A cura di don Paolino Rossini (1ª domenica di Avvento - anno C)

Alzate lo sguardo

Mentre il pessimismo ci tenta, in questo clima di scontentezza, “Avvento” vuol dire che “Dio viene”

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L’anno liturgico che oggi comincia ci porta avanti, ci mette in cammino. È un cammino che fa salire perché ha prospettive di crescita. È un cammino in compagnia di Cristo e della sua vasta comunità. Se si guardano gli anni che passano senza la prospettiva di questo camminare con Dio, si fa presto a cedere al fatalismo e alla rassegnazione, con il rischio che prevalga l’idea del tempo che passa senza un senso. Il vangelo dice di alzare lo sguardo, perché il Cristo c’è e viene.

Mentre il pessimismo ci tenta e dice che tutto sta andando in rovina, in questo clima di scontentezza, con prese di posizioni estremiste e irrazionali, “Avvento” vuol dire “Dio viene”, c’è. Entriamo perciò nell’anno liturgico con la comunità cristiana che percorre il tempo con scadenze settimanali e ascolta la parola di Dio, la prega, la vive. Il ciclo di letture di quest’anno che inizia è quello dell’anno “C” col vangelo di Luca da leggere e seguire passo passo. Ci guiderà a confrontare la nostra vita e a uniformarla sempre un po’ di più al vangelo. Confronterà i problemi del nostro tempo con la lieta notizia di quello che è chiamato “Vangelo della gioia” (così è definito quello di Luca). Le parole di Gesù salveranno la nostra epoca, le daranno speranza, suggeriranno soluzioni ai problemi.

Ci saranno poi le grandi feste, le ricorrenze più sentite: i momenti straordinari sono sempre di aiuto, ma gli incontri liturgici normali e settimanali (frequentati per quanto possibile) rincuorano e danno forza e serenità. Nel tempo liturgico che percorriamo ci sono, da subito, alcuni avvertimenti, pochi, semplici, chiari di Gesù: «Non lasciatevi ingannare da falsi annunci» che parlano diversamente dal Vangelo. «Non seguiteli. Non vi terrorizzate per le cose che accadono». Il Signore verrà. Anzi, è accanto ogni giorno.

Il giudizio universale e la venuta del Figlio dell’uomo: sono fatti che non vanno pensati solo per la fine del mondo, ma accadono continuamente.

Quando ascoltiamo il Vangelo e ci lasciamo istruire e giudicare dalle parole del Signore, ci sentiamo ben consigliati e incoraggiati a proseguire. Dovremo sempre modificare la rotta in qualche aspetto particolare, ma vedremo in questo dei veri progressi. Chi non ascolta il vangelo e non se la sente di seguirlo, vive nella paura delle cose che accadono («morirà dalla paura») perché segue idee false e strade che non portano alla vita: ed è già giudicato!

Chi segue e frequenta il vangelo non ha paura del buio. Sa che ci sono momenti di prova e di oscurità, ma la fede è la piccola luce che illumina abbastanza per non perdersi. Nulla di quello che può capitarci nella vita è materiale di scarto, ma tutto può servire nella costruzione del Signore. Il vangelo permette di costruire su un fondamento solido e sicuro. Permette di andar avanti col Signore e non rimanere fermi e ripiegati su sé stessi.

«Il ritorno del Figlio dell’Uomo in potenza e gloria»: occorre una precisazione importante, pena un grave fraintendimento. Questo ritorno in potenza non significa in alcun modo che Dio, alla fine, abbandonerà la strada dell’amore (che è parte della logica della Croce) per sostituirvi la logica della potenza. Se così fosse, la Croce non sarebbe più il centro del progetto di salvezza e seguire il Cristo crocifisso non sarebbe l’elemento decisivo del discorso… Allora l’amore sarebbe inutile: è quello che affermano i falsi profeti.

Nulla di tutto questo! Il ritorno del Figlio dell’Uomo sarà il trionfo del Crocifisso che svelerà l’amore (non altro!) e produrrà salvezza vera.