Ritorniamo a parlare dei fondi dell’8xMille, questa volta con don Diego Bardin, vicario generale, cui il Vescovo ha affidato in modo particolare la cura dell’Ufficio amministrativo della diocesi.
La vulgata paesana ritiene che i fondi dell’8xMille servano soprattutto per lo stipendio dei preti.
Servono anche per quello, ma non solo. Il nostro istituto diocesano per il sostentamento del clero ha in carico 131 preti: i preti diocesani, ma anche i religiosi che fanno servizio pastorale in diocesi, come per esempio i salesiani dell’Agosti e i frati di Mussoi. Alcuni (circa la metà) ricevono l’intero “stipendio” dall’Istituto; altri ricevono solo un’integrazione della pensione, maturata con i versamenti sul fondo clero dell’INPS oppure con lo stipendio come insegnanti di religione.
E la formazione dei seminaristi?
Al momento la diocesi può contare sul generoso lascito testamentario di qualche prete defunto, che ha destinato quanto aveva da parte alla formazione dei seminaristi. Per ora sono sufficienti. E magari non bastassero per il numero dei seminaristi…
Ma quei fondi servono anche per altre destinazioni…
Certo. Per esempio, ogni anno la diocesi destina una cifra significativa all’ODAR (60mila euro nell’ultimo anno) per sostenere l’attività dei giovani volontari di “Stile libero”: con quei soldi si fanno gli incontri di preparazione durante l’inverno e per sostenere le spese del viaggio e del soggiorno presso il Villaggio San Paolo al Cavallino o presso La Gregoriana ad Auronzo. Anche i volontari adulti usufruiscono di questo contributo.
Abbiamo parlato spesso dei vari rivoli di carità che si finanziano con l’8xMille. C’è qualcosa da aggiungere?
In città a Belluno manca una struttura dedicata all’accoglienza di donne in difficoltà; vediamo finalmente la fine dei lavori di ristrutturazione di un immobile nel centro cittadino che sarà destinato a questo scopo. Il progetto è stato realizzato con i fondi dell’8xMille. E sempre con questi fondi, nel prossimo anno la Caritas diocesana sistemerà un’altra casa, ricevuta in eredità proprio per l’accoglienza di persone in difficoltà.
La diocesi si appoggia solo alla Caritas per questi interventi?
Non solo. Con i fondi dell’8xMille sono stati sostenuti progetti di associazioni non ecclesiali, anche se vicine alla Chiesa: la comunità di Landris o il centro Charles Péguy, per esempio. Ma anche i corsi di formazione al lavoro presso il Ceis, ente che ha potuto attivarli perché ne ha la certificazione, ma lo ha fatto anche con le risorse messe a disposizione dalla diocesi.
Oltre ai beni culturali ci sono altre iniziative di formazione?
La nostra diocesi, in quota parte con Treviso e Vittorio Veneto, sostiene due istituti universitari: l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo I”, che ha un polo didattico anche a Belluno, e l’Istituto teologico interdiocesano “G. Toniolo”. Presso entrambi si possono conseguire i titoli abilitanti all’insegnamento della religione; ci sono però anche studenti che affrontano il percorso per il solo desiderio di capire la fede. Un sostegno è stato stanziato anche per il percorso diocesano #pensachefede.
Tante iniziative e tante risorse. Ma quanto può durare?
Negli ultimi anni abbiamo visto un sensibile calo delle firme per la Chiesa cattolica. Non occorre essere sociologi per capirne i motivi: scandali, divergenze di vedute rispetto al magistero dei vescovi e del Papa, a volte anche pregiudizi. Noi crediamo di aver fatto del bene, grazie alla firma di tante persone che hanno continuato ad avere fiducia nella Chiesa.
Ricordiamo che non è una tassa in più…
Esattamente. Firmare vuol dire non lasciare ad altri la decisione di dove destinare lo 0,08% del gettito dell’Irpef, imposte che comunque abbiamo già versato e ancora verseremo allo Stato.
DF