Domenica 1° settembre

Feltre saluta i suoi Canossiani

Resterà ciò che voi portate nel vostro cuore: “ardere per incendiare”

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Feltre, 20 dicembre 1920, nella canonica del Duomo: si inizia a ragionare sulla presenza dei Padri Canossiani in città. Dieci anni dopo, si fa concreto l’impegno della Congregazione dei figli della carità a prendersi carico del patronato “Vittorino da Feltre” in via Luzzo dove – all’ombra della torre del Castello – hanno trovato un luogo di accoglienza, di gioco, di studio e di ricreazione generazioni di ragazzi; successivamente nel Convitto, ragazzi e adolescenti studenti provenienti dalla nostra provincia e dal vicino Primiero.

1° settembre 2024, il Duomo di Feltre è gremito, tanta gente commossa per salutare i Canossiani che, dopo 100 anni, lasciano Feltre. Una celebrazione molto sentita, con tanti amici e un dono d’autore, una tela di Gianantonio Cecchin. Così li saluta don Angelo Balcon, arciprete della Concattedrale, rivolgendosi al Preposito generale, padre Carlo Bittante:

«Caro padre Carlo, non faccio elenco di nomi dei Padri che hanno lasciato un segno importante nei cuori e nella vita di chi li ha avvicinati. Ciascuna generazione è stata presa a cuore da ciascuna comunità di religiosi che si sono susseguite nel tempo e si è sentita accompagnata nella vita attraverso le mutate circostanze socio culturali che hanno cambiato anche il volto della società cittadina e della vita ecclesiale. Non è pensabile nemmeno elencare quante cose sono state realizzate: parlano i volti dei presenti, parlano gli sguardi, parla anche la commozione di questo momento.

Abbiamo raccolto con un unico sguardo artistico ciò che sta più a cuore a queste comunità cristiane dove avete collaborato più intensamente. Ringrazio l’artista Gianantonio Cecchin per aver realizzato quest’opera della quale vi facciamo dono, come ricordo di noi e per gratitudine.

Vorrei però ringraziare anche quei laici e quelle laiche che si sono rese disponibili insieme ai Padri per la conduzione del Patronato sia in via Luzzo che in via Belluno, nell’Convento dei Francescani, con generosità e umiltà, così come chi in questi anni ha tenuto e terrà ancora acceso l’impegno per le missioni canossiane particolarmente in terra d’Africa.

Vogliamo esprimere gratitudine al Signore per il bene che è stato fatto, realizzato, apprezzato. Vogliamo anche chiedere al Signore quale sia la sua volontà per questo tempo della vita della Chiesa; di illuminarci sui percorsi attuabili grazie ai quali uomini e donne possono ancora abbracciare liberamente e coscienziosamente, quei doni così particolari che il Signore ha posto tra le mani della Chiesa quali sono i consigli evangelici.

Non possiamo come credenti non sentirci impegnati a riflettere e pregare su ciò che lo Spirito sta dicendo – o non dicendo alla Chiesa di oggi – proprio in ordine a forme di vita cristiana che hanno saputo intercettare la volontà di donarsi e donare la vita a Dio e al prossimo abbracciando un particolare carisma.

L’esercizio della carità è stato il modo in cui i Padri canossiani hanno vissuto a Feltre il loro carisma: nella formazione religiosa, i corsi biblici, la formazione dei futuri coniugi, la catechesi, la musica e il canto. Resteranno tanti ricordi, tanta gratitudine, qualche rammarico inevitabile verso ciò che non si è riusciti a fare.

Così, cari Padri Canossiani, avete vissuto qui il sogno di Santa Maddalena di Canossa, definita una contemplativa in azione: “Soprattutto fate conoscere Gesù Cristo! La grande passione del cuore di Maddalena è l’eredità che le Figlie e i Figli della Carità sono chiamati a vivere, in una disponibilità radicale, disposti cioè per il divino servizio ad andare in qualsiasi anche più remoto Paese”, come leggiamo dal suo epistolario.

Caro padre Carlo, resterà ciò che voi portate nel vostro cuore: “ardere per incendiare”. È vero che lasciate il vuoto fisico con la vostra partenza, ma quello spirituale – coma famiglia religiosa – sarà più evidente. Il Papa vi ha detto lo scorso 29 aprile: “Quando il cammino si fa difficile, allora, fate come lei: guardate Gesù Crocifisso e guardate gli occhi e le piaghe dei poveri, e vedrete che lentamente le risposte si faranno strada nei vostri cuori con sempre maggiore chiarezza”».

È questo quello che chiediamo insieme, non con la tristezza della chiusura., ma con l’attenzione e l’audacia verso il nuovo che ci viene chiesto di proteggere, curare, custodire per traguardare».

Un messaggio di saluto è stato pubblicato anche dalla Sindaca di Feltre, Viviana Fusaro:

«La presenza dei Padri Canossiani ha rappresentato nei decenni per Feltre una ricchezza sotto molti punti di vista, da quello religioso, naturalmente in primis, a quello sociale, a quello educativo. Sono pochi i nostri concittadini che non possono annoverare un ricordo delle proprie attività giovanili presso il patronato, un tempo nella cittadella storica, o nei cortili della parrocchia del Sacro Cuore. Uno stile, quello dei Padri Canossiani, che ha sempre saputo unire il messaggio evangelico ad un atteggiamento di apertura ed inclusione, apprezzato da tutti, in particolar modo dai ragazzi e dalle loro famiglie. Per questo la loro partenza non può che rattristarci e lasciare in noi un grande vuoto. Un vuoto che però possiamo riempire con i ricordi e la memoria, ma soprattutto con l’immensa gratitudine che noi tutti portiamo nel cuore e che voglio esprimere oggi, oltre che a titolo personale, a nome di tutta l’Amministrazione e della comunità Feltrina».

Alla sera, nella chiesa del Sacro Cuore, un ulteriore momento di saluto, condiviso con il Vescovo, il preposito generale della congregazione e una rappresentanza del presbiterio diocesano: la celebrazione dei vespri e poi un momento conviviale.