A cura di don Ezio Del Favero

168 – La nascita della medicina

Gli uomini divennero così numerosi che si presero anche gli spazi degli animali

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Un tempo, uomini e animali erano molto amici. Poi Fungo-Divino, figlio di una Donna e di un Astro, fu sbadatamente fatto a pezzi da un bambino. La collera della Gente-di-Sopra fu così grande e sproporzionata da scatenare il Diluvio contro l’umanità intera.

Solo a Napiwa-il-Vecchio fu concesso di scampare alla furia delle acque e di mettersi in salvo con gli animali della montagna più alta. Il vecchio guardava sconsolato le acque che coprivano tutto e aspettava il loro ritiro. Fece tuffare Lontra con l’ordine di prelevare della terra. Essa, però, tornò a galla morta. Tempo dopo ordinò a Castoro di tuffarsi, ma anche questi tornò annegato e senza terra. Toccò poi a Topo Muschiato, ma pure lui annegò. Anche Anatra perse la vita, ma tornò a galla con un po’ di terra tra le zampe. Il Vecchio prese la terra e la nascose, poi fece finta di lasciarne cadere un po’ in acqua e finalmente la Gente-di-Sopra decise che fosse giunto il momento di ritirare le acque. Quando il suolo fu prosciugato, ogni cosa tornò a crescere e il vecchio Napiwa si servì della terra per fabbricare gli uomini e ripopolare il mondo.

Sfortunatamente, gli uomini divennero così numerosi che si presero anche gli spazi degli animali. Questi, allora, decisero di andare a vivere lontano, dove non c’erano umani. Alce andò a rifugiarsi nei boschi umidi sul lato da cui arriva l’inverno. Bisonte decise di andare nella grande pianura. Antilope, Lupo e Orso Grigio lo seguirono. Pecore e Capre selvatiche andarono in montagna. I piccoli animali decisero di rifugiarsi sottoterra. Fatto sta che uomini e bestie smisero di parlarsi e di capirsi.

Poi gli uomini inventarono le armi. Prima di usarle contro se stessi, le usarono sugli animali, uccidendo i vecchi amici per nutrirsi della loro carne e vestirsi con le loro pelli. La violazione di quella antica pace provocò vendetta.

I primi a riunirsi furono gli orsi. Il loro capo, Orso Bianco, invitò i consimili a dichiarare guerra agli uomini. I giovani volevano guerreggiare subito, ma Orso Bianco li convinse ad aspettare, fino a quando non fossero pronti non essendo armati. Qualcuno propose: «Potremmo anche noi avere archi e frecce: sappiamo di che tipo di legno sono fatti e quali pietre affilate usano gli uomini». Così i giovani orsi andarono a cercare dei rami di frassino e delle pietre di selce. Poi, un orso si sacrificò per donare i suoi tendini. Una volta armati, gli orsi si allenarono al tiro. Ma i loro artigli li ostacolavano, impedendo loro di tirare dritto. Uno propose di tagliarli, ma il capo li convinse che questo non aveva senso poiché poi sarebbe stato impossibile per loro nutrirsi, non sarebbero più stati in grado di arrampicarsi sugli alberi e di distruggere i tronchi marci dove si nascondevano le formiche. Orso Bianco cominciò a pensare come avrebbero potuto sconfiggere gli uomini. Dopo attenta riflessione, giunse alla conclusione che gli uomini sarebbero sempre stati i più forti e che una guerra sarebbe stata disastrosa. Propose quindi: «Quando un uomo ucciderà con le armi uno di noi, dovrà scusarsi facendo un sacrificio al suo spirito offrendogli del tabacco. Se non lo farà, subirà un male così atroce che non sarà più in grado di camminare». Tutti gli orsi acconsentirono a questo accordo.

Anche i pesci e i rettili si riunirono in consiglio. Decisero: «Se un uomo ucciderà uno di noi, il più brutto lo visiterà nel sonno. La vittima dovrà pagare molto caro agli sciamani per essere liberata da quell’incubo». Pure gli insetti cercarono un modo per punire gli uomini che li uccidevano senza nemmeno guardarli. Il pidocchio propose di dare agli uomini tutte le malattie possibili.

Gli animali iniziarono così a inventare e nominare una serie di nuove malattie, che non avrebbero lasciato in vita un solo essere umano. A quel punto le piante, bendisposte verso l’uomo, scoprirono i piani malvagi degli animali e decisero di opporvisi. Anch’esse si riunirono – tutte presenti tranne la pianta che punge e quella che avvelena – e decisero di aiutare gli uomini. Giovane Faggio promise di mantenere le sue foglie per tutto l’inverno in modo che potesse essere usato come rimedio per l’eczema; Cespuglio di Ribes lo stesso, per curare l’infiammazione dei polmoni con la linfa delle sue radici; Ginepro promise di fermare le palpitazioni cardiache, Cipolla Selvatica di curare l’asma e Abete Nero di guarire lo scorbuto. Successivamente, le piante decisero: «Quando uno sciamano dovrà curare una malattia sconosciuta, basterà solo consultare il nostro spirito che lo guiderà nella sua scelta». Così nacque la medicina.


La parabola – raccolta tra gli indiani Siksika (o Piedi neri) in Nord America – racconta l’origine delle piante medicinali e il rapporto stretto tra i popoli indigeni e la natura.