Per l’ordinazione presbiterale di don Sandro De Gasperi

Domenica 29ª del tempo ordinario (anno B)
16-10-2021

Is 53,10-11; Sal 32(33); Eb 4,14-16; Mc 10,35-45

Sandro, che cosa vuoi che il Signore Gesù faccia per te? È la sua domanda diretta. Oltre le nostre parole, oltre i riti e i gesti sacramentali che compiamo c’è Lui. Quello che Gesù ha domandato a Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, lo chiede anche a te. Ti ha cercato, ti ha amorevolmente atteso, ti ha attratto a sé, ha abbassato il suo sguardo su di te – come nell’immagine che hai scelto – e poi, corpo a corpo, ha inteso farti percepire il ritmo di sistole e di diastole del suo amore. Non si è ritratto quando hai percepito altre voci e hai potuto indugiare in desideri e pensieri simili a quelli che circolano tra i discepoli quando egli dice loro: «Chi vuole diventare grande tra voi… chi vuole essere il primo tra voi…». Come hai sperimentato più volte e come riconosce la lettera agli Ebrei, Gesù il Figlio di Dio sa «prendere parte alle nostre sofferenze», dunque è rimasto con te abbracciando le tue inquiete emozioni, i tuoi attorcigliati ragionamenti, i tuoi preoccupati sguardi. “Sandro, che cosa vuoi che io faccia per te?”. Gesù capovolge tutto. Eri ed eravamo noi tutti preoccupati di chiedergli: “Che cosa vuoi che noi facciamo a te? Che cosa ci chiedi come tuo volere, per conformare i nostri progetti alla tua volontà?”. Come in una obbligata restituzione. È Lui, invece, nel racconto evangelico di oggi, a raggiungerci nei nostri cammini che spesso portano le indignazioni e le gelosie che caratterizzano i discepoli che salivano con Gesù a Gerusalemme. Ed è allora che Lui ancora chiama a sé per trasformare l’indignato nostro camminare di discepoli in una nuova vicinanza a lui.

Prima di ogni altra nostra iniziativa, il Signore si dà: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Commuove quanto annuncia il profeta Isaia che dà voce a quel Dio che conosce e fa suo il dolore di noi tutti: «Il giusto mio servo giustificherà molti e si addosserà le loro iniquità». Ogni chiamata è innanzitutto questo: «Il Figlio dell’uomo dà la propria vita in riscatto per molti» ed è il suo essere messo «alla prova in ogni cosa come noi». Il suo “amore preveniente” si affaccia sulle nostre intrigate vicende umane come una consegna di vita, un riscatto di libertà, una promessa di un futuro nuovo: «Giustificherà molti». Il Figlio dell’uomo ci accosta lì dove possiamo «ricevere misericordia e trovare grazia».

“Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Sandro a questa domanda di Gesù hai abbozzato una risposta l’altra sera nella veglia di preghiera che la tua comunità di Caviola ha preparato. Mi è sembrato che tu abbia risposto così: “Signore voglio una storia d’amore, desidero il tuo volto nei mille volti della vita, nelle gioie e nelle pieghe di noi tutti umani, in chi ci doni come tua rivelazione…”.

E Lui, il Signore, ci sta, si fa ultimo e servo e si offre accanto, vicino, indicibilmente immerso in te, in noi: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete e nel battesimo in cui sono battezzato anche voi sarete battezzati». Noi siamo il suo battesimo e Lui diventa il nostro battesimo.

Ecco perché la Chiesa annuncia la chiamata di Dio, perché il Figlio dell’uomo cammina davanti a noi, con noi, in noi. Egli trasforma il nostro vagare nel suo cammino in cui servire e dare la vita «in riscatto per molti».

Lo sai bene, Sandro, che il camminare come discepolo e apostolo del Signore Gesù non significa e non comporta “diventare grande” o “essere primo” tra altri, tra i tuoi fratelli nel presbiterato, nelle comunità e tra “i molti” a cui sarai affidato.

Oggi Gesù lo dice a tutti noi: «Tra voi però non è così». Ci riguarda tutti questa consegna del Vangelo. Oggi può succedere a noi cristiani di essere indignati e gelosi e di rivendicare un potere mondano; lo possono anche le nostre comunità tra di esse similmente a quanto accadde ai discepoli nei riguardi di Giacomo e Giovanni. Gesù ci chiama a sé, in un gesto di sorpreso e illimitato amore, e si dà a noi così: «Tra voi però non è così».

Il ministero a cui sei ordinato oggi, Sandro, non può che assumere questa forma evangelica. Il linguaggio di Gesù non è ambivalente: «servitore di tutti».

La stagione di Chiesa che viviamo sta riportandoci tutti a questa immediatezza disarmante del Vangelo, a questa passione di «servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Qui c’è anche la fatica del ministero, volto a sciogliere le mire di grandezza e il primeggiare della Chiesa. Ma il Signore è davanti a noi, davanti alla sua Chiesa, affinché possiamo tutti liberare la vita dalle prese di questi poteri e far accadere ogni giorno, lungo il cammino nella nostra e altrui vita, quanto abbiamo pregato nel salmo 32: «Dell’amore del Signore è piena la terra».

“Sandro, che cosa vuoi che il Signore Gesù faccia per te?”. Che «dell’amore del Signore [sia] piena la terra».

 


 

ALL’INTRODUZIONE

In questi giorni la nostra Chiesa di Belluno-Feltre si riconosce inondata di gioia. Qualche giorno fa abbiamo esultato per il “nostro” don Albino Luciani, oggi ecco il dono di un suo conterraneo chiamato al ministero presbiterale. Chissà quanti frammenti e semi di Vangelo in questi giorni sono stati posti e seminati; chissà quanti sono germogliati… Vogliamo qui aprirci all’affabilità di Dio, alla sua tenerezza. Ci guardiamo attorno e nella visione di Dio chissà quante promesse, quante guarigioni e quante fioriture d’amore ci sono.

Ci salutiamo con questo stupore. Una grande riconoscenza va alla tua famiglia – in particolare a mamma, papà e fratello – poi al Seminario Gregoriano e al seminario di Trento che hanno in continuità accompagnato la tua formazione. Il vescovo Lauro si premura di assicurare la sua partecipazione di cuore e di preghiera. Grazie alla tua comunità di Caviola, e alle comunità dove hai condiviso parte della tua formazione.

Il nostro presbiterio con il vescovo Giuseppe e con i diaconi sentono la gioia di questo momento unitamente a tutti gli amici e conoscenti.