C’è una strada da imboccare
per non sentirsi soli,
per non franare a valle.
Ora stringiamoci le mani
Se questa nostra terra
si merita un domani
dobbiamo riprometterci
che ognuno la consoli…
Carissime/i, queste parole in apertura della lettera provengono dalla canzone Alziamo la voce che un gruppo di giovani artisti bellunesi ha composto e cantato nei giorni difficili dopo la tempesta Vaia. Mi capita non di rado di tornarvi, ascoltarla, percepirne ancora gli echi e le emozioni. Fu un inno di speranza, appunto una voce che si alza ridestando gli animi abbattuti, ricomponendo i cuori smarriti, incoraggiando gli spiriti affranti, rinvigorendo i corpi esanimi. Fu pure un riconciliarsi con le forze della natura…
La immagino accanto alla parola evangelica, pronunciata da Gesù – «Alzati e cammina» (Mt 9,5; Mc 2,9; Lc 5,23; Gv 5,8) – che sembra addirittura rispecchiare il canto di speranza di quei giovani artisti.
Queste parole rigeneranti sono benefiche anche nella stanchezza che sovente serpeggia nel vissuto delle nostre comunità, quando non riusciamo a scorgere il movimento lieve e soffuso dello Spirito che non abbandona mai la sua opera, poiché – come affermiamo nella professione di fede – «È Signore e dà la vita». A Pentecoste il suo soffio fu tumultuoso, come in ogni inizio quando si dischiude una vitalità nuova che non avrà mai più fine.
Il nostro essere Chiesa oggi, in questo attraversamento di guado che papa Francesco ha definito “cambiamento d’epoca”, resta suo dono: «Lo Spirito Santo e noi…». E lo Spirito tuttora porta il soffio delle parole di Gesù: «Alzati e cammina». Se siamo prostrati, ancor più esse ci riguardano e sono la “Parola altra” che ci fa vivere, ci guarisce, ci salva. Rimetterci in cammino è diventare «uomini e donne, appartenenti a questa via» (At 9,2), come furono definiti agli inizi i discepoli del Signore. È questa anche la nostra immersione nelle vicende del mondo, similmente al battesimo di Gesù al Giordano; è il nostro abitare tutta quanta questa umanità con la disarmante novità dell’amicizia e della fraternità e con la sfida del perdono, in fila con tutti e arrischiando ogni prossimità. Così il mondo diventa la strada da percorrere verso il Regno. La Chiesa vi è pellegrina, per amore, per grazia, per dedizione…
Auguro a tutte la comunità di alzare la voce, di levare lo sguardo, di prestare ascolto, di stendere le braccia e aprire le mani, di avanzare nel cammino affrettando il passo: «Alzati e cammina!».
Apriamo così l’anno pastorale 2024-2025!
In sinodo: per camminare insieme
Tutto parla di cammino. Viene spontanea questa immagine per rappresentare il vissuto di questa nostra Chiesa di Belluno-Feltre che è “locale” perché ha lo spessore della vita della popolazione di queste valli e montagne dolomitiche. In questo territorio in cui si incarna, la nostra Chiesa è in continua elaborazione culturale: se essa «non fa cultura, la fede rimane campata per aria, perché la cultura è la vita delle persone e delle comunità letta nei suoi valori e significati» (cfr. Lineamenti 17). Sì, dunque, siamo in cammino!
Vorrei ricordare qui che il nostro camminare è triplice o, meglio, ha tre componenti che necessitano di essere raccordate insieme: è come camminare a tre livelli, ma nel medesimo spazio e tempo e nella stessa direzione.
A livello mondiale
Mi riferisco innanzitutto al Sinodo dei Vescovi con cui papa Francesco ha coinvolto le Chiese di tutto il mondo. È il primo livello del nostro camminare insieme, direi la motivazione che ha messo in moto anche gli altri due. Chi si è reso disponibile – ovunque fosse – ha potuto dare il suo contributo nelle tantissime “conversazioni nello Spirito” che sono state attivate. In diocesi ne abbiamo attuate circa 250. Ora questo livello sta giungendo a un punto di arrivo anche se non il definitivo: dal 2 al 17 ottobre 2024 si terrà la II Assemblea sinodale generale a Roma. Il frutto di tale elaborazione e discernimento, iniziati a ottobre del 2021, sarà affidato a papa Francesco che disporrà la cosiddetta “ricezione” che impegnerà tutte le Chiese del mondo ad accogliere e attuare quanto consegnato. Non dimentichiamo che una domanda sta alla base di tutto questo: Come essere Chiesa sinodale in missione?
A livello italiano
Questo primo livello del camminare insieme di tutta la Chiesa ha generato e poi portato in seno il secondo livello che ha impegnato direttamente tutte le Chiese in Italia – si tratta di 226 diocesi – chiamato Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Noi comunità ecclesiale di Belluno-Feltre siamo pienamente partecipi di questo livello. Quanto è stato proposto alle Chiese di tutto il mondo, noi l’abbiamo concretamente accolto e attuato. Fino ad oggi – dal 10 ottobre 2021, quando ha avuto inizio – abbiamo già attraversato due fasi, chiamate, la prima narrativa e la seconda sapienziale. Ora stiamo portando a termine la fase profetica che ci impegnerà lungo tutto il corso di questo anno pastorale 2024-2025. In essa sono previste due Assemblee sinodali con i rappresentanti di tutte le nostre Chiese d’Italia: la prima, dal 15 al 17 novembre 2024 e la seconda, dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Si dovrebbe giungere a delle indicazioni e scelte pastorali da precisare e attuare a livello diocesano, impegnando tutte le nostre comunità parrocchiali che hanno iniziato a collaborare insieme.
A livello diocesano
Nel solco del precedente livello, possiamo riconoscere quello diocesano, il terzo livello che evidenzia quanto da noi operato con l’impegno dei Gruppi sinodali, poi dei Cantieri di Betania e con l’elaborazione compiuta in tutti i Consigli pastorali, dapprima nelle parrocchie e, poi, in diocesi.
Molto significativa è la Sintesi della fase sapienziale con cui la nostra diocesi, a fine aprile scorso, ha dato il suo apporto al Cammino sinodale, in quattro punti:
- La centralità del Vangelo;
- Lo stile di prossimità della Chiesa;
- Corresponsabilità e ministerialità nella comunità;
- L’Annuncio: priorità pastorale della missione della Chiesa.
Si è trattato di un intreccio, a volte faticoso, ma che ci ha resi partecipi di un camminare insieme di tutte le Chiese, come condizione per accogliere, in modo nuovo e adeguato alle sfide socio-culturali di oggi, la promessa e la missione affidate da Gesù agli apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8).
In queste parole del Risorto è indicato il tempo aperto che sta davanti a noi e il cammino che ancora è necessario percorrere. Non dimentichiamo la scena raccontata da Luca dei due discepoli nel mentre riconoscono Gesù allo spezzare del pane in casa ad Emmaus: egli si è già allontanato da loro ed essi sentono il bisogno di partire e di riprendere il cammino.
Il cammino continua lungo l’anno pastorale 2024-2025
Mi premuro ora di raccogliere le componenti che caratterizzeranno il nostro camminare lungo quest’anno pastorale, nel mentre prosegue il Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Non possiamo qui tralasciare i passi compiuti precedentemente e che ci hanno portato ad avviare un’esperienza di fraternità e di collaborazione pastorale tra le nostre comunità parrocchiali nel contesto delle sei Convergenze foraniali. Abbiamo anche un punto di non-ritorno da predisporre: ci eravamo già impegnati a operare un discernimento su questo avvio di vicendevole collaborazione tra comunità, stabilendo un tempo: entro la festa di San Martino, l’11 novembre 2025. Oggi possiamo ammettere che la dinamica del Sinodo attivata da papa Francesco ha meglio evidenziato questa esperienza di riforma e rinnovamento della nostra realtà ecclesiale.
Consideriamo le componenti di questo nostro avanzare nell’anno pastorale.
Attivare il Coordinamento foraniale
Mi sembra illuminante quanto è scritto all’inizio della I Parte dell’Instrumentum laboris della prossima seconda sessione del Sinodo dei Vescovi, titolata “Relazioni”:
Lungo tutto il processo sinodale e a tutte le latitudini è emersa la richiesta di una Chiesa non burocratica, ma capace di nutrire le relazioni: con il Signore, tra uomini e donne, nella famiglia, nella comunità, tra gruppi sociali.
Noi corriamo, a volte, il rischio di non coltivare le relazioni. Così il nostro essere Chiesa si congela. Le comunità parrocchiali che tra esse collaborano e appartengono alla medesima Convergenza foraniale – ne abbiamo 6 in diocesi – richiedono capacità relazionale innanzitutto in chi ha responsabilità pastorale come i parroci e i vicepresidenti dei Consigli pastorali. Nel Coordinamento foraniale, di cui fanno parte, si incontrano per conoscersi, confrontarsi sul vissuto delle parrocchie, promuovere la fraternità e la collaborazione tra di esse. Esso non è un agglomerato di burocrazia, ma un incontro fraterno tra presbiteri, persone laiche e consacrate che operano per lo stesso fine pastorale, appassionati delle loro comunità. A loro deve stare a cuore l’aiutarsi vicendevole e il coordinarsi. Nel Coordinamento foraniale si sperimenta lo stile di sinodalità e il fine missionario dell’essere Chiesa sul territorio. In questo anno pastorale è previsto in conformità alla Carta d’Intenti e alla Mappa delle collaborazioni il confronto, la verifica, e l’ulteriore elaborazione della collaborazione pastorale tra le parrocchie. Spetta al Coordinamento foraniale programmare, accompagnare e sostenere tutto questo. A tal fine, nel mese di ottobre e di novembre, si terranno i sei incontri residenziali dei Coordinamenti foraniali, insieme con il vescovo.
Occorre riattivare in seno al Coordinamento foraniale una piccola giunta composta dal vicario foraneo, dal delegato foraniale, dal rappresentante in CPr e dall’altro rappresentante in CPD.
Fare discernimento in ogni collaborazione tra comunità parrocchiali
Sperimentandoci come “Chiesa sinodale in missione”, lungo il corso dell’anno, è importante curare con particolare attenzione i quattro aspetti della collaborazione in pastorale tra parrocchie. Il riferimento da riprendere in mano è dato dalla Carta d’Intenti e dalla Mappa delle collaborazioni in pastorale tra le parrocchie che hanno previsto: «Il primo triennio, fino all’11 novembre 2025, sarà di graduale attuazione».
Spetta innanzitutto al Consiglio pastorale avere questa cura e prevedere la verifica, evidenziando aspetti di criticità e aspettative che andranno considerate e valutate anche nel Coordinamento foraniale e negli organismi diocesani. A riguardo la Segreteria pastorale predisporrà materiale e tempi di attuazione.
Nella seconda parte dell’anno, durante il tempo della Quaresima, si terranno le sei Assemblee diocesane – una per Convergenza foraniale – che negli anni precedenti si svolgevano all’inizio dell’anno pastorale. Questa diversa calendarizzazione ci permette di mettere insieme la verifica sul primo triennio delle collaborazioni in pastorale tra parrocchie e l’apporto che siamo chiamati a dare al Cammino sinodale delle Chiese in Italia, conforme a quanto riportato sopra. La Segreteria pastorale comunicherà calendario, materiale, modalità di attivazione.
Giubileo 2025: Pellegrini di speranza
L’evento ecclesiale del Giubileo nell’anno 2025 e il tema scelto da papa Francesco – Pellegrini di speranza – costituiscono a livello personale e comunitario un’esperienza da accogliere e vivere come “rinnovamento di vita cristiana”. Essa dunque si inserisce a evidenziare ulteriormente l’intento di fondo del Cammino sinodale:
La vita cristiana è un cammino, e ha certamente bisogno di momenti forti per rinnovarsi. Papa Francesco indica allora i gesti giubilari a partire dal pellegrinaggio, atto tipico di chiunque va alla ricerca del senso della vita, soprattutto quando è fatto a piedi. I cristiani, come da tradizione giubilare, sono invitati a Roma, dove le basiliche papali avranno aperto le porte sante. […] Accanto a questi gesti papa Francesco elenca otto segni di speranza giubilare.
(Marco Gallo, Adesso, non domani. Il Giubileo della speranza, Messaggero, Pd 2024, pp. 10-11)
L’apertura dell’Anno Santo avverrà nella basilica di San Pietro a Roma il 24-12-2024. Le diocesi sono invitate a inaugurare l’anno giubilare nelle cattedrali domenica 29 dicembre con un apposito rito che prevede il gesto simbolico di camminare da una chiesa a un’altra.
La nostra diocesi ha già programmato il pellegrinaggio diocesano a Roma – come già comunicato – nei giorni 8-11 settembre 2025.
Il 13 maggio scorso la Penitenzieria Apostolica ha emesso una serie di indicazioni e condizioni per ricevere l’Indulgenza giubilare anche per chi non va in pellegrinaggio a Roma, ma può compiere un pellegrinaggio in diocesi o visitare dei luoghi particolari designati dal vescovo diocesano. A tal fine – consultati i vicari foranei – ho ritenuto opportuno, per rendere più accessibile tale offerta, che l’Indulgenza giubilare si possa ricevere in tutte le chiese parrocchiali della diocesi in un giorno particolare che potrebbe essere la ricorrenza del patrono, o la memoria della dedicazione della chiesa parrocchiale o – se tali ricorrenze coincidessero con date non opportune – in un giorno particolare da scegliere. Questa possibilità – unica nell’Anno santo – sarà esplicitata prossimamente e riportata in decreto vescovile. Sarà necessario che la scelta del giorno sia comunicata alla cancelleria vescovile e sia approvata.
È importante considerare un’importante opportunità riportata nel medesimo decreto della Penitenzieria apostolica. Essa arricchisce il valore del Giubileo:
Allo stesso modo i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili…), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr. Mt 25, 34-36) e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera.
«C’è una strada da imboccare…»
La canzone riportata in apertura dice esplicitamente di che si tratta: «… per non sentirsi soli – per non franare a valle – ora stringiamoci le mani».
È un’efficace immagine per dire: se intendiamo corrispondere alla chiamata e al dono della fede ed essere “Chiesa sinodale in missione”, occorre che “ci stringiamo le mani”.
- Ossia, le nostre comunità parrocchiali hanno bisogno della partecipazione di tutti e non di uno solo che faccia tutto…
- Inoltre, non c’è da cercare o inventare chissà quali nuove teorie, ma necessita attivare ciò che rende vitale ogni realtà comunitaria: la partecipazione di ognuno, le mani di tutti che si stringono, la corresponsabilità come “pane quotidiano”…
- Così diciamo nel nostro linguaggio pastorale: occorre valorizzare e attivare in particolare alcune competenze che chiamiamo “servizi” o “ministeri”, a volte “incarichi” o “mandati”…
È questa la “strada da imboccare”. Da subito vogliamo aiutarci in questo.
Concludo riportando a riguardo quanto scritto nella Sintesi della Fase sapienziale maturata nei nostri gruppi ecclesiali e negli organismi pastorali:
La corresponsabilità ecclesiale dovrebbe concretizzarsi in un coinvolgimento vicendevole, assumendo forme concrete di esercizio della ministerialità in équipe. Puntiamo su dei ministeri condivisi. Il coinvolgimento è rivolto alle persone che frequentano la comunità, ma anche alle persone che non la frequentano. Il coinvolgimento di tutti può avvenire a partire dal lavorare insieme e attorno a dei progetti comuni. Il Signore Gesù è presente nel volto di tutte le sorelle e di tutti i fratelli che le comunità incontrano nel proprio cammino. Così va improntata la ministerialità ordinaria della comunità ecclesiale. Occorre vigilare perché non diventino servizi fine a se stessi.
Il Signore ci benedica. Buon cammino!
Belluno, 18 settembre 2024
+ Renato, vescovo