Non sia turbato il vostro cuore

Omelia domenica V di Pasqua - Cappella Centro Giovanni XXIII
10-05-2020

At 6,1-7; Sl 32(33); 1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

«Non sia turbato il vostro cuore». È la rassicurazione più indovinata che ci possa fare Gesù. Sono le parole che il nostro cuore attende e mendica. E noi potremmo fare nostra la genuina richiesta della donna samaritana, incontrata da Gesù presso il pozzo di Giacobbe a Sicar: «Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4,15).

«Non sia turbato il vostro cuore»: questo sguardo di tenerezza da parte di Gesù con questo sussurro d’amore ci disseta, ci guarisce l’arsura del cuore, acquieta la nostra paura di essere abbandonati. La vita stessa sembra a volte lasciarci indietro, ignorarci nelle nostre aspettative, dimenticarci, con il rischio di farci sentire perduti. Penso ad una malattia che viene ad abitarti dal di dentro, senza che si possa fare nulla per trasformarla in ulteriore esigenza di vita. Penso al giovane Tommaso che ieri è stato travolto da una valanga in una mattinata promettente e piena di luce. Potremmo anche ripercorrere momenti e passaggi della pandemia, lì dove alcuni di noi e delle nostre famiglie si sono imbattuti nel buio della solitudine.

«Non sia turbato il vostro cuore». Questa Parola così disarmata, ma anche così all’altezza dei nostri sentimenti, dei nostri desideri e dei nostri sogni, ha bisogno di stare con noi, di accarezzare i nostri tremori, di abitare i nostri vuoti, di attraversare i nostri nodi, di sciogliere le nostre insipienti resistenze.

L’evangelista che riporta questa parola di Gesù, la pone immediatamente dopo la risposta a Pietro. Siamo nel contesto dell’Ultima Cena, dopo la lavanda dei piedi che Gesù ha voluto fare ai Dodici. Pietro si esibisce con Gesù e gli dice: «Darò la mia vita per te!». E Gesù gli risponde: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

Ed è proprio qui che l’evangelista fa dire a Gesù: «Non sia turbato il vostro cuore», con uno sguardo che abbraccia e sostiene tutti i discepoli e giunge fino a noi.

È a questo punto che Gesù apre una prospettiva che va oltre le situazioni contingenti della vita e che prorompe in parole che anticipano l’annuncio della risurrezione: «Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto?”. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuove e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi».

Comprendiamo l’imbarazzo dell’apostolo Tommaso che dice a Gesù di non sapere dove egli vada. Comprendiamo anche la richiesta di Filippo che chiede a Gesù: «Mostraci il Padre» e aggiunge: «E ci basta».

Ecco dove siamo noi in rapporto a Gesù: siamo con Pietro, con Tommaso, con Filippo, bisognosi di essere presi per mano, di uscire dai nostri pensieri, dai nostri sentimenti, dai nostri desideri, poiché rischiano di annodarsi su se stessi.

«Non sia turbato il vostro cuore». C’è un cuore da affidargli: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».

Sì, penso che in questo contesto di pandemia in cui, certamente, una minima domanda tutti ce la siamo posta – che cosa ci sta succedendo? – tutti abbiamo anche intercettato dentro di noi quel profondo anelito che ci fa diventare cercatori e mendicanti di cura, di non essere abbandonati, di venire accuditi da un cuore buono e da mani affidabili, di sentirci disinnescare le nostre paure, di venire slacciati nelle nostre oppressioni, insomma di scoprirci amati sul serio…

Tutto questo, oggi, è diventata una via da percorrere non solo individualmente e personalmente. La stiamo cercando tutti e insieme. In tale ricerca c’è un risvolto comune, addirittura pubblico, oltre che fraterno e comunitario.

In questi giorni lasciamoci, dunque, abitare dalla rassicurazione d’amore con cui Gesù ha aperto una nuova via da percorrere – «Io sono la via» – e lungo la quale sostenerci a vicenda: «Non sia turbato il vostro cuore».

Per noi che stiamo tentando di seguirlo, ma anche per tutti – compreso chi non ha potuto conoscerlo e gustarlo – ci sarà un momento in cui egli potrà dirci, come a Filippo: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? […] Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me».

Allora, si scioglierà il nostro turbamento!