A cura di don Ezio Del Favero

158 – Le acque malate

Il giovane non esitò a porre le domande richiestegli lungo la strada, rinunciando alla sua

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Un tempo, sulle rive di un lago, si trovava un villaggio abitato da gente molto povera, che viveva di quel poco che la terra offriva. Il lago era così torbido che era impossibile pescare nelle sue acque: sembrava fosse “malato” e questo contribuiva ad accrescere la miseria degli abitanti del posto.

Lì viveva una donna anziana con un giovane figlio. Un giorno, il ragazzo pensò: «È mai possibile che non si possa pescare nel lago? Andrò dal Signore delle acque a chiederne il motivo». Così partì alla ricerca del Divino, che abitava sulla cima di una montagna. Il giovane si diresse verso ovest e camminò a lungo. Il quarantesimo giorno, passando accanto alla capanna di una donna anziana, si fermò e chiese un po’ d’acqua. La donna lo accolse cordialmente e gli chiese: «Buon uomo, dove vai così di fretta?». Il giovane rispose: «Sto andando dal Signore delle acque per chiedergli la causa della malattia del lago e della miseria della nostra gente».

La donna, con gli occhi lucidi di speranza, disse: «Mi faresti un favore? Siccome incontrerai il Signore, potresti chiedergli il motivo per cui la mia ragazza, bella e intelligente, è muta dalla nascita?». Il giovane: «D’accordo, glielo chiederò!». Poi riprese il cammino.

Quaranta giorni dopo, il giovane viandante si trovò nei pressi di un fiume in piena. Si sedette sulla riva, pensando con preoccupazione al modo di attraversarlo. Poco dopo un draghetto emerse dalle acque. Paralizzato dalla paura, il viandante si sentì chiedere: «Da dove vieni e dove vai?». L’uomo raccontò del viaggio, delle acque malate, del desiderio d’incontrare il Signore. Allora il draghetto lo supplicò: «Per favore, chiederesti al Divino il motivo per cui io non posso volare?». Il giovane acconsentì. Dopodiché fu trasportato dal draghetto a nuoto sulla sponda opposta del fiume, da dove riprese il cammino.

Dopo quaranta giorni, il giovane arrivò nei pressi di una capanna, vide che era abitata da un signore anziano ed essendo stanco chiese ospitalità per la notte. Il vecchietto lo accolse in modo caloroso, poi gli chiese: «Sembri venire da molto lontano!». Il viandante gli raccontò del lago e dell’intenzione d’incontrare il Signore. Il mattino seguente l’ospitante gli chiese: «Potresti chiedere al Signore il motivo per cui i miei alberi, pur folti e pieni di foglie, non danno frutti?». «Glielo chiederò!», promise l’ospite, poi si rimise in viaggio.

Altri quaranta giorni trascorsero, quando il viandante salì fino in cima a una montagna e si trovò di fronte a un palazzo incantevole, la dimora del Signore delle acque. Quando fu al cospetto del Padrone, costui decretò: «Puoi rivolgermi al massimo tre domande». Il giovane non esitò a porre le domande richiestegli lungo la strada, rinunciando alla sua.

Ridiscesa la montagna, il giovane rincontrò anzitutto il vecchietto e gli riferì: «Il Signore dice di scavare accanto agli alberi da frutto». Scavarono insieme e trovarono dell’oro che tappava una sorgente. Estrassero l’oro e annaffiarono il frutteto con l’acqua sorgiva. Immediatamente gli alberi diedero frutti. L’anziano, felice, ricompensò l’ospite dandogli dell’oro.

Il giovane riprese il cammino, finché non incontrò il draghetto. Gli disse: «Potrai volare dopo aver compiuto due buone azioni: farmi attraversare il fiume e offrire, a chi vuoi tu, la perla che custodisci con gelosia». Il draghetto trasportò il viandante al di là del fiume e poi gli donò la perla, in segno di riconoscenza. In quell’istante fu in grado di volare e prese il volo, felice.

Il viandante si rimise in cammino. Giorni dopo ritrovò la donna anziana e le disse: «Vostra figlia parlerà il giorno che incontrerà l’amore della sua vita». In quell’istante la ragazza entrò, arrossì alla vista del giovane e poi disse: «Mamma, chi è costui?».

La donna, felice, abbracciò la figlia e si rivolse al viandante: «Sono onorata di offrirti in sposa mia figlia!». Fu così che il giovane ritornò al villaggio con la perla, l’oro e la ragazza. Quando entrò in casa, si accorse che la madre, a forza di piangere al pensiero del figlio lontano, era diventata cieca. Esclamò: «Quanto felici saremmo se mamma potesse vedere la mia splendida sposa!». In quell’istante la madre ritrovò la vista.

Il giorno dopo il giovane si recò con la sua sposa sulle rive del lago malato: «Quanto felici saremmo se le acque ritrovassero la purezza di una volta!». In quell’istante le acque guarirono.

Il giovane capì che il merito era della perla, che aveva dei poteri magici. Ma decise di usarla solamente in caso di necessità e per fare del bene.


La parabola – raccolta in Oriente – ci aiuti a comprendere che anche noi abbiamo delle “perle magiche” nelle nostre mani (salute, tempo, intelligenza, bontà, affetto…) che potrebbero accrescere il bene.