Una vita calma, dignitosa e dedicata a Dio

Omelia nell’Eucaristia con rito di immissione di don Attilio Zanderigo Jona
18-09-2016

«Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità».

Saluto le comunità parrocchiali della Cattedrale e di Loreto. Rivolgo a voi questo invito che Paolo ha indirizzato a Timoteo. Siamo qui per pregare e ringraziare perché possiate condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Saluto amici e conoscenti di d. Attilio, provenienti dalle comunità e dalle realtà dove ha esercitato il ministero. Accogliete la Parola che il Signore depone nella vostra vita di comunione e nella vostra pubblica testimonianza: «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità». Paolo poi riassume questa verità bella e liberante: uno è Dio e uno è il mediatore tra noi e Lui, l’uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in riscatto per tutti. In questa Cattedrale, in questo anno giubilare c’è un segno di questa bella e liberante verità: la porta della misericordia, spalancata su ognuno che vi accede, sulle vostre comunità innanzitutto, su questa Città…

Cristo è aperto, la sua vita è casa per tutti! Questo è un giorno di gioia per queste due comunità. Fate che il vostro convenire qui sia Evangelii Gaudium – non un’allegria qualsiasi – ma la gioia del Vangelo da portare nella vostra vita, nei vostri rapporti, nel vostro incontrarvi, nei vostri gruppi con le loro attività, nella fraternità tra le due comunità e nel contesto della Città. Immagino così, con questo significato di consegna evangelica, l’inizio del servizio pastorale di parroco da parte di d. Attilio. Si rinnova attraverso di lui il dono del ministero ordinato per queste comunità. Don Attilio non sarà tra voi a titolo personale: lo sarà per rappresentare concretamente e rendere tangibile il ministero ordinato della Chiesa. Sarà tra voi a nome del Vescovo e di tutto il Presbiterio. E infatti egli viene in continuità con il servizio svolto per lunghi anni, con fedeltà e intelligenza, da don Rinaldo – a cui ancora va il nostro grazie – e lo svolgerà in comunione con altri presbiteri, in particolare con d. Robert come suo vicario parrocchiale. Anche la presenza del nuovo Vicario foraneo è un segno che questo essere “a nome di” significa un tessuto di comunione che occorre arricchire nel contesto delle atre comunità parrocchiali.

Esprimo a te d. Attilio tutta la mia gratitudine per aver subito accolto la mia proposta. Ti ringrazio per il delicato servizio come Rettore del seminario che hai svolto. Accogli ora il dono di queste comunità e la chiamata del Signore ad essere a suo nome in esse un “buon Samaritano”.

Venerdì scorso Papa Francesco ha incontrato noi Vescovi ordinati nell’ultimo anno. Un passaggio della sua intensa conversazione con noi, mi ha molto colpito. Sento caro d. Attilio che queste sue parole debbono essere partecipate ad ogni presbitero, dunque particolarmente anche a te in questo inizio: «Siete Vescovi della Chiesa, partecipi di un unico Episcopato, membri di un indivisibile Collegio, saldamente innestati come umili tralci nella vite, senza la quale nulla potete fare (Gv 15,48). Poiché ormai non potete più andare da soli da nessuna parte, perché portate la Sposa a voi affidata come un sigillo impresso sulla vostra anima, nell’attraversare la Porta Santa, fatelo caricando sulle spalle il vostro gregge: non da soli!, col gregge sulle spalle, e portando nel cuore il cuore della vostra Sposa, delle vostre Chiese».

Oltre le immagini, sembra davvero bello pensarci così noi pastori: non da soli, ma col gregge sulle spalle, portando nel cuore il cuore delle nostre comunità… E, poi, quante volte, se saremo disponibili a questo, scopriremo che siamo anche noi pastori: condotti, vestiti nutriti, dissetati, amati dal gregge a cui siamo affidati… Vi auguro che siate così – comunità con i suoi ministri e pastori – e per questo preghiamo. Penso, inoltre, che queste due comunità, avendo il segno e il dono della Cattedrale così vicino, abbiano un servizio di fraternità e di accoglienza da offrire nei confronti di tutte le comunità della nostra Diocesi. Come farlo? La Parola di Dio che ci è stata comunicati ci indica da che parte collocarci, dove lasciarci condurre, dove sollecitamente indirizzarci.

Il profeta Amos ci pone domane incalzanti. La misericordia – ci fa capire – ci interpella per cercare parole, atti e scelte di giustizia. La “vita dignitosa e dedicata a Dio”, di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo è stata descritta nel salmo responsoriale: «Sollevare dalla polvere il debole, dall’immondizia rialzare il povero, per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo». Ed è il Vangelo a delineare e tracciare – pur nel paradosso delle immagini usate di Gesù – un cammino su cui sempre più far diventare le nostre comunità portatrici della gioia del Vangelo: «Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». Preghiamo perché le Comunità della Cattedrale e di Loreto con i loro pastori sempre più vivano questa Parola.