Nel Mercoledì delle Ceneri

Omelia in Cattedrale a Belluno
06-03-2019

Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6. 16-18

«L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene» (Lc 6,45). Sono le parole con cui Gesù – nel vangelo di domenica scorsa – ci ha incoraggiati.

Oggi inizia questo «momento favorevole», come lo definisce Paolo nella seconda lettera ai Corinti: per noi è il tempo della Quaresima. Ci viene donata la possibilità di “trarre fuori il bene”. Gesù supera i nostri timori e le nostre titubanze: ci avverte che nel nostro cuore può esserci “un buon tesoro”.

Mentre nel vangelo odierno di Matteo, Gesù chiede di smetterla di essere “malinconici”. Se il nostro cristianesimo mostrasse malinconia, sarebbe una disfatta per il Vangelo stesso!

La “testa profumata” e il “volto lavato” è ciò che Gesù attende dai discepoli che hanno accolto il dono e l’annuncio delle beatitudini. Con un ulteriore richiamo Gesù ci fa comprendere che possiamo annullare e contraddire la chiamata e il dono di essergli discepoli: «Non siate simili agli ipocriti…». Il nostro rapporto con gli altri è insidiato da questa possibilità dell’ipocrisia. A volte anche la nostra fede ne è inondata e contaminata. Gesù ci avverte che in questo modo è incrinato il nostro rapporto più delicato e profondo: quello con Dio. Colpisce il linguaggio di tenerezza che egli usa: «il Padre vostro… il Padre tuo…». E accenna all’intimità con lui: egli «è nel segreto… vede nel segreto».

Nella prima lettura presa dal profeta Gioele c’è una domanda che dovremmo considerare. Il profeta invita il popolo che ha preferito corruzione e ingiustizia ad invertire la rotta. Questa inversione provoca la domanda: «Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”».

Attorno a noi, alle nostre comunità, alle nostre iniziative, ma anche di fronte alle nostre assenze, ai nostri comportamenti, alle nostre parole, ai nostri gesti… tante persone ci chiedono: «Ma dov’è il vostro Dio, il tuo Dio?».

Secondo Gesù la nostra malinconia e la nostra ipocrisia oscurano il volto misericordioso di Dio.

Ha ragione Paolo nella seconda lettura quando si azzarda a dire: «Noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta».

Se ora a noi qui qualcuno chiedesse: «Ma dov’è il vostro Dio?», ci troverebbe liberi da ipocrisia e in grado di esprimere la bellezza, la libertà e la gioia di essere con Lui e di camminare sulla via del Vangelo?

Nei prossimi Giorni dello Spirito e di comunità questa domanda raggiungerà le nostre comunità e sarà rivolta a noi, a ciascuno di noi: Dov’è il tuo Dio? Raccontami di lui… Fammelo gustare… Che cosa egli fa per la mia vita, per il destino della terra?

Se si riconoscesse in noi «malinconia… ipocrisia… aria disfatta…», non solo ci ritroveremmo in quella «derisione delle genti» evocata dal profeta Gioele, ma anche avremmo accolto «invano la grazia di Dio», come dice Paolo nella seconda lettura.

È davvero bella la preghiera che, nel salmo 50, abbiamo rivolto a Dio “nel suo amore, nella sua grande misericordia”: «Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode»

C’è tutta la nostra vita, c’è tutta la nostra fede in questa preghiera del cuore. Vi auguro di custodirla, di viverla, di saperla donare!

Il rito con l’imposizione delle ceneri che ora – dopo l’ascolto della Parola di Dio – compiamo, è accompagnato dalla richiesta al Signore di accordare «a ciascuno di noi il pentimento del cuore». Possiamo accostare questa richiesta all’immagine di Gesù che ci invita a “profumare la testa” e “a lavare il volto”. E ricordiamo la parola di Gesù accolta domenica: «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene».