A cura di don Andrea Canal (16ª domenica del tempo ordinario - anno B)

Andiamo in vacanza con Dio

Per Gesù il vero riposo sta nel ritrovare il senso delle nostre scelte, nel ritrovare l’unità profonda della nostra esistenza

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Il Vangelo di oggi va letto avendo in mente l’immagine con cui ci siamo lasciati la settimana scorsa: Gesù ha inviato i suoi come missionari per portare cura e guarigione alle persone che incontravano. Oggi li vediamo al rientro dalla prima esperienza e Gesù senza pensaci due volte li invita a riposare, dopo le fatiche è importante prendersi del tempo per riposare, per rigenerarsi… Potremmo pensare, infatti, che il riposo consista nello sbarazzarci dei nostri problemi e di quelli della gente, come se fosse possibile fare una pausa dalla vita ed entrare in una parentesi, in cui lasciare fuori tutto ciò che ci angustia. In realtà Gesù sa bene che prima di dare gli altri dobbiamo avere noi qualcosa dentro e quando siamo sfiniti ci ricorda che abbiamo bisogno di stare in disparte. Dobbiamo tornare alla nostra relazione principale e profonda, quella con lui.

Per Gesù il vero riposo è questo. Consiste piuttosto nel ritrovare il senso delle nostre scelte, nel ritrovare l’unità profonda della nostra esistenza, perché solo così noi possiamo trovare davvero riposo. E quale sia questo elemento unificante e pacificante, Gesù lo mostra alla fine del Vangelo di oggi, quando, sceso dalla barca, vede la folla che lo cerca e ne ha compassione (Pizzaballa)

Ci aiuta anche l’immagine della prima lettura: di fronte a chi disperde il gregge, Dio si presenta come colui che si prende cura delle sue pecore, è una sua priorità prendersi a cuore tutte le pecore e provvedere per loro dei pastori. Il salmo 22 che segue ci invita proprio a confidare nel Pastore. Forse in tanti – invece di leggerlo – lo abbiamo canticchiato nella melodia di Turoldo: è un testo poetico che ci mostra come la relazione con il pastore è fondamentale per la singola pecora e per l’intero gregge.

I discepoli al rientro dalla prima missione sono carichi di successi, addirittura si crea un movimento così grande che si dimenticano di mangiare e Gesù li richiama per dargli un po’di ristoro, gli ricorda dov’è lessenziale e Marco ce l’ha già detto qual è l’essenza del discepolo: «Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli – perché stessero con lui e per mandarli a predicare». Sono due facce della stessa medaglia: stare con Lui e andare a annunciare.

Gesù invita i suoi a venire in disparte, a ritirarsi da quel centro dell’attenzione di cui troppo spesso abbiamo bisogno per sentirci utili, convinti di poter e dovere soddisfare le domande di tutti. Per questo fa venire loro soli, sottraendoli agli sguardi e alla ricerca di chi attende da loro prodigi e guarigioni, staccandoli per un po’ da ogni relazione che è sempre faticosa ma anche gratificante, per consentire loro di misurarsi con quello che realmente sono. (Curzel)

Il tempo estivo, tempo di riposo per eccellenza, tempo per cambiare ritmo, per prenderci cura di noi non ci lascia soli… Gesù appena si accorge che la gente si sente sola senza le sue guide, le guarda con compassione, si sente profondamente toccato dal loro stato d’animo… La risposta di Gesù alla folla dolente che lo assedia non sono miracoli o guarigioni, sono gli apostoli, inviati a prendersi cura; sono io, siamo noi, se abbiamo imparato il cuore di Dio.

Andiamo in vacanza con Dio! Proviamo a riposare con lui: una preghiera al mattino, un piccolo brano, un silenzio breve ma intensamente cercato. Cerchiamo un luogo in cui posare la testa sulla spalla di Dio.

È il grande insegnamento di quel giorno: impariamo uno sguardo che abbia commozione e tenerezza, e poi le parole di cura nasceranno. (Ronchi)