Ufficio di pastorale dell’educazione e della scuola

La spiritualità dei bambini ZeroSei

Agli insegnanti di religione: state accanto, coltivando la meraviglia attraverso la narrazione

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«È importante ascoltare: dobbiamo renderci conto che i bambini piccoli osservano, capiscono e ricordano. E con i loro sguardi e i loro silenzi ci parlano. Ascoltiamoli!». L’appello di papa Francesco al summit mondiale sui diritti dei bambini, svoltosi in Vaticano con leader mondiali nei primi giorni di febbraio, è in sintonia con quanto emerso nell’incontro di formazione e aggiornamento del 1° febbraio dedicato agli insegnanti di religione cattolica delle Scuole d’Infanzia e Primaria paritarie e statali.

Il tema dell’appuntamento – «La spiritualità dei bambini Zero-Sei: aspetti psicologici, pedagogici, teologici» – ha suscitato molto interesse e coinvolto una settantina di persone,  anche qualche catechista e genitore,  per un’intera mattinata nella sala parrocchiale di Cavarzano.

Un obiettivo dell’incontro era quello di far dialogare tre discipline: psicologia, pedagogia, teologia, su un argomento delicato e meritevole di attenzione: la spiritualità nei bimbi in età prescolare.
Due le relatrici che hanno offerto con competenza diversi spunti di riflessione e indicazioni per rapportarsi ai piccoli, saperli ascoltare, cogliere il loro mondo interiore: la dottoressa Elisabetta Bellomo, psicologa, referente FISM Nazionale Area Spiritualità e Religiosità, formatrice a livello nazionale e Coordinatrice  pedagogica da un anno  della FISM provinciale di Belluno e la professoressa Barbara Rossi, docente di Didattica generale e Pedagogia, Dirigente Didattico, formatrice e componente del Comitato Scientifico del Centro Studi Scuola Cattolica della Conferenza Episcopale Italiana, in qualità di esperta.
In diversi modi è stata ribadita la necessità di prendere in seria considerazione la cura della dimensione spirituale del bambino per gettare una base serena e una vita felice. Ambedue le esperte hanno evidenziato l’importanza della “narrazione”, che permette di situare il bambino nel registro del dialogo della fede, innanzitutto intesa come “fiducia”.

Noi pensiamo “per storie” ed è decisivo per andare verso “l’oltre” costruire le storie attraverso le parabole. Nelle parabole evangeliche ognuno è chiamato a prendere posizione e Dio si manifesta proprio attraverso il linguaggio di Gesù.

Soddisfare le esigenze fondamentali del bambino.

Tra la dimensione spirituale e quella religiosa c’è un legame stretto, ma non sono la stessa cosa. La dimensione religiosa riguarda la relazione con la Trascendenza, con Dio, la vita spirituale di un bambino si forma, si alimenta in base a come sono soddisfatte o non soddisfatte alcune esigenze fondamentali: le esigenze interiori di sicurezza, di identità, di conoscenza ed esplorazione, di affermazione dell’io, di significato,  di appartenenza e di autonomia. Tutte dimensioni “non materiali”. La dimensione spirituale conduce ad una competenza esistenziale e si esprime nella capacità di fare domande.
Si coglie l’importanza, dunque, della “alfabetizzazione spirituale”, di rispondere ai bisogni interiori, che si intrecciano poi con il vissuto, il clima di accoglienza e culturale della famiglia e della scuola. L’insegnante è un importante mediatore che invita ad ampliare l’immaginazione e lo stupore del bambino. Ed è questa dimensione ad aprire la porta all’approfondimento del potenziale religioso del bambino.
Essere bambini non è solo preparazione alla vita adulta, come spesso si intende, ha una sua identità e pienezza da promuovere e valorizzare. Un bisogno fondamentale da riconoscere e soddisfare è quello di coltivare la meraviglia, che mantiene l’apertura alla ricerca fin da piccolissimi.

Narrar crescendo di Barbara Rossi

Tra i diversi testi suggeriti ai docenti per l’approfondimento: Narra crescendo. Pratica narrativa e cura educativa nella scuola dell’infanzia, della pedagogista intervenuta all’aggiornamento.

Il libro del 2024 risponde alla domanda: «In che modo la pratica narrativa nella scuola dell’infanzia può promuovere l’espressione di sé, la cura educativa per l’esistenza e l’utilizzo della fiaba come ambito simbolico e di costruzione di nuove storie di vita?». Nelle recenti recensioni si legge: «Attraverso un quadro teorico che spazia dalla psicologia cognitiva alla didattica alla psicoanalisi e alla filosofia della cura, si presentano spunti utili ai docenti e agli adulti nell’arte di raccontare e sentire storie, nel progettare esperienze. La lettura diventa un viaggio che connette i bambini con ciò che sentono, consentendo di riconoscere e accogliere l’altro nell’espressione narrativa di sé».

Paola Barattin