a cura di don Ezio Del Favero

96 – La Principessa e la sorgente

Signore, la volta scorsa hai esaudito la mia preghiera; ascoltami di nuovo, ti prego! Sono consumata dalla sofferenza e dal rimpianto...

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Tutti i giovani nobili in età da marito parlavano della Principessa Merovingia e della sua incredibile, eclatante bellezza. Ogni giorno il Re dei Franchi (Clotario II) riceveva almeno una richiesta per concedere la mano di sua figlia, ma lei non cessava di respingere i suoi pretendenti. La Principessa, che si chiamava Énimie, non solo era splendente, ma possedeva anche grandi virtù, tra le quali si sforzava di aiutare i poveri, gli zoppi e i lebbrosi. «Figlia mia, sei abbastanza grande per prendere marito. Smettila di comportarti come una bambina!», le diceva ogni giorno il Re. «Padre, io voglio solo consacrare la mia vita a Dio e dedicarmi ai più bisognosi. Tale è la volontà del Signore e non c’è nulla che voi possiate fare al riguardo».

«Visto che sei così testarda, sceglierò io stesso un marito per te!», urlò un giorno il Re prima di abbandonare la stanza della figlia, deciso a preparare le nozze. La ragazza scoppiò in lacrime. Disperata, invocò l’unico che potesse aiutarla: «Signore, abbi pietà di me! Desidero conservare la mia purezza. Prendi la mia bellezza, cosicché nessun uomo si interessi più a me!». Esausta dal pianto, finalmente si addormentò.

Il giorno dopo, con stupore, la Principessa si rese conto che il Signore aveva esaudito la sua preghiera: il suo volto era tutto coperto di piaghe, completamente sfigurato dalla lebbra. All’inizio, Énimie si rallegrò del suo destino: nessuno voleva più sposarla e quindi poteva dedicare la sua vita ai poveri e ai malati. Ma dopo un po’ di tempo, di fronte all’impotenza dei migliori medici e alla disperazione dei suoi genitori e di suo fratello – il futuro re – la Principessa inizio a pentirsi della sua richiesta. Il dolore era sempre più acuto e la disperazione di coloro che la circondavano non faceva che accentuarlo.

Una sera, Énimie si mise in ginocchio e pregò: «Signore, la volta scorsa hai esaudito la mia preghiera; ascoltami di nuovo, ti prego! Sono consumata dalla sofferenza e dal rimpianto. Ti prego, fai sparire questo male!». A quelle parole apparve un angelo: «Figliola, recati in un luogo chiamato Burlatis, dove i pastori ti guideranno presso la sorgente “Burle”. Immergiti nelle sue acque e la tua preghiera sarà esaudita».

L’indomani stesso il padre fece accompagnare la Principessa verso la sorgente. Dopo un lungo viaggio, il corteo reale raggiunsero la fonte, di un bel colore azzurro, presso il fiume Tarn. Énimie vi si tuffò e, come per miracolo, tutte le sue piaghe sparirono. «Grazie, Signore!», esclamò con gioia la Principessa. L’intero corteo, dopo aver festeggiato per tutta la notte, il giorno dopo riprese il cammino per tornare al castello. Ma non appena i viandanti si furono allontanati sull’altopiano, Énimie sentì che il male la rodeva di nuovo. Il corteo tornò indietro, la Principessa si bagnò nella sorgente e il miracolo si verificò di nuovo. Il corteo si rimise in viaggio, ma più la ragazza si allontanava dalla fonte, più virulenta si ripresentava la malattia. Énimie si disse pensierosa: «Quindi, la volontà di Dio è che io rimanga in questi luoghi pagani per servirlo!». Così essa si stabilì in una grotta all’interno della montagna, rinviando la sua scorta al castello. Per diversi anni, in quella grotta Énimie accolse i pellegrini e compì dei miracoli guarendo i malati ai bordi della sorgente. Più tardi in quel luogo fondò un monastero di cui fu nominata badessa dal vescovo di Gévaudan.

Ma una delle incarnazioni del Diavolo, il Drac (tipico dei paesi occitani) vide con occhio malefico la presenza della santa. Così usciva regolarmente dalle voragini della montagna per distruggere il monastero. Esausta dalle persecuzioni del Maligno e decisa a scacciare definitivamente il Drac, Énimie chiese aiuto al vescovo locale Ilario. Insieme si misero a combattere l’essere diabolico e a inseguirlo attraverso le montagne. La corsa, frenetica, li portò fino a un alto precipizio sopra il fiume Tarn. Sfinito, il vescovo invocò l’aiuto divino e dalla montagna si staccarono degli enormi massi che colpirono l’essere diabolico, costringendolo a tornare negli Inferi, folle di rabbia.

Ancora oggi, in quel luogo, si possono vedere dei caotici massi e, poco lontano, un eremo, ovvero la grotta dove Santa Énimie si sarebbe ritirata dopo la lotta col Drac per terminare serenamente i suoi giorni.

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La parabola – raccolta in Francia – richiama la leggenda della Santa Énimie, presso la Fonte di Burle (regione Lozère, un tempo Gévaudan), una sorgente carsica, carica di sali di rame che conferiscono alle sue acque il loro tipico colore azzurro.

Dalla biografia di Santa Énimie curata da Bertrando di Marsiglia: «Dio fa cose potenti per coloro che cercano la santità!».