Pagine di storia della Chiesa

I seminari nascono prima del Concilio di Trento

Dalla prima metà del Quattrocento, in Spagna e in Italia, alcuni vescovi promossero l’innalzamento culturale del clero

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Poche sono nella storia le novità assolute, le realizzazioni che sorgono senza che vi sia stato un precedente. Così è per i Seminari: sbaglia gravemente chi pensa che essi siano un’invenzione assolutamente inedita del Concilio di Trento. I vescovi riuniti fecero tesoro di esperienze precedenti presenti nella Chiesa. Due le radici del decreto sui seminari: una più remota consisteva nei collegi vescovili organizzati da presuli intraprendenti per formare i futuri sacerdoti; la seconda radice, più immediata, gli importanti decreti sinodali di riforma della Chiesa cattolica in Inghilterra (Reformatio Angliae).

A partire dalla prima metà del Quattrocento, alcuni vescovi si mostrarono particolarmente solleciti della preparazione dei futuri sacerdoti e si può così registrare, soprattutto in Italia e in Spagna, che vennero organizzati dei collegi per i ragazzi avviati al sacerdozio. Si tratta di esperienze che in qualche modo prefigurano il modello di Seminario prescritto poi dal Concilio di Trento nel 1563.

Che questo fenomeno si verificasse principalmente in Italia e in Spagna, si spiega, per l’Italia, con la circostanza che nella penisola era più fiorente l’Umanesimo: molti vescovi, cultori delle lettere, indirizzarono la loro attività caritativa verso l’innalzamento culturale del clero; per la Spagna, perché nei due regno iberici (Aragona e Castiglia) si trovava un episcopato particolarmente impegnato nel governo pastorale e quindi sollecito di garantire una migliore preparazione dei candidati al sacerdozio.

Il primo caso in assoluto in Italia di una comunità di studio e formazione per i candidati al sacerdozio si registra a Tortona: nel 1435 il vescovo Enrico Rampini dà vita ad una casa di formazione per dodici aspiranti agli ordini. L’iniziativa col tempo crebbe, tanto da raddoppiare il numero di ospiti. A pochi anni di distanza, una iniziativa uguale venne realizzata dal vescovo Ludovico Barbo (1437-1443) a Treviso, con la creazione del collegio intitolato a san Giacomo: in esso erano istituite 12 borse di studio per ragazzi poveri che mostrassero inclinazione per lo stato sacerdotale. Per la loro formazione vi erano due maestri, uno di grammatica e l’altro di canto liturgico. Iniziative analoghe vennero realizzate a Firenze (1436), per opera di papa Eugenio IV, a Verona (1440), per opera del cardinale Francesco Condulmer, nipote di Eugenio IV.

Per la Spagna mi limito a ricordare, a titolo esemplificativo, Hernardo de Talavera, primo arcivescovo di Granada dal 1494. Egli organizzò presso la cattedrale un collegio (Colegio de San Cecilio), che accoglieva 25 ragazzi di età dai 15 ai 25 anni. La comunità era sotto la responsabilità di un rettore. Quanto all’istruzione, dei maestri impartivano lezioni di grammatica, logica, teologia, diritto canonico e canto sacro. I ragazzi poi prendevano parte alle celebrazioni della cattedrale. Grazie alla preparazione che ricevevano, furono molti i sacerdoti usciti da quel seminario che in seguito vennero scelti come vescovi. Senza riferire di altri vescovi, accenno a san Giovanni d’Avila, sacerdote colto e importante autore di spiritualità, che nella prima metà del Cinquecento istituì ben quindici seminari diocesani nella penisola iberica.

Come si vede prima del Concilio di Trento vi erano nella Chiesa delle esperienze diffuse e ben rodate di collegi per la preparazione di futuri sacerdoti.

L’altra iniziativa a cui il concilio di Trento si ispiro nella sua decisione sui seminari furono le decisioni prese in Inghilterra sotto la guida del cardinale Reginald Pole (1500-1558). Unito da stretti vincoli di parentela alla dinastia regnante dei Tudor, Pole era un fine umanista e un teologo preparato, fu tra gli uomini nuovi che Paolo III creò cardinali e formarono l’ala riformatrice del collegio cardinalizio, sotto la guida del cardinale Gasparo Contarini. Nel 1553, sei anni dopo la morte di Enrico VIII che aveva staccato l’Inghilterra dalla Chiesa cattolica, saliva al trono la sua primogenita, Maria I, decisa a restaurare il cattolicesimo nel regno. Ella chiamò il cugino cardinale a guidare la Chiesa inglese. Questi nel 1555 convocò un importante sinodo dei vescovi inglesi e tra i decreti promulgati uno, assai importante, riguardava la formazione dei futuri sacerdoti. Il decreto di Trento sui seminari è in effetti quasi un “copia incolla” del sinodo inglese: a Trento non solo ci si ispirò a quelle disposizioni canoniche inglesi, ma le si ricopiarono in gran parte. A partire da questo passo in cui il sinodo inglese stabiliva che presso ogni cattedrale venisse istituita un istituto “ex quo, tamquam ex seminario” (=dal quale come da un vivaio) si possano scegliere i futuri sacerdoti.

Ecco da dove deriva il termine Seminario: dal latino in cui significa “vivaio”, il luogo in cui si crescono le piantine; in esso si cura la crescita dei futuri sacerdoti.

Non è questo il luogo per attardarsi a vedere nel dettaglio decisioni del sinodo inglese (obbligo per ogni diocesi, regole di ammissione, materie di insegnamento, ruoli nella gestione). Di ciò vedremo, nella prossima puntata, quanto stabilito a Trento.

don Claudio Centa

Nella foto: Sebastiano del Piombo, Ritratto del cardinale Reginald Pole, 1549, Budapest.