Per la nostra diocesi il 14 maggio è festa: si ricordano i santi Vittore e Corona, due martiri che l’antica diocesi di Feltre ha portato in dote e che dal 1986, insieme a san Martino, sono patroni della diocesi di Belluno-Feltre. Non sono mancate neanche quest’anno le manifestazioni di devozione, le processioni che nella notte o alle prime luci dell’alba hanno portato i pellegrini sul monte Miesna. Ma la celebrazione più sentita è naturalmente quella con il Vescovo diocesano.
Nell’omelia, don Renato ha dettato la sua riflessione muovendo dalle letture bibliche. Il libro dell’Apocalisse annuncia «una moltitudine immensa», proveniente da «ogni nazione, tribù, popolo e lingua»! E il Vescovo ha aggiunto: «Vittore e Corona… hanno inaugurato con il loro martirio uno sguardo infinito sulle nostre vicende, sulla nostra popolazione; hanno impresso alla nostra città di Feltre e a tutto il nostro territorio le dimensioni di quella moltitudine immensa… È la visione di Dio!». Di qui l’invito, rivolto a tutta la diocesi: questa festa ci invita «ad uscire da sguardi meschini, sospettosi, impauriti, a volte arcigni e inquisitori… a cui ci lasciamo andare chiudendoci in autodifesa». La rappresentazione della “moltitudine immensa” deve diventare «il nostro sguardo, il nostro pensiero, il nostro affetto, il nostro impegno sociale, la nostra azione politica, la nostra cura dell’ambiente e – più specificatamente, per le nostre comunità ecclesiali – la nostra umile, disarmata e coraggiosa testimonianza al Vangelo».
Un ulteriore spunto di riflessione è venuto dal Vangelo del giorno, in cui ritornava l’immagine evangelica del “buon Pastore“: è Gesù stesso che si propone come quel pastore che alle sue pecore dà «la vita eterna», assicurando che «non andranno perdute in eterno» e che «nessuno le strapperà dalla mia mano». Di più: poiché Gesù e il Padre sono «una cosa sola», «nessuno può strapparle dalla mano del Padre». Ecco in queste immagini il ritratto dei santi patroni Vittore e Corona, che si riconoscono «nella parabola delle pecore che mai potranno essere strappate dalla mano del loro pastore».
Ma queste sono parole che Gesù ha detto, mentre si avvicinavano i giorni della passione, quando la calunnia e la menzogna, il tradimento e la prepotenza lo inchiodarono alla Croce. Un mistero che si attualizza ancora nella Chiesa, come ha preannunciato il Maestro: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me». Per questo – ha concluso mons. Marangoni – «intendiamo, come Chiesa di Belluno Feltre, rivolgere uno sguardo di affetto, di ammirata vicinanza, di evangelica adesione a papa Francesco. Sulla scia di Vittore e Corona, la sua scelta di vivere e testimoniare il Vangelo spesso – come in questi giorni – suscita incomprensioni ingiustificate, sospetti infondati, evidenti opposizioni, false calunnie nei suoi riguardi». Nella preghiera il Vescovo ha voluto «esprimere tanta gratitudine per lo sguardo di Dio che egli [il Papa], con le sue parole, con il suo stile di vita e di ministero, con le sue scelte pastorali, sta riconsegnando alla Chiesa, stupita del dono di misericordia che il Vangelo annuncia, e dona a tutti e sta mostrando al mondo intero – frastornato da mille poteri – ma in realtà assetato di giustizia, di libertà, di fraternità e di pace». Parole di un Vescovo in comunione con il Vescovo di Roma, in questo momento storico, in cui la franchezza apostolica si scontra con l’incompresione e la cattiveria, rendendo il messaggio dei martiri attuale, legato alla cronaca quotidiana.