Ormai è una tradizione e, come tutte le tradizioni che si rispettino, ogni volta ha aspetti nuovi. Un gruppo di quattordini persone è partito alle 5.30 di sabato 3 agosto, da Fiames (presso Cortina), alla volta di Oies in Val Badia, villaggio natale ed ora anche santuario, dedicato a san Giuseppe (Ujop si dice da queste parti) Freinademetz, presbitero verbita, missionario in Cina, dove, pur tra inenarrabili difficoltà, ha imparato ad amare così tanto quelle persone da farsi uno di loro e dove è anche sepolto. È stato canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2003. Il gruppo “Insieme si può” di Cortina lo ha assunto come protettore, e questa è la ragione per la quale, ormai da dodici anni, organizzano, nella persona di Sergio Lacedelli, questo pellegrinaggio.
È stata una lunga e impegnativa camminata di 25 chilometri, attraverso la val di Fanes e forcella Medes (quasi 1.500 mt. di dislivello), in uno scenario montano di incomparabile bellezza, intervallato dalle Lodi, alla prima sosta e poi ad ogni successiva da meditazioni facenti riferimento a brani delle Sacre Scritture, collegati agli elementi naturali, come luce, montagne, sassi, scollinamento, che i nostri occhi potevano di volta in volta cogliere. Ci hanno accompagnato lo stupore, che, grazie a Dio c’è sempre, per una natura che rivela ad ogni passo la mano divina, con cime di ogni forma e colore, fiori delicati e stupendi, ed anche una marmotta obesa vicino al rifugio. Non sono mancati sudore e fatica, che abbiamo condiviso con gioia, pensando anche alle fatiche di san Freinademetz in una terra fondamentalmente ostile e certo non così bella come questa sua natale.
La novità di quest’anno è stata però rappresentata dalla partecipazione al nostro camminare e al nostro sforzo del vescovo Renato, che ha sudato, sofferto e gioito con noi e che è stato accolto con molto calore, insieme a noi, dal custode del santuario, padre Franz, molto felice, quest’ultimo, di ricevere la visita del Vescovo della diocesi vicina e di concelebrare con il vescovo Renato un’Eucaristia, che più sinodale di così non si sarebbe potuto.
Grazie, vescovo Renato; grazie, padre Franz; grazie a tutti. Alla prossima!
Renzo Stefani