A cura di don Ezio Del Favero

80 – La grotta di Chronos

«Non è possibile fermare la storia! Tu vorresti ringiovanire ma annullando la tua vita, te stesso! Ne vale la pena?»

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Uno studioso, molto dotto, all’età di 70 anni fu assalito dall’idea angosciosa della morte. Pensava: «Aver studiato tanto, aver accumulato tesori di cognizioni per poi dimenticare tutto e finire: che disgrazia!». Lui, che conosceva la ricetta di ogni malattia, invece di abbattersi si mise a cercare un rimedio. Prese dalla sua grossa biblioteca un volume in cui era descritto l’itinerario per giungere alla grotta del gigante Chronos, che la sapeva molto lunga ed era buono e indulgente come tutti quelli che la sanno lunga davvero.

L’itinerario era descritto in carattere sibillini, pressocché indecifrabili, ma lo studioso riuscì a intuirlo. Seguendolo, si mise in cammino tra le montagne e dopo un mese giunse alla grotta. Il gigante, seduto su di un masso, gli chiese: «Che cosa vuoi?». «Vorrei non morire mai!». Chronos gli disse: «Basta che tu beva l’acqua di questo ruscello e sarai esaudito. Ma se poi dovessi pentirti, torna pure e mi troverai qui». Il viandante bevve l’acqua e se ne andò.

Passarono gli anni e il vecchio continuò la sua vita di studioso. Ma ogni giorno si sentiva indebolire le membra, la vista, la memoria e nuovi acciacchi tormentavano il suo corpo già infiacchito dagli anni. Sapeva di non dover morire e quindi non aveva paura della morte, ma una vita piena di fastidi gli pareva essere anche peggio; sicché, dopo lungo riflettere, decise di tornare da Chronos.

Con grande fatica (ormai aveva quasi 80 anni) rifece il lungo viaggio finché giunse finalmente alla grotta. Chronos era là immobile, tranquillo come sempre. Riconobbe il sapiente e gli domandò: «Sei venuto a chiedermi altro? Me l’immaginavo».

Disse il vecchio studioso: «Una vita come questa è insopportabile. Non mi basta non morire mai, ma vorrei anche non invecchiare». «E perché no? Anzi, voglio darti più di quello che chiedi, indovinando il tuo pensiero. Vuoi addirittura che ti faccia ringiovanire? Di 10, di 20, di 30 anni?».

«Oh, i miei 20 anni!», sospirò il vecchio. «Ebbene, ti leverò più di mezzo secolo e ti darò 20 anni soltanto. Sei contento?». «Grazie Chronos! grazie!».

Il gigante indicò al sapiente un altro ruscello. Il vecchio bevve e quando levò il capo vide riflesso sull’acqua un bel volto giovanile. Si mosse e sentì le membra agili, pronte: poteva persino correre…

Da quel giorno, per lo studioso cominciò una nuova vita. Ma, frequentando i vecchi come era solito fare, si accorse che, passato il primo momento in cui quelli si meravigliavano di vedere un giovane ventenne parlar così saggiamente di ogni cosa, in seguito essi dimostravano una certa diffidenza nei suoi confronti e così lo consigliavano di non fidarsi troppo di sé, perché – dicevano – la gioventù è inesperta e folle.

Allora il sapiente, pensando che i vecchi gl’invidiassero il volto fresco che essi non possedevano più, se ne andò unendosi ai giovani. Ma i giovani erano così diversi da lui che, dopo un po’, anche con loro si trovò a disagio. A tutte le intemperanze giovanili, agli entusiasmi per le idee, per le scoperte, per le invenzioni nuove, il sapiente contrapponeva la sua lunga scienza e la sua vecchia esperienza. Egli faceva osservare: «Molte idee che appaiono nuove sono invece antichissime e di nuovo non hanno che la veste!» e citava libri, autori, ricordi. Dinanzi a molti entusiasmi si mostrava prudente, temperato, riflessivo. Così i giovani lo presero in antipatia dicendogli che sembrava avere 80 anni! Un viso di 20 deve ispirare simpatia, non soggezione! Per il dispiacere, il sapiente si allontanò anche dai giovani.

Così decise di presentarsi da Chronos per la terza volta, anche se il gigante non gli aveva detto di ritornare. In pochi giorni arrivò alla grotta e trovò Chronos nello stesso posto. Il gigante lo anticipò: «L’altra volta non ti avevo detto di ritornare, perché non so che cosa tu possa ancora desiderare!». «Questa volta – disse l’uomo – avrei un dono immenso da chiederti. Vorrei tutto il bene che mi hai dato ma non il male; vorrei essere giovane, ma dimenticando la scienza acquisita!». Il gigante, compassionevole: «Ti sei accorto che è inutile tornar giovani fisicamente se non ringiovanisce anche la mente, perché il mondo cammina e i giovani di oggi non sono più quelli di una volta! Non è possibile fermare la storia! Tu vorresti ringiovanire ma annullando la tua vita, te stesso! Ne vale la pena? Pensaci bene! Tanto vale morire!».

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La parabola, liberamente tratta da un’idea di Dino Provenzal (1877 – 1972), termina sapientemente: «Lo studioso ci pensò a lungo e poi si persuase che Chronos aveva ragione. Allora gli chiese una morte calma e dolce, senza troppa sofferenza o, perlomeno, la forza di sopportare la sofferenza con la serenità propria di un sapiente. E fu esaudito».