Solennità di san Martino

Cattedrale di Belluno
11-11-2020

Is 61,1-3a; Sal 88 (89); 1Ts 2,2b-8; Mt 25,31-40

Oggi, 11 novembre, il nostro sguardo, timoroso e insospettito dalla possibilità del contagio, si innalza a contemplare la figura del patrono San Martino. I giorni, in cui egli visse, ci appaiono anch’essi inquietati da forze e situazioni faticose e negative. Egli nacque in Pannonia, nell’attuale Ungheria, tra il 316 e il 317 e morì l’8 novembre 397 nei pressi della città di Tours in Francia. Nonostante questo contesto difficoltoso, la sua figura e la sua testimonianza brillano in autenticità, in libertà, in capacità di fraterna solidarietà. Anche oggi Martino splende davanti a noi nella limpidezza della sua umanità. Nelle tante e variegate situazioni di vita che ha attraversato, Martino fu coraggioso nel porre gesti di liberazione e – sempre e ovunque – riuscì ad additare possibilità nuove di bene. Chi cercava il bene si rivolgeva a lui.

Noi oggi – se ci guardiamo attorno – ci scopriamo vulnerabili e spaventati.

In questo tempo in cui tutti ci sentiamo sospesi a fronte di presunte sicurezze che abbiamo ingigantito tremendamente e su cui troppo abbiamo confidato, paradossalmente ci possiamo scoprire raccontati dal Vangelo appena ascoltato: eccoci affamati, assetati, stranieri, ignudi, in condizione di malattia e di prigionia…

È una verità che non avevamo previsto, eppure essa è insita nella nostra condizione, nel nostro vissuto, nelle nostre relazioni, nel nostro convivere sociale, nel nostro rapporto con l’ambiente. I giorni che stiamo vivendo sono giorni di “un’altra verità”, che avevamo tralasciato e forse anche rimosso.

Come fu per Martino, occorre fermare il cavallo della nostra forza e della nostra corsa e scendere per scoprire di nuovo e più in profondità chi sta davanti a noi in silenziosa attesa. Riconosceremo dinnanzi a noi la nostra stessa umanità, quella che abbiamo lanciato su illusioni esorbitanti. Essa è davanti a noi ridotta ad una povertà che va considerata, su cui chinarsi, da amare, da curare, da avvolgere, togliendoci parte di quel mantello di supremazia e di dominio di cui troppo ci siamo vantati.

Davanti a noi si apre un percorso nuovo rappresentato efficacemente dalla testimonianza di Martino: si tratta di uno stile alternativo di vita dove sobrietà, condivisione, riconciliazione, dedizione, accoglienza… possano essere i parametri entri i quali avere il coraggio di ricominciare a tessere il nostro vivere e il nostro operare e di rigenerare i nostri rapporti, il nostro essere gli uni con gli altri, in questa avventura di vita che è ancora da scoprire e accogliere come dono e a cui dedicarci con stupore e gratitudine.

Quanto abbiamo ascoltato dal libro del profeta Isaia è un messaggio universale, una profezia per la vita di tutti: “portare il lieto messaggio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, promulgare l’anno di grazia”. Queste parole non sono “fuori tempo”: penetrano e fanno luce sulle profondità del nostro vivere e convivere.

Per il nostro contesto di territorio esteso e frammentato, san Martino sembra indicarci un tempo nuovo da aprire, un cammino rinnovato da percorrere insieme. Il nostro patrono sembra distoglierci dalla perdurante tentazione di chiuderci in interessi di parte, abbelliti da vestigia di un passato che non c’è più; ci supplica di accrescere la stima vicendevole.

Anche per la nostra Chiesa di Belluno-Feltre San Martino sembra additare un coraggioso cammino “in uscita” e “al futuro”, come abbiamo ascoltato da San Paolo, nella seconda lettura: «Abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il Vangelo di Dio in mezzo a molte lotte».

Chiesa tutta di Belluno-Feltre, con fiducia e passione d’amore, nella fragilità di questo tempo, con il sostegno di San Martino unitamente ai santi Vittore e Corona, sei chiamata a vivere in questo territorio – con tutti e tra tutti: bambini, giovani, adulti, anziani, uomini e donne – quanto Paolo ha confidato ai Tessalonicesi: «Il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno […]. Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari».

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 Introduzione alla celebrazione

San Martino, nostro patrono, ci raccoglie oggi in una fraternità che desideriamo tanto e su cui ci vorremmo con più coraggio impegnare noi stessi.

Il mio saluto e di tutta la Chiesa di Belluno Feltre va alla comunità civile, qui in particolare alla città di Belluno, a tutte le autorità (Prefetto e sindaco…) e rappresentanze di istituzioni, associazioni e realtà sociali a cui sta a cuore il bene comune.

In questa Eucaristia sosteniamoci a vicenda.

Compiamo, ora, anche un atto di consapevolezza del nostro sbagliare e del nostro peccato, per chiederne perdono.

Prima della benedizione finale

Siamo nel rito finale, nell’atto di benedire: suggerisco un pensiero di riconoscenza, di ammirazione e di incoraggiamento a tutto il personale sanitario della nostra azienda ospedaliera e di quanti operano in questo settore su tutto il territorio.

Passa attraverso di loro la nostra vicinanza e preghiera per tutti gli ammalati e per le loro famiglie.