A cura di don Ezio Del Favero

156 – Il ponte tra i monti

«Se dividerai il fuoco della tua dimora con la tua gente, ti concederò tutto quello che desideri»

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Una volta, tanti anni fa, il popolo era felice. Manitù, l’Onnipresente, la Forza Vitale, il Grande Spirito, che aveva la sua dimora nel cielo, dava agli uomini tutto ciò di cui avevano bisogno. Nessuno aveva fame, nessuno soffriva il freddo.

Un giorno, due fratelli si misero a litigare per il possesso della terra, sempre più violentemente. Il più vecchio diceva: «Io sono nato per primo, sono più saggio, questa terra mi spetta di diritto!». «Io sono più forte di te, più adatto a difenderla!», ribatteva il più giovane.

Il Grande Spirito, che tutto vedeva e tutto sentiva, si inquietò per quel litigio che continuava da troppo tempo e decise di intervenire. Una notte, mentre i due fratelli dormivano, li prese e li portò in un paese con delle alte montagne. Tra i monti scorreva un grande fiume. Manitù depose i due fratelli sulla cima della montagna più alta, li svegliò e disse loro: «Ciascuno di voi lancerà una freccia in direzioni opposte. Là dove la freccia cadrà, quello sarà il limite del vostro territorio. Il fiume servirà da confine!».

Il fratello maggiore lanciò la freccia a nord del fiume e diventò il fondatore e il capo del popolo del Nord. Il fratello minore lanciò la sua freccia dall’altra parte del fiume e diventò il fondatore e il capo del popolo del Sud. L’Onnipresente costruì un ponte sopra il fiume e a ciascun fratello disse: «Ho costruito questo ponte in modo che voi e le vostre tribù possiate scambiarvi visite da una sponda all’altra. Sarà un segno di pace tra di voi. Finché vi comporterete fraternamente, questo ponte resterà».

Per anni e anni il popolo del Nord e il popolo del Sud vissero in pace e attraversavano spesso il ponte per scambiarsi visite amichevoli. Poi le cose cambiarono. Gli uomini di entrambe le tribù divennero aridi ed egoisti, presero a offendersi, a litigare. Il Grande Spirito, incollerito, li punì impedendo al sole di brillare e spense tutti i fuochi nelle capanne. Il freddo si mise ad attanagliare la popolazione. Tutti cominciarono a rimpiangere di essersi comportati male e chiesero perdono a Manitù: «Concedici di nuovo il fuoco o moriremo!», supplicavano.

All’inizio il Grande Spirito non volle dare ascolto a quelle preghiere. Poi cedette e chiamò una donna anziana, l’unica che si era mantenuta lontana dalla malvagità e che, per questo, aveva ancora del fuoco nella sua capanna. «Se dividerai il fuoco della tua dimora con la tua gente, ti concederò tutto quello che desideri», promise Manitù alla donna. La donna espresse il suo desiderio: «Vorrei gioventù e bellezza! E per sempre». «Le avrai!», promise l’Onnipotente. «Adesso porta il tuo fuoco sul ponte, in modo che la gente di entrambe le sponde del fiume possa prenderne un po’. Quello che resta, dovrai tenerlo sempre acceso».

L’anziana fece come le era stato chiesto. Il Grande Spirito, dal canto suo, ordinò al Sole di sorgere nuovamente. Quando l’Astro si alzò, la mattina dopo, fu sorpreso nel vedere sul ponte tra le montagne una giovane e bella ragazza seduta accanto a un fuoco. Anche gli abitanti dei due popoli videro il fuoco e corse subito a prendere qualche tizzone. Ben presto le capanne furono di nuovo calde e, per molte lune, la pace regnò in quel luogo.

Nel frattempo, i giovani delle due tribù furono attratti dal fascino e dalla bellezza della giovane indiana che custodiva il fuoco. Il cuore della ragazza prese a battere contemporaneamente per due di loro: un giovane guerriero del popolo del Sud e un

giovane guerriero del popolo del Nord. I due giovani entrambi s’ingelosirono e la gelosia crebbe così tanto che cominciarono a farsi la guerra, seguiti dai rispettivi popoli. Finché non vi furono cruente battaglie sulle rive del fiume. Molti guerrieri morirono, altri furono gravemente feriti.

Manitù, stavolta, non volle perdonare tanta malvagità. Abbatté il ponte tra i monti, costruito per segnare la pace tra i due popoli. Parte delle pietre che formavano il ponte cadde nel fiume, creando delle rapide insidiose. Poi l’Onnipotente trasformò i due litigiosi guerrieri in montagne e tramutò la ragazza in una cima che mantenne intatta la bellezza senza tempo che il Grande Spirito le aveva accordato.


La parabola – raccolta tra i “pellerossa” – è un mito eziologico, che spiega l’origine di alcune formazioni rocciose. Ma vuole anche insegnare, specialmente ai giovani, a coltivare la pace piuttosto che la gelosia…

Saggezza di un capo indiano: «Pace non è solo il contrario di guerra, non è solo lo spazio temporale tra due guerre… Pace è di più: è la legge della vita; è quando noi agiamo in modo giusto e quando tra ogni singolo essere regna la giustizia».

                                 

Illustrazione di Beniamino Delvecchio