Nelle esequie del diacono Rino Zoldan

Chiesa parrocchiale di Castellavazzo
08-04-2017

Gn 17, 3-9; dal Salmo 104; Gv 8, 51-59

In questi giorni in cui la memoria della passione di Gesù è più intensa e più fisica, il carissimo Rino ha seguito il Crocifisso Risorto fino al compimento.

La parola evangelica appena proclamata ci suggerisce di collocarci dalla parte della verità che giorno dopo giorno ci è donata in Gesù: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”».

Noi qui riuniti – in particolare la moglie Anna Maria, con i suoi figli e le loro famiglie – guardiamo ora a Rino attraverso lo sguardo indicato e aperto da questa parola.

Nel giorno del suo passaggio – giovedì scorso di buonora – la liturgia che ha accompagnato sempre la sua esperienza di fede ci ha offerto la Parola di Dio proclamata poco fa. Siamo tornati a quel giorno. È la parola che ha accompagnato Rino nelle ultime ore della sua vicenda terrena: in essa egli vi dimora.

Questa parola, colma del soffio vitale del Crocifisso risorto, ha dato compimento alla sua ricca, complessa, generosa, intraprendente, battagliata… esperienza umana: «Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno».

Ed ecco ci piace immaginare Rino, alla stregua della prima lettura, come Abramo, prostrato con il viso a terra, mentre Dio gli parla:

«[…] la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. […] E ti renderò molto, molto fecondo […]. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo».

Sì, la sua vicenda – nella molteplicità dei passaggi in cui egli si è dato con generosità e nella complessità delle responsabilità assunte – è diventata, giorno dopo giorno, il cammino in cui Dio ha fatto alleanza con lui. Dio gli ha promesso fedeltà donandogli fecondità nel suo itinerario di fede, nella sua vicenda coniugale e familiare, nelle responsabilità anche civili che ha assunto, nel suo ministero come primo diacono permanente della Chiesa di Belluno – Feltre, nelle realtà associative di cui è stato parte viva, in tutti i tornanti faticosi e gli incroci difficili della sua vicenda, così come in tutte le sue amicizie.

La figura di Abramo ritorna anche nelle parole di Gesù, ascoltate dal vangelo proclamato. Di lui egli dice: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».

È una rivisitazione della figura di Abramo davvero bella e consolante. Gesù annota che Abramo avrebbe atteso con speranza e nella gioia il suo giorno.

Nessuno è slegato dal Crocifisso Risorto: il suo giorno mette speranza e dà gioia alla moltitudine di nazioni con cui Dio si è alleato, diventando l’amico di Abramo. Anche a ciascuno di noi è data quella speranza e quella gioia.

Ho incontrato per tre volte il diacono Rino. Ho visto la sua commozione e la sua gioia quando, nell’estate scorsa, lo visitai nell’ospedale di Pieve di Cadore, a seguito di una ricaduta nella sua lunga stagione di infermità. Il suo volto pastoso sembrava abbozzare un pianto di gioia.

Poi ho incontrato Rino nella sua casa a Codissago. Ero accompagnato da don Giuseppe. Era seduto nella sua cattedra di infermità, avvolto dalle cure premurose, affabili e invidiabili della moglie Annamaria. Anche lì nel suo volto c’era commozione e mi esprimeva la sua gioia con parole di fede. Mi ha indicato le foto dei suoi figli, di Gianni in particolare che lo ha preceduto, delle loro famiglie. Come Abramo.

L’ultimo mio incontro, martedì sera, poco dopo di essere stato accolto all’Hospice di Belluno. Era assopito nella sua debilitazione generale, ma – chiamato dalla moglie – si è ridestato e ancora ripetutamente mi ha sorriso:

«Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».

Ecco, Rino, ti affidiamo al Dio dell’alleanza, della fecondità, dell’amicizia.

Hai esultato nella speranza di vedere il giorno del Signore Gesù. Sii, ora, pieno di gioia.