A cura di don Ezio Del Favero

30 – Il giovane montanaro e le api

«Dove costruiremo la nuova capitale?» chiese la principessa...

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Presso le Montagne Purpuree, viveva un giovane molto povero. Ma tale condizione non gli impediva di essere generoso e sempre pronto ad aiutare il prossimo. Nessuno si rivolgeva a lui invano.

Un giorno, mentre si riposava su di una stuoia all’ombra di un albero, il montanaro fu svegliato all’improvviso. Sorpreso, vide davanti a sé uno sconosciuto che gli diceva: «Svegliati! La regina ti sta aspettando!» «La regina? Ma non conosco nessuna regina!» «Lei, invece, ti conosce e mi ha mandato a cercarti. Vieni, seguimi!» «Ma io non ti conosco!» Lo straniero: «Non importa che tu sappia chi sono! La regina ha bisogno del tuo aiuto, urgentemente. Non sei forse tu colui che non rifiuta mai a nessuno il suo aiuto?»

Il giovane non osò fare altre domande. Piegò la stuoia e seguì lo sconosciuto.

Oltrepassate le ultime case del villaggio, il montanaro scoprì di fronte a sé un’enorme città, le case ammassate le une contro le altre con una forma piuttosto strana, che gli sembrava aver già visto.

Lo sconosciuto entrò in una dimora più vasta e sontuosa delle altre, seguito dal giovane. Si ritrovarono in un’enorme sala, dove una signora molto bella era seduta su di un trono maestoso e portava un diadema tra i capelli, che brillava di mille luci.

«Grazie di essere venuto! Il mio regno è in grande pericolo e tu sei l’unico che può salvarlo!»  Il montanaro s’inchinò in un profondo saluto e balbettò: «Sarebbe un onore per me, se ne fossi in grado!» La regina: «Ti presento mia figlia. Considero tutti i miei sudditi come figli miei, ma ci tengo a lei in modo particolare, ancor più che a me stessa». Contemporaneamente, una giovane ragazza, molto bella, entrò nella stanza. Il suo viso era pallido come il giglio e i suoi lunghi capelli corvini le cadevano sulla schiena. La ragazza, dallo sguardo triste, andò a sedersi accanto alla regina.

In quel momento entrò una cortigiana, urlando: «Il mostro, il mostro!»  La regina si alzò precisando: «Questa è la disgrazia di cui ti ho appena parlato. Ti supplico, aiuta mia figlia! La sua missione è di ricostruire una capitale, ma, senza di te, non ci riuscirà mai!»

Il giovane, senza esitazione, prese la ragazza per mano, e insieme lasciarono il palazzo. Corsero a lungo, percorrendo sentieri tortuosi, finché non raggiunsero il villaggio in montagna. «Quanto è tranquillo qui!», sospirò la principessa che si chiamava “Fiore-di-Loto”. «Qui siamo al sicuro, lontani da ogni pericolo», precisò il giovane. «Dove costruiremo la nuova capitale?» chiese la principessa.

«Una capitale? Impossibile! Non sarò mai in grado di costruire una capitale, sono solo un povero contadino, senza potere né denaro!»

Fiore-di-Loto, tra le lacrime che rotolavano copiose sulle sue belle guance, disse: «Solo tu puoi farlo! Non sei forse tu colui che non rifiuta mai a nessuno il suo aiuto?»

Il giovane stava per ribattere, quando si svegliò…

Nonostante fosse sveglio, gli sembrava ancora di sentire la voce supplicante della principessa. In realtà era il suono di uno sciame d’api. Le api sembravano perse e giravano in tutte le direzioni intorno ai fiori del giardino. «Poverette! Sono senza dimora!». Si recò da un falegname e fece costruire un alveare nei pressi del suo povero giardino. Una volta che le api si rifugiarono nella nuova dimora, il giovane si chiese: «Chissà da dove arrivano?»

Il giorno dopo, il montanaro si accorse che in un giardino ai limiti del villaggio vi era un alveare abbandonato. Si avvicinò e, alzando il coperchio, vide all’interno un serpente. Si allontanò di scatto pensando: «Eccolo il mostro del sogno!»

Tornò a casa e fece costruire un’intera fila di alveari nel suo giardino. Le api arrivarono numerose, da ogni direzione. Cominciarono a bottinare intorno ai fiori e a offrire al loro padrone un sacco di miele, in cambio della sua protezione.

Fu così che il giovane montanaro, grazie alla sua generosità, divenne ricco e felice.

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La Parabola – raccolta in Cina tra le Montagne Purpuree vicino alla città di Nanchino – narra la vicenda di un giovane povero, giustamente premiato per la sua generosità. Magari ci sentissimo dire: «Non sei forse tu colui che non rifiuta mai a nessuno il suo aiuto?»