24 novembre 2024

A voi che sognate e sperate!

Il vescovo Renato scrive ai giovani nella loro 39ª Giornata mondiale

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Cari giovani,

mi avventuro a scrivervi questa lettera: mi piace immaginarvi come nel momento in cui ci si incontra e si prova la gioia dell’amicizia. Il desiderio di condividere un po’ di tempo con voi è intenso e non molla, anzi lo sento sempre nuovo dentro di me.

In questo momento penso ai tanti di voi, in particolare adolescenti, che incontro nella circostanza della Cresima. Vorrei dirvi grazie per la disponibilità che mi dimostrate. Per me è un momento che mi dà allegria. Mi piacciono i feedback che mi lanciate. Colgo le vostre originalità, spesso anche ciò che caratterizza il vostro stato d’animo. È davvero interessante vedervi insieme: nel gruppo che formate sembra che ognuno sia di appoggio all’altro. Quando, poi, dite qualcosa di voi, subito appare l’approvazione degli altri oppure il loro sconcerto. Sempre la nostra vita è aperta sugli altri che ci possono o incoraggiare o anche suggerire di cambiare qualcosa di noi.

E, poi, mi immagino i giovani con un po’ di anni in più che si dedicano ad animare attività e iniziative che vengono proposte a ragazzi e ragazze. Vi vedo nelle nostre comunità parrocchiali, in particolare nei Grest estivi e nei campeggi, al Villaggio San Paolo o a Villa Gregoriana. Apprezzo molto lo stile di attenzione, di aiuto, di cura che dimostrate verso i più giovani tra voi. Qualcuno ha proprio la stoffa dell’animatore, altri sono più propensi a mettersi in gioco alla pari offrendo vicinanza e amicizia. Quando questo succede si nota che il luogo e il tempo in cui ciò avviene sono più luminosi e più entusiasmanti. Vi ringrazio per questa bella testimonianza che date a noi adulti e alle nostre comunità.

Ecco, ora rivedo tutti coloro che, o da soli o in piccoli gruppi, vi accingete ad andare a scuola. A volte si tratta di una vera ondata sulle strade e negli autobus. Se viaggio in auto, mi sento nella necessità di rallentare e di porre attenzione a voi, alle vostre mosse. Anche questa situazione mi suscita una sensazione molto positiva: vi vedo dediti alla vostra crescita, mentre puntate su un futuro di bene che vi chiama e vi sollecita. Comprendo le fatiche della scuola, a volta i disagi che lì sperimentate, ma confido che siate

anche nella voglia e nel coraggio di rendere migliore il mondo della cultura, dei saperi, delle scienze, della tecnologia, dell’universo digitale. In tutto questo sento che siete più avanti di noi adulti e posso sperare che offrirete il meglio di voi per rendere la vita di tutti più rassicurante e più vivibile.

C’è un’altra immagine molto simpatica di voi, quando dalla casa dove abito a Belluno, in via San Lucano 18 – si chiama “vescovado” – vi scorgo a piccoli gruppi, a volte in coppia, lungo via Sottocastello. Sembra una vostra strada che vi piace, senza traffico di auto, dove potete sostare. Penso che sia un percorso di amicizie, di conoscenze da fare, di storie da raccontare, a volte di difficoltà da condividere. Sì, è vero, si impara la

vita camminando insieme, ascoltandosi, dandosi la mano, raccogliendo qualche pianto, cercando assieme delle vie d’uscita.

Anche quando vi scorgo a praticare sport, a frequentare le strutture adibite a questo, oppure quando vi incontro in montagna, mi faccio un’immagine molto incoraggiante di voi. Sembra che la vita vi venga incontro, vi chiami a esprimerla in meglio, a scoprirne l’energia che porta con sé, a misurarvi anche con i suoi limiti, a conoscerla ancora. È un’esperienza in cui ci sentiamo natura, ci scopriamo ambiente, ci riconosciamo parte del creato. Quest’ultima è una parola da sperimentare tutti per rendere più bello il nostro essere venuti a questo mondo che non sempre abbiamo rispettato e custodito.

Se guardo a voi, non posso che nutrire fiducia nel futuro.

Mi permettete un’altra immagine di tanti e tanti giovani che non incontro: vorrei pensare che non sono anonimi. In un certo senso desidero tanto poterli incontrare. Anche se ciò non avviene nei fatti, c’è un pensiero in me e c’è un desiderio di amicizia che mi portano a pensarli come una promessa di bene, un sogno da realizzare, una possibilità di vita, una parabola d’amore.

Voglio ringraziarvi «tutti, tutti, tutti». Questa ripetizione entusiastica è propria di papa Francesco. La condivido con voi nella circostanza della 39ma Giornata Mondiale della Gioventù, domenica 24 novembre.

E mentre immagino tutti i vostri amici e amiche che hanno attraversato momenti oscuri e sono rimasti feriti, desiderando per loro tutto il bene possibile per riprendere, intendo lasciarvi, accanto alla mia gratitudine, l’augurio e la benedizione scelti da papa Francesco per questa circostanza: «Quanti

sperano nel Signore camminano senza stancarsi» (cfr Is 40,31).

Ciao a tutti!

+ Renato vescovo