Il capitolo sesto del Vangelo di Giovanni continua a riservarci delle sorprese, Gesù non ha ancora esaurito le novità che porta con sé il mangiare il vero pane del cielo. Più passano le domeniche, più Gesù approfondisce il suo rapporto con il Padre e più cresce il bisogno di presentarsi e di consegnarsi come Pane Vivo, ma sempre avendo in mente che tutto parte dalla moltiplicazione dei pani.
Questa insistenza sul Pane mette in risalto l’importanza di mangiare insieme: quando invitiamo gli amici a mangiare insieme a casa nostra vogliamo comunicare qualcosa in più del semplice riempire lo stomaco, vogliamo condividere qualcosa di noi e della nostra vita attraverso il mangiare alla stessa tavola. Il buon cibo più favorire la compagnia, ma quello che cerchiamo e troviamo è una sazietà che non è strettamente collegata allo stomaco. Possiamo cogliere nelle parole appassionate di Gesù un invito a volere stare con noi, a condividere la sua vita con chi accetta di mangiare il suo cibo. La sazietà di questo cibo non è strettamente utile al tempo presente, ma ci apre l’orizzonte della vita futura: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna» e non è cosa di poco conto. Partecipare al banchetto domenicale porta con sé un sacco di ricchezza. È sempre emozionante vedere l’assemblea che si mette in cammino per ricevere l’Eucaristia: ognuno ha bisogno di quel pane, nessuno escluso, tutti ci mettiamo alla ricerca di quel nutrimento senza distinzioni di età, razza, sesso o condizione sociale: tutti siamo affamati del pane di vita eterna.
Il poeta contemporaneo Davide Rondoni, in occasione dei 200 anni dell’Infinito di Leopardi, stava riflettendo con il pubblico sulla sete di infinito che portiamo dentro e una donna gli ha chiesto: «Ma perché i nostri giovani allora si ubriacano tutti i sabati sera, se abbiamo questa sete di infinito?». La risposta è stata un po’ sferzante, com’è tipico del nostro poeta: «Lei critica questo modo assurdo di saziare la sete d’infinito che portiano dentro i giovani perché si ubriacano e hanno bisogno dell’eccesso per sentirsi pieni, ma noi cristiani facciamo una cosa altrettanto assurda: ci nutriamo tutte le domeniche del Corpo di Cristo per avere la vita eterna, per saziare la fame d’infinito. Se noi facciamo questa cosa assurda, non possiamo meravigliarci che un giovane faccia una cosa altrettanto assurda per cercare di colmare la sua vita: siamo tutti cercatori dell’Infinito che dà senso alla vita!».
E poi è proprio così, abbiamo trovato il pane vivo e non possiamo più farne a meno, è davvero un nutrimento necessario per la nostra vita, è la promessa della vita eterna e della resurrezione dei morti.
Gesù non va per il sottile neanche con i giudei, i suoi fratelli del popolo eletto, quando ricorda che i padri mangiarono la manna del deserto e morirono. Non c’è scampo neanche per loro che hanno superato la prova della liberazione dall’Egitto, il vero pane disceso dal cielo da vita nel presente e nel futuro.
Il mandato finale alla fine di ogni celebrazione eucaristica ci invita proprio a trasmettere quello che abbiamo sperimentato partecipando al banchetto eucaristico: abbiamo davvero gustato e visto quanto è buono il Signore! E non possiamo trattenerci dal far sapere ad altri ciò che abbiamo gustato.
Ciò che è compiuto nel rito aspetta di essere compiuto nella vita.