Se il cammino intrapreso dalle Settimane Sociali del luglio scorso è destinato a diventare un metodo, possiamo dire di essere sulla strada giusta. Durante la prima restituzione da parte del Comitato scientifico di quelle che sono state le principali indicazioni dei delegati alle Settimane Sociali, infatti, è emerso un programma molto simile a quello che la Diocesi di Belluno-Feltre aveva già messo in campo nell’organizzazione dell’evento di Sedico della primavera scorsa.
Lavorare con le buone pratiche presenti sul territorio, sul senso e sul metodo della partecipazione, ma anche fare rete tra amministratori locali che si sentono accomunati da una sensibilità comune oltre ad una similitudine di incarichi. C’è questo e molto altro nei sette punti che il Comitato scientifico delle Settimane Sociali ha diffuso “in anteprima” rispetto alla pubblicazione del documento conclusivo, atteso per il prossimo ottobre. Una necessità, quella di condividere in anticipo queste prime indicazioni, derivante dall’intenzione di molte diocesi di iniziare al più presto a organizzare un calendario delle iniziative sul territorio ma anche dal bisogno di ribadire che la partecipazione non è per la chiesa un fatto episodico ma un’attitudine da coltivare.
Un’attitudine e una vocazione che si fa largo anche nel primo bilancio delle Settimane Sociali, tra i buoni riscontri e qualche caduta organizzativa – l’app, croce e delizia, ha permesso a un migliaio di delegati di lavorare pressoché all’unisono ma rimane uno strumento non certo immune da difetti – pure risolta nel corso delle giornate. La partecipazione come impegno non fine a se stesso ma una vera chiamata all’impegno politico dei cattolici perché «si tratta di ripartire sul territorio da ciò che c’è. Non siamo all’anno zero. Aprendosi alle istituzioni, scuole, università, enti locali, senza limitarci alla discussione fra di noi», citando don Lorenzo Bignami, responsabile dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del lavoro della CEI.
Ci vorrà ancora molto lavoro perché da quelle 150 pagine di proposte, che i delegati hanno virtualmente consegnato al Comitato, esca un documento unitario; ma intanto è da qui che bisogna ripartire, da formazione, protagonismo e dialogo intergenerazionale per costruire nuove occasioni di partecipazione, certo, ma anche per ricostruire il piacere di interessarsi, appassionarsi alla cosa pubblica e alle sue dinamiche che i cattolici hanno relegato per troppo tempo ai margini, preferendo concentrarsi su tematiche pre-politiche come il volontariato.
La Chiesa di Belluno-Feltre un suo percorso l’ha intrapreso, ripreso lo scorso maggio che non si è concluso e, anzi, proprio grazie alle buone coinvolte, c’è molto ancora da dire e raccontare. Abbastanza per accompagnarci verso il prossimo passo di questo cammino.
Gianluca Salmaso