Vedana rivive

Intervento inaugurazione Monastero - Certosa di Vedana
09-06-2018

“Vedana rivive”!

Il grazie è quello di Maria: «di generazione in generazione la sua misericordia».

Ripensando a come sono andate le cose – e mi riferisco alle prime informazioni di ipotesi circa il futuro della Certosa di Vedana, subito dopo la pubblicazione della mia nomina a vescovo di Belluno Feltre (10 febbraio 2016) e al “via vai” delle successive richieste e proposte – è davvero conveniente riandare alla vicenda di Maria e attingere dalla sua fede.

È onesto ammettere che nessuno di noi può appropriarsi definitivamente neanche di un proprio progetto. Nessuno di noi è l’attore unico e il principale neanche della propria vicenda di vita. La Grazia non è solo nella eccezionalità e straordinarietà di particolari eventi, ma è la modalità in cui avviene ogni cosa, ogni vita, ogni evento, ogni storia…

Stavamo progettando sulla Certosa con tutta la nostra buona volontà e con le migliori intenzioni e proprio in tutto questo e da tutto questo sorprendentemente è scaturita la vicenda a cui oggi diamo inizio pubblico e solenne.

Io invito tutti noi che siamo qui, altri che verranno a conoscere questi luoghi e questa esperienza, la nostra Chiesa locale all’atteggiamento di stupore che ha vissuto Maria lungo tutto il percorso della sua vicenda fin dall’annuncio che sarebbe diventata madre del Figlio di Dio. Lì dove, stupiti, riconosciamo il sorprendente affacciarsi della Grazia, lì ricomincia la “storia di salvezza”, lì solo può avvenire la nostra scelta libera e responsabile scelta. È l’«eccomi» di Maria.

 

Ringrazio a tutti coloro che stanno dicendo “Eccomi!”, anche in questa “Vedana che rivive”.

Un semplice secondo pensiero nasce dalle attese che nutriamo. Sempre, quando giocano insieme Grazia e Libertà, a Dio piace dialogare con noi fino a chiederci che cosa desideriamo. Più volte l’ha fatto Gesù: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Ha amato il nostro desiderare, lo ha considerato un terreno buono dove il seme può germogliare e poi portare frutto. Penso a Maria di Màgdala. Non posso non farlo qui ora con queste sorelle. Mi hanno donato per la Pasqua il cero pasquale con raffigurato Gesù risorto e Maria nel giardino della risurrezione che poco prima era semplicemente il luogo dei sepolcri. Hanno raffigurato il «Non mi trattenere» di Gesù” che rappresenta l’atto d’amore del Risorto verso Maria. Il «Non mi trattenere» da parte di Gesù custodisce tutta la nostra esperienza di fede con le sue fatiche e lacrime, con le sue gioie e i suoi desideri. «Non mi trattenere» è l’oggi del Risorto per ciascuno di noi, per le nostre Chiese. Noi proprio lì siamo chiamati a seguirlo, andando dai nostri fratelli e sorelle, come ha detto a Maria di Magdala… Come dirà a Pietro dopo l’incalzante domanda: «Mi ami?», «A te che importa? Tu seguimi». Il nostro desiderio, la nostra aspettativa che ora sento di manifestare a questa comunità monastica è di testimoniarci e di aiutarci a tenere vivo nel seno di questa nostra Chiesa quel «Non mi trattenere» detto da Gesù a Maria di Magdala dopo averla chiamata per nome e questo perché possiamo davvero seguirlo, secondo il suo desiderio.