«Siamo ambasciatori!»

Omelia nel Mercoledì delle Ceneri in Cattedrale a Belluno
02-03-2022

Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6. 16-18

Questa sera siamo qui per lasciarci toccare da un po’ di cenere. La Chiesa ci convoca a questo rito penitenziale, perché non scappiamo da questo mondo, dalla sua realtà difficile, così incompiuta e, a volte, lacerata.

Nella prima lettura il profeta Gioele riporta un’accorata preghiera: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti». Poi il profeta riporta una domanda che più volte nella Bibbia ritorna: «Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”».

Non intendiamo sfuggire per nulla da questa umiliazione. In sincerità e verità ci sottoponiamo a un po’ di cenere che ci verrà sparsa sul capo. Il rito penitenziale delle ceneri ci avvicina alla polvere delle macerie dell’Ucraina, lì dove i corpi di uomini e donne, anche giovani e bambini, nostri fratelli e sorelle, sono stati sporcati, feriti, colpiti a morte.

La Parola proclamata sembra dirci che c’è anche una polvere cinerea che si annida nel cuore delle persone e le espone all’iniquità. Tutto ciò che compiamo come violenza, sopruso, arroganza, potere indiscusso, rivendicazione… tutto questo segna un incenerimento del cuore.

Per questo il profeta riporta il pensiero di Dio che invita a ritornare a Lui «con tutto il cuore». Con il salmo 50 siamo entrati nell’ascolto di Dio, rispondendogli e chiedendogli: «Crea in me, o Dio, un cuore puro».

In questi giorni anche a noi, discepoli di Gesù, Egli sembra dirci che parte di quel “cuore puro” l’abbiamo sporcato. La pagina del Vangelo di Matteo appena proclamata ci avverte che possono esserci sul piano della giustizia compromissioni che ci allontanano dall’amore. Gesù precisa che ciò succede quando preferiamo essere ammirati, centrati sulla nostra immagine, sul nostro successo e sul nostro potere. Ma anche la preghiera – avverte Gesù – può farsi ipocrita. Sento che questo avvertimento ci riguarda da vicino: pregare semplicemente per amore e con amore disarmato è difficile per tutti noi. La preghiera non può diventare i meriti che attendiamo e non ci immette in condizione di privilegio rispetto agli altri. La preghiera ci rende veri e ci affratella davanti a Dio. Chiediamoci: siamo così in questi giorni in cui auspichiamo e invochiamo il dono della pace? Infine Gesù propone di abbandonare la “malinconia” e l’“aria disfatta” con cui gli diamo testimonianza, anche nei nostri ambienti ecclesiali.

Ci sorprende l’apostolo Paolo che dichiara di sé e dei cristiani di Corinto: «Siamo ambasciatori». Ambasciatori per che cosa? Paolo sta raccontando di sé. Dice di aver fatto l’esperienza che dal peccato, in cui era immerso, egli è diventato «giustizia di Dio», è stato cioè graziato e salvato da Dio.

Nel messaggio della Presidenza della CEI c’è un’osservazione che ci può incoraggiare: «L’epoca in cui Gesù è vissuto non si può certo definire l’età dell’oro: piuttosto la violenza, le guerre, la schiavitù, le malattie e la morte erano molto più invasive e frequenti nella vita delle persone di quanto non lo siano oggi. In quell’epoca e in quella terra si moriva certo di più e con maggiore drammatica facilità di quanto non avvenga oggi. Eppure in quel frangente della storia umana, nonostante le sue ombre, Dio ha visto e riconosciuto “la pienezza dei tempi”». E ha donato al mondo suo Figlio!

Sentiamo l’invito pressante a vivere il tempo della Quaresima ancorati in questo nostro tempo – «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» –  come di fatto fece Gesù, perseveranti nell’amore quotidiano e concreto, perseveranti nell’operare riconciliazione e pace, perseveranti nella preghiera sincera e povera. Tale perseveranza d’amore ci permetterà di sostenere il peso della storia personale, familiare e comunitaria per corrispondere all’invito di Paolo: «Siamo ambasciatori!».

 

 


 

 

Appello di Papa Francesco (23 febbraio 2022)

Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale.

E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra.