Corpus Domini, liturgia e tradizioni popolari

Solennità amata dalle comunità cristiane, condizionata dalla pandemia

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Le comunità cristiane si preparano a celebrare la solennità del “Santissimo Corpo e Sangue di Cristo”, nel linguaggio tradizionale e popolare denominata “Corpus Domini”. È una delle tre solennità del Signore nel Tempo ordinario, insieme alla “Santissima Trinità” (domenica dopo la Pentecoste) e al “Sacratissmo Cuore di Gesù” (venerdì dopo il “Corpus Domini”)

Origine storica della festa e delle tradizioni

La festa così come è giunta fino ai nostri giorni, caratterizzata dalla tradizione popolare della processione con il Santissimo all’esterno della chiesa, è stata istituita nel 1264. Lo scopo era soprattutto apologetico, di difesa da una eresia dottrinale che rifiutava la presenza reale di Cristo nella celebrazione eucaristica. Qualche anno prima nella diocesi di Liegi (Belgio) era stata autorizzata una celebrazione del Corpo e Sangue del Signore fuori della Settimana Santa, che ha il suo giorno particolare nel “Giovedì Santo”. In quel periodo (1263) ci fu il miracolo di Bolsena. Il dubbio di un sacerdote celebrante sulla presenza reale di Cristo ha avuto una miracolosa risposta nelle gocce di sangue sgorgate dall’ostia consacrata e spezzata.

La processione con il Santissimo, che per secoli si è sviluppata all’esterno delle chiese, è stata caratterizzata da segni che richiamavano una presenza reale di Cristo. Erano gli stessi segni rivolti a personaggi importanti la cui gradita presenza era così sottolineata. Fino ai nostri giorni la processione con il Santissimo è accompagnata da addobbi, segni di festa e di gioiosa accoglienza disseminati nelle vie e negli edifici dove il rito religioso ha il suo svolgimento.

Denominazione nuova della solennità

La riforma seguita al Concilio Vaticano II ha suggerito una denominazione più completa rispetto a quella che era in uso. Alla denominazione “Corpus Domini” è stata sostituita quella di “Santissimo Corpo e Sangue di Cristo”. La attenzione alla presenza reale nell’Eucaristia viene completata da una attenzione al Mistero eucaristico nella sua totalità. I vari aspetti di questo mistero della fede vanno accolti nel loro insieme. Si tratta dell’Eucaristia come: “Mistero pasquale”, “Sacrificio”, “Memoriale”, “Cibo”, “Presenza”, “Vincolo di unità”, “Pegno di gloria futura”. La dovuta adorazione ai santi misteri, di cui la processione di questa solennità è una delle massime espressioni, non può accentarsi solo su un aspetto, quello della presenza reale.

Significato del rito religioso della processione

Nel documento ecclesiale “Direttorio su pietà popolare e Liturgia” ai N.1161 e 162 viene presentato il significato di questa espressione cultuale: «La devozione eucaristica, così radicata nel popolo cristiano, deve tuttavia essere educata a cogliere due realtà di fondo: – che supremo punto di riferimento della pietà eucaristica è la Pasqua del Signore; la Pasqua infatti, secondo la visione dei Padri, è la festa dell’Eucaristia, come, d’altra parte, l’Eucaristia è anzitutto celebrazione della Pasqua, ossia della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù; – che ogni forma di devozione eucaristica ha un intrinseco riferimento al Sacrifico eucaristico o perché dispone alla sua celebrazione o perché prolunga gli orientamenti cultuali ed esistenziali da essa suscitati». Perciò il Rituale Romano ammonisce: «I fedeli, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal Sacrificio e tende alla comunione sacramentale e spirituale». «La processione nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è, per così dire, la “forma tipo” delle processioni eucaristiche. Essa infatti prolunga la celebrazione dell’Eucaristia: subito dopo la Messa, l’ostia, che in essa è stata consacrata, viene portata fuori dall’aula ecclesiale perché il popolo cristiano «renda pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il santissimo Sacramento». I fedeli comprendono e amano i valori insiti nella processione del Corpus Domini: essi si sentono “popolo di Dio” che cammina con il suo Signore proclamando la fede in lui, divenuto veramente il “Dio-con-noi”.

Testi liturgici e inni all’Eucaristia

I prefazi proposti dal Messale con il titolo “della SS. Eucaristia” I e II offrono spunti di riflessione teologica. «Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te per primo si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria. Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa». «Nell’ultima cena con i suoi Apostoli, egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della sua passione e si offrì a te, Agnello senza macchia, lode perfetta e sacrificio a te gradito. In questo grande mistero tu nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra. E noi ci accostiamo a questo sacro convito, perché l’effusione del tuo Spirito ci trasformi a immagine della tua gloria». I testi liturgici della solennità sono stati composti, su incarico del papa Urbano IV, dal teologo domenicano san Tommaso D’Aquino. Inni, orazioni, antifone, sono espressioni di fede ancora vive ed attuali ai nostri giorni. Fra tutti ricordiamo l’inno “Pange lingua” con le due strofe finali “Tantum ergo”. Queste strofe sono cantate prima della benedizione con il Santissimo che conclude processioni ed adorazioni eucaristiche. Ma tutti i testi della liturgia di questo giorno sono intensi ed apprezzabili. Da ricordare l’abbondante produzione di inni popolari all’Eucaristia.

Giuliano Follin