Nell’ordinazione diaconale di Diego Puricelli

Santuario del Nevegal
13-05-2017

At 6,1-7; Sal 32 (33); 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

Carissimo Diego, hai collocato a seguito del Vangelo il tuo “eccomi”, prima ancora che don Sergio, il rettore della Casa Emmanuel, raccontasse il cammino formativo che hai percorso.

Il lieto e buon annuncio, con cui da sempre Gesù ti sta raggiungendo, precedendoti, eccolo: «Non sia turbato il tuo cuore. Abbi fede in Dio e abbi fede anche in me».

Ci dà vertigini di stupore: in questa parola Gesù ci confida il suo stare con noi, con te.

Egli ha rotto ogni indugio sulla soglia della vita di ciascuno di noi. Da quando è venuto carne nella nostra carne, fragilità nella nostra fragilità, ci ha accostato così: «Vado a prepararvi un posto […] vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi».

Senza di noi Egli non è carne, non è fratello, non è Signore crocifisso, non è Signore risorto!

«Vi prenderò con me»: ci ha presi da sempre! Prima ancora di mostrarsi uno di noi, prima di diventare «pietra che i costruttori hanno scartato… sasso d’inciampo e pietra di scandalo», come ci ha ricordato la Prima Lettera di Pietro.

Quando nel grembo di Maria è diventato cellula da lei nutrita, accudita, fatta crescere, ha cominciato a raccontare e rappresentare nella sua esilità, in ogni suo respiro e sospiro d’amore, in ogni suo gesto e parola, che ci prendeva con sé, che ci preparava il posto nella sua stessa abitazione, nella sua stessa carne e che ci prendeva con sé come figli nel Figlio.

Si è fatto «primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29), «primogenito di tutta la creazione» (Col 1,15). La vicenda di ciascuno di noi è indivisibile da Lui. La possiamo ignorare – questo è possibile, forse anche rinnegare – ma la storia di ciascuno di noi è la sua storia. Ci ha presi con sé. Ci ha presi così radicalmente da lasciarci imbarazzati e increduli con questa sua dichiarazione d’amore: «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

Tu Diego, oggi, hai pronunciato il tuo eccomi a Lui, di fronte a tutti noi, perché Lui è con te.

Pronunciare “eccomi” è scoprirci per quello che siamo: in Lui ci sono molte dimore.

Pietro nella prima lettura sembra esplodere dinnanzi a questa sorprendente scoperta: «Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa».

Dunque, «non sia turbato il tuo cuore», Diego!

Ieri sera durante la veglia di preghiera hai raccontato questo Vangelo, questa sorprendente scoperta che egli si è chinato e collocato in ogni piega della tua vicenda e, nello stesso tempo, lo era nelle feritoie delle persone – in particolare ragazzi e giovani – che hai incontrato lungo il percorso non facile della tua vita. Era con loro, ti precedeva in loro e ti cercava per “preparati un posto”.

La tua Chiesa di Belluno – Feltre, in nome di Lui il suo Signore, ti fa oggi suo “inserviente”. Forse è questa la parola che più manifesta il ministero del diaconato: “inserviente”. Ti metti “in servizio” dei tuoi fratelli e sorelle a nome suo. Sarai sua mediazione per loro. Sarai “tra” Lui e loro, “in mezzo”.

Il cammino e la strada dicono questa condizione del ministero che ti è data dal Signore Gesù il primogenito tra gli “inservienti” nel banchetto della vita. Egli si offre a noi come “la via”. Tutta la tua vicenda fino ad oggi è caratterizzata dal segno della strada.

Non sei tu “il Servo”, sei “inserviente” dell’autentico e unico “Servo di Dio e del mondo” e lo sarai non per farti bello dinnanzi ai fratelli e sorelle a cui sei inviato e donato, tanto meno per “servirti di loro”, ma per rimanere nel loro servizio, sulla via. Li servirai perché questa parola di Gesù possa essere, per loro e per te, luce sul cammino: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».

Consolante l’ingenua ma anche la coraggiosa domanda di Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Portala sempre dentro di te, nel ministero che svolgerai, condividila con tutti coloro che incontrerai.

È una dichiarazione d’amore, fatta da uomini e donne disarmati totalmente di fronte ad ogni pretesa di potere sui fratelli e sorelle e di fronte a ciò che oggi è un’ammagliante tentazione: la pretesa di potere su Dio.

È simile alla domanda di Maria, lei “Terra del Cielo” – come la chiamavano i Padri della Chiesa – in quell’inizio in cui, fragile e turbata, si scoprì amata e cercata: E si dichiarò: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».

Giorno dopo giorno, diventa “inserviente” così, in questa tua e nostra Chiesa.

 

Un’ultima parola spoglia ma sincera: un grazie della nostra Chiesa di Belluno – Feltre ai tuoi genitori, alla tua famiglia, alla tua comunità parrocchiale di santa Croce del Lago, a Nuovi Orizzonti e in particolare alla Casa di formazione presbiterale Emmanuel.