A cura di don Ezio Del Favero

211 – Il santo pastore e i tre monaci

«Al mattino aspetto che sorga il sole, e poi, appena appare, dico:...»

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Il santo pastore

Un pastore montanaro era sceso dai monti e aveva trovato lavoro in una fattoria presso il paese. Aveva vissuto tutta la sua vita con il gregge in montagna e non sapeva nulla della vita di un cristiano.

La domenica il suo padrone lo mandò in chiesa. «E che cosa devo fare, padrone, nella chiesa?», domandò il povero ingenuo. «In chiesa si dice la messa. La ascolterai come fanno gli altri. Come fanno loro, tu farai e dirai quello che loro dicono».

Il pastore si recò in chiesa. La messa era iniziata ed era il momento del Confiteor. Quando il giovane entrò, al rumore dei suoi zoccoli le persone inginocchiate si girarono ed esclamarono: «Mio Dio, che razza di calzature!» e subito dopo, come è consuetudine, si batterono il petto dicendo “Mea culpa!”.

Il pastore si inginocchiò e, siccome gli era stato detto di fare come gli altri, si batté il petto, dicendo: «Mio Dio, che razza di calzature! Mea culpa!».

Logicamente, tutti scoppiarono a ridere.

A Pasqua, il padrone del pastore, essendo un brav’uomo e un bravo cristiano, lo mandò a confessarsi. Il giovane si recò in chiesa con il suo grosso mantello. Entrò nel confessionale e il sacerdote gli chiese: «Conosci il Pater?». «No!». «Oh! Miserabile vita da pastore! Non conosci nemmeno il tuo Pater?». Il giovane rispose: «Oh! Miserabile vita da prete! Sapreste come mungere? Allattare gli agnellini, mettere i battenti ai campanacci, pulire il letame dalla coda del bestiame, che è la parte essenziale del mestiere?». Il prete chiese: «E che dici la mattina quando ti alzi, se non conosci il Pater?». Il pastore rispose: «Al mattino aspetto che sorga il sole, e poi, appena appare, dico: O bel sole, o santo sole, come mi rendi felice! Ti farò tre salti! E faccio tre salti in montagna». «Certo che quest’uomo è uno scemo!», si disse il curato.

Il sole, in quel momento, proiettava dalla finestra, attraversando la chiesa, un lungo raggio di luce che sembrava a una sbarra. Il sacerdote disse al pastore, per vedere se era scemo: «Esci dal confessionale e metti il tuo mantello sopra quella sbarra».

Il pastore prese il suo mantello e lo gettò sul raggio di luce… e il mantello vi rimase sospeso. A quel punto il sacerdote s’inginocchiò ai piedi del giovane pastore, dicendo: «Perdonami e benedicimi, perché tu sei un sant’uomo e io sono un peccatore!».

(da un racconto di Frédéric Mistral del 1884)


I tre monaci

Una volta un vescovo navigava da Archangelsk verso un monastero sulla roccia nelle isole Soloweski. Sulla stessa nave si trovavano anche dei viaggiatori che si recavano in pellegrinaggio dai pii monaci. «Là in lontananza si vede appena una piccola isola», disse un giovane pescatore. «Su quell’isola tre anziani vivono soli soletti, per la salvezza della loro anima». Il vescovo osservò attentamente: «Non vedo nulla. Ne avevo sempre sentito parlare, ma non avevo mai avuto l’occasione di vederli».

Il pescatore cominciò a raccontare come una volta era uscito a pesca ed era stato sospinto fin nei pressi di quell’isola e aveva trovato i tre anziani monaci che lo avevano aiutato a riparare la sua barca. «Facevano quasi tutto in silenzio e anche tra loro parlavano poco. Bastava che uno gettasse uno sguardo all’altro, e si erano già capiti». Disse il vescovo: «Sbarcherei volentieri sull’isola, per vedere gli anziani». «Si può fare – disse il timoniere – eventualmente con una barca a remi».

Il capitano si portò agli occhi il cannocchiale, gettò uno sguardo all’isola e lo passò al vescovo. Effettivamente sulla riva stavano tre uomini. La barca fu calata e il vescovo si diresse verso l’isola. I tre anziani fecero un inchino, il vescovo li be­nedisse e disse loro: «Ho sentito che voi vivete qui per la salvezza delle vostre anime e pre­gate Cristo per l’umanità. Così ho voluto farvi visita e darvi per quanto possibile un po’ d’istruzione». «Ditemi dunque: come vivete per la salvezza della vostra anima e servite Dio nostro Signore?».

Il monaco più giovane rispose: «Non ce ne intendiamo affatto di servire Dio. Noi ci serviamo l’un l’altro procurandoci il pane quotidiano». «Allora come pregate Dio?». L’anziano disse: «Preghiamo così: Tre sei Tu, tre siamo noi. Abbi misericordia di noi, stacci vicino!». «Così non potete pregare, anche se vi rivolgete a Dio Trinità. Ascoltatemi, ve lo insegnerò, con le parole della sacra Scrittura».

E il vescovo parlò loro di Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito santo, e cominciò a recitare il Padre Nostro. Quando egli aveva pronunziato una parte di frase, essi la ripetevano. E così il vescovo trascorse con loro tutto il giorno, ripetendo loro la stessa parola dieci, venti, anche cento volte, e gli anziani lo seguivano. L’oscurità cadeva quando il vescovo tornò sulla nave.

L’ancora fu levata e la nave proseguì il suo viaggio. Il vescovo andò a sedere presso il timone e tutti fissarono lo sguardo sull’isola, fin quando i tre anziani scomparvero dalla vista. Il vescovo quella notte non trovò sonno. Pensava ai buoni anziani, a come si erano rallegrati una volta imparata la preghiera, e ringraziò Dio di averlo condotto là a insegnare loro la Parola di Dio.

Il vescovo dunque sedeva là, immerso nei suoi pensieri, guardando nella direzione in cui l’isola era scomparsa, quando vide i tre anziani che venivano correndo sull’acqua. Il timoniere urlò: «Signore Iddio! Gli anziani ci corrono dietro sul mare come sulla terraferma!». Ancora non si era potuto fermare la nave che già i tre anziani l’avevano raggiunta; salirono in coperta e dissero a una sola voce: «Abbiamo dimenticato quel che tu, servo di Dio, ci avevi insegnato! Insegnacelo di nuovo».

Il vescovo fece un segno di croce, cadde in ginocchio e disse: «Anche la vostra preghiera sale verso Dio, santi uomini di Dio. Io non ho nulla da insegnarvi. Pregate per noi poveri peccatori!». Gli anziani rimasero in silenzio. Poi si voltarono e tor­narono indietro sul mare. E fin verso il mattino questo brillò e luccicò nella direzione in cui erano scomparsi.

(da un racconto di Lev Tolstoj del 1886)