Nell’ordinazione presbiterale di fra Fabio Roana

Chiesa parrocchiale di Lamon
03-09-2016

Carissima comunità di Lamon, Fabio – quel ragazzo che hai accolto e quel giovane che hai intravvisto negli anni della sua formazione – «forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre, non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo».

Oggi il Signore ti dà un segno della sua misericordia in questo tuo figlio generato anche da te, assieme alla comunità delle sue origini, proprio come Paolo ha detto: «generato nelle catene».

Attraverso le parole dell’Apostolo, il Signore ti dice: «Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore… Non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario».

Comunità cristiana di Lamon «il bene che fai non sia forzato, ma volontario».

Ma a quale bene volontario sei invitata dal Signore in questo segno dell’ordinazione a presbitero di fra Fabio, di questo tuo figlio che ha già detto il suo sì alla vita consacrata come Carmelitano scalzo?

L’ordinazione al ministero nella Chiesa è un segno della bontà di Dio per te, perché anche tu ti lasci generare nelle catene e ti apra al Vangelo di Gesù: è la sua chiamata che porti in grembo, che custodisci nel tuo cuore.

La vicenda di ciascuno di noi è essere generati. Nessuno è nato da se stesso. Ci precede una chiamata, sempre…

Desidero esprimere il mio grazie a te, fra Fabio, per questo gesto di affetto alla comunità che ti ha accolto negli anni della tua infanzia. Ritrovi qui la vicenda della tua famiglia oggi rappresentata da tuo fratello in particolare, ma in questo “generare” c’è il dono di tua madre e di tuo padre… Anche per loro – come ha raccontato di sé Paolo – si è trattato di “generare nelle catene”, sì anche le catene della malattia, della fatica, di un futuro incerto…

Ma tu stesso puoi raccontare, in particolare della tua adolescenza e della tua giovinezza, che cosa significhi e comporti questo stesso “generare nelle catene”…

Una lunga ricerca interiore fino al periodo della tua formazione accademica: oggi la puoi offrire come un dono, attraversato dalla croce, in questa Eucaristia. Puoi consegnarlo come segno di una grande bontà che da sempre ti ha sostenuto a questa comunità, alle persone che hai incontrato lungo il tuo cammino, agli amici e compagni di studio che hai dovuto lasciare, ai fratelli carmelitani scalzi che ti hanno accolto e sono stati il segno di un abbraccio d’amore infinito che oggi ci unisce in questa Eucaristia.

Fra Fabio, eccoti le parole d’amore che da sempre, dall’inizio hai cercato: «Se uno viene a me e non mi ama…».

Oggi diventi prete semplicemente “per amore”. Me l’hai confidato qualche giorno fa, quando ti chiesi che cosa significhi per te carmelitano scalzo ricevere il ministero presbiterale. Mi hai risposto: “Per me è un riprendere il cammino”. E hai aggiunto: “Sarà tutto da scoprire…”.

Ed ecco la consegna di Gesù nella chiamata con cui ti ha raggiunto: «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Lo hai imparato anche tu nella tua vicenda cos’è l’amore. Non è un ingrediente senza sapore o un colore neutro della vita. Non ti lascia indifferente o come prima l’amore: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio dicepolo».

È davvero un “rinunciare a tutti i propri averi”…; è un portare la croce della propria e altrui libertà, della propria responsabilità e altrui corresponsabilità… è quell’amore che fa andare oltre…

Gesù svela anche il lato sempre inedito dell’amore quel «più di quanto uno ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita»

Gesù giunge a questo frutto maturo dell’amore: “perfino la propria vita”. È sempre così l’amore…

Per te oltre la tua vita c’è lui: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami… perfino la sua vita».

Ed ecco il “perfino” di questo ministero che oggi ti è donato e sarà il tuo “amore”, il tuo “voler bene”:  Gesù lo dice ai suoi discepoli: «Tutto quello che farete a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatto a me».

È quanto tu hai voluto evocare con la citazione di San Giovanni della Croce nell’immaginetta a ricordo della tua ordinazione: « […] la sposa chinerò io sul mio braccio / e nel tuo amore, Padre, brucerà».

In questo fuoco dell’amore di Gesù per la sua sposa, che è questa nostra umanità, sarai presbitero!

Ed ecco il bene volontario che il dono dell’ordinazione presbiterale di fra Fabio provoca nella comunità dei discepoli qui raccolta – dunque, in te comunità di Lamon e in tutta la nostra Chiesa di Belluno-Feltre: il coraggio dell’amore,

  • quello della vita di tutti i giorni, impastato di mille ingredienti e che avviene nell’intreccio di tante storie, mai compiute e definitive,
  • come frutto della tua fede, come espressione della tua speranza.