercheremo anche in futuro di aiutarci.

Dopo una verifica fatta a livello di presbiterio, nella situazione difficile che attraversiamo e con la positività di quanto sperimentato a Natale, come vescovo diocesano – a cui spetta valutare e concedere questa terza forma – ho pensato che sia opportuno applicarla in preparazione alla prossima celebrazione della Pasqua. Dunque affido ai parroci di valutare se attuare o meno questa terza forma, accanto alla disponibilità – quando richiesta – della forma individuale, secondo le seguenti particolari modalità a cui ciascun parroco o presbitero da lui incaricato si deve attenere.

  1. La terza forma della Riconciliazione sacramentale è da tenersi nelle chiese parrocchiali, limitatamente al periodo tra il giovedì (18 marzo) prima della V domenica di quaresima e il giovedì santo (un’ora e mezza prima dell’inizio del Triduo pasquale).
  2. Si tenga come norma la possibilità di una sola celebrazione per parrocchia, ma – se l’opportunità pastorale lo richieda – si faccia anche un’ulteriore celebrazione per ragazzi e adolescenti coinvolti nel cammino di Iniziazione cristiana, qualora si possano convocare in chiesa parrocchiale.
  3. Se più parrocchie hanno lo stesso parroco si cerchi di fare insieme la celebrazione nella chiesa parrocchiale di maggior capienza, a meno che esigenze pastorali particolari non suggeriscano di farla in ogni parrocchia.
  4. Conforme a quanto indicato al n. 35 delle Premesse al Rito della Penitenza, si deve tenere in debito conto il carattere di straordinarietà di questa forma con la confessione e assoluzione generale in cui l’assoluzione avviene in forma collettiva. Si cerchi di presentarla in modo positivo e comprensibile, sia quando ne viene data l’informazione, sia quando si formula l’invito, sia nella celebrazione stessa.
  5. Tra le condizioni poste nel Rito, c’è anche l’impegno a confessare eventuali “peccati gravi” a tempo debito, quando avverrà la successiva forma individuale di confessione.
  6. La celebrazione della Riconciliazione nella terza forma deve restare distinta e separata dalla celebrazione dell’Eucaristia che comprende già un rito penitenziale all’inizio da non confondere con la terza forma, semmai la richiama e/o rimanda ad essa.
  7. Questo momento celebrativo deve avere i caratteri di una vera celebrazione conforme alle indicazioni del Rito della Penitenza ai nn. 60-63. Lo stile celebrativo di questa terza forma non deve essere approssimativo, ma va preparato bene, prevedendo i vari servizi liturgici che richiede (lettore, cantore, servizio di accoglienza e di indicazione dei posti da occupare…). Verrà proposta una traccia diocesana a cui ci si riferirà per predisporre la celebrazione parrocchiale.
  8. Si deve provvedere che i partecipanti che chiedono l’assoluzione generale in forma collettiva lo indichino con un segno: o mettendosi in ginocchio, o con un inchino profondo, prima di pronunciare la formula della confessione generale e prima del Padre nostro.

4. Servizio liturgico

Si favorisca la presenza di chierichetti e ministranti, ma nel numero minimo indispensabile per la dignità delle celebrazioni. Abbiano corretto distanziamento sia tra di loro sia col celebrante, anche in sacristia. In alcuni momenti di vicinanza maggiore con loro, il celebrante indossi sempre la mascherina. Si abbia cura di igienizzarsi spesso le mani e di evitare per quanto possibile il passaggio di oggetti tra varie mani. Le stesse regole si adottino con tali ministranti per eventuali incontri di prove celebrative.

Anche riguardo ai cori, si rispettino le norme dei protocolli vigenti, cercando tuttavia di limitare al minimo indispensabile il numero dei cantori. Si tenga la mascherina tra i coristi.

5. Visite in casa e sacramenti agli ammalati

Le visite agli ammalati si facciano soltanto su richiesta dei familiari del malato. Va concordata con loro la modalità della visita. Tuttavia si cerchi di limitare al massimo tali visite e si cerchi di rispettare scrupolosamente le norme sanitarie. Si favorisca il fatto che siano i familiari a portare la Comunione pasquale in casa, accordandosi con loro, prima della celebrazione dell’Eucaristia a cui partecipano e offrendo loro indicazioni per tale rito.

6. Tradizionale benedizione delle famiglie

Nella sua forma sistematica, passando di casa in casa, la tradizionale benedizione delle famiglie sia sospesa fino a nuove indicazioni. Si vada soltanto se c’è una richiesta specifica di una famiglia, in situazioni particolari.

7. Messe di prima comunione e celebrazione della Confermazione

Come già indicato nelle precedenti indicazioni e, poi, anche suggerito dalle proposte dell’Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi, si veda l’opportunità di prevedere la prima comunione dei ragazzi, in diverse celebrazioni domenicali dell’Eucaristia. È l’occasione per una maggiore conoscenza dei ragazzi da parte della comunità e un coinvolgimento maggiore dell’assemblea liturgica. È possibile anche esplicitare meglio l’alleanza con la famiglia (cfr. OP n. 4), coinvolgendola nella scelta e nella preparazione della celebrazione.

Circa la celebrazione della Confermazione, è possibile non solo nei sabati e nelle domeniche, ma anche nelle serate dei giorni feriali, come già sperimentato nell’autunno scorso. La partecipazione dei fedeli e dei familiari va sempre valutata in base ai posti disponibili in chiesa.

8. Ulteriori indicazioni diocesane per le celebrazioni della Settimana Santa

Domenica delle Palme – Normalmente si fa la terza forma della Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme (cfr. il nuovo Messale). Alla celebrazione principale si può fare la seconda forma: all’ingresso della chiesa si raduna solo chi presiede con alcuni ministranti, i lettori e pochi altri che svolgono qualche servizio liturgico, mantenendo sempre le distanze di sicurezza (camminando occorre un distanziamento di due metri). Riguardo ai rami d’ulivo, oltre che portarli da casa per evitare i “passa-mano”, si potrebbero incaricare due-tre persone che – igienizzate le mani – consegnano un ramo alle persone che senza fare assembramento si avvicinano. È importante terminare la consegna dei rami con il rito di inizio, evitando inoltre di lasciarli in chiesa dopo la celebrazione.

Primi giorni della settimana santa – Si possono prevedere tempi di adorazione eucaristica non troppo estesi, ricordando che liturgicamente l’adorazione scaturisce dalla celebrazione dell’Eucaristia che andrebbe posta prima dunque dell’adorazione e non alla fine. Ci sia l’impegno, in questo caso, a igienizzare di frequente gli spazi della chiesa utilizzati dai fedeli.

Celebrazioni di Via Crucis e forme di pietà popolare – Sono vietate dalle normative tutte le forme esterne alla chiesa e che prevedano momenti processionali. Ci si limiti alla celebrazione, in forma statica, della Via Crucis in chiesa.

Orari del triduo pasquale –  Si incoraggiano i parroci con più parrocchie a concentrarsi – per quanto sia possibile – in un’unica celebrazione per ogni giorno del Triduo. Si tenga conto in ogni caso del coprifuoco, quindi nessuna celebrazione, nemmeno la Veglia pasquale, potrà iniziare oltre le ore 20.00, per essere a casa per le 22.00.

Veglia pasquale – Per la parte del lucernario si seguano le stesse indicazioni della seconda forma per la domenica delle Palme, quindi la maggior parte dei fedeli rimanga nella chiesa. La candela sia già collocata nel posto a sedere. Si evitino sempre assembramenti. Il celebrante indossi la mascherina nel momento dell’aspersione e non si lasci in chiesa l’acqua benedetta al termine della celebrazione.

Unisco a questo lungo richiamo un augurio di “bontà pasquale” che rivolgo a tutte le comunità cristiane della diocesi, ai loro presbiteri, al vescovo Giuseppe, alle tante persone che nei modi più diversi operano in esse, ai diaconi permanenti, alle religiose e religiosi, ad ogni famiglia e a ciascuno che abbia qualche motivo di sofferenza. Un arrivederci ai presbiteri e ai diaconi al ritiro di quaresima che sarà giovedì 18 marzo, on line.

Il Signore vi benedica e vi protegga!

Belluno, 6 marzo 2021

+ Renato, vescovo