Un esile fuoco e una tenue luce

Omelia nella Veglia pasquale – Cattedrale di Belluno
15-04-2017

Mt 28,1-10

Avevamo iniziato la settimana santa – precisamente lunedì – con una preghiera di colletta che recitava così: «Guarda, o Dio, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione di tuo Figlio».

Siamo l’umanità sfinita a motivo di una debolezza mortale che riscontriamo ovunque dentro di noi, tra di noi, in ogni frammento della vita, inoltre attorno a noi dappertutto. A volte lo sfinimento è anche un sentirsi sopraffatti e sconfitti.

In questi giorni della Passione di Gesù abbiamo potuto misurarci con una iniquità che ha cercato di annientare la bontà, la giustizia, la libertà, l’amore che abbiamo scoperto in Gesù e nel suo Vangelo. La tentazione della sfiducia e la paura che il male abbia ancora troppa energia ci prendono spesso. Anche nel nostro territorio, tra la nostra gente, questa tentazione e questa paura stanno intaccando il pensiero, i progetti futuri, i desideri, le attese, il lavoro, le istituzioni, forse anche le nostre comunità cristiane…

In questa notte santa un esile fuoco sul braciere e una tenue luce sul cero ci hanno immessi in un cammino lungo il quale ci è stato annunciato che Cristo è luce del mondo. Ci è stato possibile attraversare il buio, anzi apportarvi una particella di luce e di calore.

Questi segni ci sorprendono nella loro piccolezza eppure una intensa luce e un grande calore nascono così, anche semplicemente da una minuscola scintilla. Questi piccoli segni ci hanno permesso di avvicinarci all’annuncio che è stato dato a Maria di Magdala e all’altra Maria: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto andate a dire ai suoi discepoli: è risorto dai morti, ed ecco vi precede in Galilea; là lo vedrete”».

Ecco come ci raggiunge l’annuncio della risurrezione: un non aver paura, un cercare Gesù, un andare a dire che egli ci precede là dove lo si potrà vedere…

Il Risorto sta davanti a noi, ci anticipa ora. Non è più possibile restare ancorati ai soliti luoghi di paura. Il Risorto non è qui, egli ci convoca altrove dove sia possibile vederlo.

L’annuncio del Risorto ci scombina. Altera il nostro vivere sfiduciato e insoddisfatto, spesso lamentoso. Apre un altro futuro, spalanca le nostre attese, libera i lacci dei nostri affetti, ci fa incontrare altri fratelli e sorelle, ci fa abitare la sua promessa…

Al nostro primo incontro con il Risorto che può avvenire ovunque lungo la strada del nostro andare, come è successo alle due donne, è lui a venirci incontro per lasciarci il suo dono: «Salute a voi!». È questo l’inizio con cui egli ci rende partecipi della sua risurrezione: «Non temete; andate ad annunciare…».

Nella semplicità liberante di questo venirci incontro del Risorto auguro a ciascuno di voi, quello che hanno sperimentato Maria di Magdala e l’altra Maria: di avvicinarvi a Lui nella fede, di abbracciargli i piedi nella carità, di adorarlo nella speranza.