Francesca Cabrini e le sue suore erano giunte da poco a New York, quando accadde un fatto che fece emergere in tutta evidenza il grave odio, che aleggiava verso gli italiani. Nel 1890 il capo della polizia di New Orleans, in Louisiana, cadde vittima di una sparatoria. Del crimine vennero incriminati diciannove italiani. I migliori avvocati, assunti dai capicosche, ottennero l’assoluzione a questi gregari. Ma l’odio popolare esplose in modo cieco; quando i 19 vennero rilasciati, la folla inferocita, guidata dal vicesindaco della città, li aggredì e li linciò: i corpi vennero appesi ai lampioni e agli alberi. La gran parte dei quotidiani statunitensi approvò il linciaggio e in quel clima surriscaldato si verificarono altri episodi simili in altre due città della Louisiana, tanto che il governo italiano per protesta ritirò il suo ambasciatore negli USA.
Francesca giungeva a New Orleans giusto un anno dopo questi fatti. Ebbe chiaro che doveva darsi da fare per fondare una scuola, un oratorio e un orfanotrofio. Queste attività erano necessarie per due motivi. Innanzitutto bisognava offrire ai ragazzi delle prospettive nuove che non fossero quelle di entrare a ingrossare le file delle organizzazioni malavitose; inoltre bisognava far sì che gli abitanti di New Orleans fossero indotti da vero rispetto degli italiani che erano tenuti in una situazione di degrado e umiliazione.
Mostrando una capacità tutta speciale a scovare benefattori, Francesca andò alla ricerca di quegli italiani che si erano affermati nell’economia e nella cultura e che per un senso di vergogna preferivano passare sotto silenzio le loro origini. Finalmente fu realizzato un edificio che ospitò sia l’orfanotrofio che l’oratorio punto di incontro non solo per ragazzi italiani, ma anche per bambini di altre nazionalità.
Le circostanze indicarono a Francesca che era tempo di dedicarsi ad un’altra importante attività caritativa: l’assistenza degli ammalati. Le sue suore le fecero un resoconto sulla situazione degli ammalati italiani negli ospedali di New York: trascurati in quanto incapaci di esprimersi e di far capire i loro bisogni.
Nei giorni seguenti Francesca prese in affittò due case, destinò 10 suore a preparare il necessario per l’accoglienza e l’assistenza degli ammalati. Questi vennero trasferiti, si fece scorta dei medicinali di prima necessità. Le suore vivevano in una povertà tale per cui dormivano su materassi stesi sul pavimento coperte con i loro cappotti. Era l’anno 1892, quarto centenario della scoperta dell’America: nasceva così il Columbus Hospital. All’inizio si avvaleva dell’aiuto di due medici i quali prestavano la loro opera gratuitamente ammirando la dedizione di Francesca e delle sue suore. A quattro anni dalla fondazione si potevano contare oltre 600 ricoveri gratuiti.
L’assistenza sanitaria si affiancò così all’attività scolastica e all’accoglienza di ragazzi senza genitori. Nel 1903 venne fondato un altro ospedale a Chicago. Quando nel 1905 scoppiò un’epidemia di febbre gialla a New Orleans, le suore di Francesca passavano per le case a convincere gli italiani a sottoporsi alle cure e alla somministrazione di medicinali; invitavano ad abbandonare le case infette.
Nei soli USA furono ben 67 (tra scuole, ospedali, oratori) le istituzioni fondate dalla Cabrini. Ma non fu quella la sua sola area di intervento, nel corso degli anni vennero aperte case nel continente americano, in Italia, in Francia, Spagna e Inghilterra.
A tal proposito mi limito ad una rapida carrellata. Fuori degli USA, Francesca Cabrini fondò scuole per italiani: nel 1896 a Buenos Aires, nel 1898 a Parigi e a Madrid; nel 1900 a Santa Fé de Bogotà (Colombia); nel 1907 a Rio de Janeiro (Brasile). Fonda collegi a Genova e a Torino e l’Istituto Superiore di Magistero a Roma.
Queste opere nascevano o per una pianificazione studiata o per una sollecitazione che veniva da un bisogno pressante. La Cabrini con le sue suore diede vita ad asili, scuole, laboratori, orfanotrofi, ospedali, preventorii, opere parrocchiali quali oratori, congregazioni della dottrina cristiana. Ogni incontro con i bisogni di persone degradate suscita un nuovo slancio missionario: trova delle volontarie da inviare in Alaska per portare aiuto agli emigranti italiani, si interessa agli indiani delle riserve della fascia centrale degli USA, pensa all’Africa.
I papi della sua epoca manifestarono pubblicamente il loro vivo apprezzamento per quanto faceva, san Pio X la definì “vera apostola del Vangelo”.
Stremata dal lavoro dalla fatica accumulata dai molti viaggi (almeno 90.000 km solcati per mare, senza contare i viaggi per terra), morì nel 1917 nell’ospedale da lei stessa fondato a Chicago.
Tale era la sua fama di santità che venne proclamata santa nemmeno trent’anni dopo la sua morte: era il 7 luglio quando venne canonizzata da Pio XII, che quattro anni dopo la proclamò patrona degli emigranti. La sua memoria liturgica cade il 22 dicembre.
Il sacerdote Divo Barsotti, grande maestro di spiritualità, ha affermato: “La vita di Francesca Cabrini sembra una leggenda. Una storia della Chiesa che ignori questa fragile donna è gravemente manchevole; una storia d’Italia che non voglia parlarne è settaria”.
don Claudio Centa
(3 – fine)