La terza edizione del Messale Romano – definita in modo semplice, anche se non preciso, il “nuovo Messale” – è entrata in uso nelle nostre comunità in un periodo difficile come è stato ed è quello della pandemia.
Il valore del libro liturgico
L’attenzione a questo importante libro liturgico è stata molto forte nel momento in cui si è passati dall’abituale edizione, alla terza in lingua italiana. Si è corso il rischio però, di un’attenzione di pura curiosità, per cogliere novità e variazioni allo schema e alle parole ormai entrate nel vissuto dei fedeli e delle comunità. Soddisfatta questa esigenza, comprensibile, il libro ha rischiato di tornare a essere immagine abituale dell’arredo liturgico. Non si è sempre colta l’opportunità di approfondire, valorizzare e vivere nella celebrazione quanto il libro contiene non solo nella sua struttura, ma nel suo essere guida della comunità e dei fedeli nella celebrazione del rito della santa Messa. Il suo utilizzo esclusivamente da parte del sacerdote celebrante rischia di farne un elemento funzionale alla presidenza. Potremmo dire, con una espressione semplicistica, “il libro del prete”. Ci può essere la sensazione che la conoscenza del libro sia di interesse esclusivamente “clericale”. Ma non è così. Tutta l’assemblea è chiamata a sentire che in quel libro c’è la indicazione sul come si vive il rito liturgico-celebrativo nelle sue diverse fasi e modalità. Può essere riproposto, come prima strumento di approccio formativo, il sussidio «Un Messale per le nostre assemblee. La terza edizione del Messale Romano tra Liturgia e Catechesi», edito dalla Conferenza Episcopale Italiana. È stato presentato con le seguenti parole questo semplice sussidio: «Sulla richiesta del Consiglio Episcopale Permanente, l’Ufficio Liturgico Nazionale e l’Ufficio Catechistico Nazionale hanno preparato questo sussidio come strumento da utilizzare con sapienza pastorale per permettere ai ministri ordinati, gli animatori liturgici delle nostre comunità, ai catechisti e a tutti i fedeli di conoscere meglio il Messale e metterne in atto tutte le potenzialità. L’intento è di favorire l’accoglienza e la valorizzazione del libro liturgico e di suggerire itinerari di formazione per aiutare a celebrare e a vivere l’Eucaristia come “prima e indispensabile fonte della quale i fedeli possano attingere al genuino spirito cristiano” (SC 14)».
Comprensione non solo per gli esperti
Nella scorsa estate gli esperti di liturgia nella loro 48ª Settimana di studio, si sono fatti carico di approfondire l’argomento. Il tema della settimana era così formulato. «L’Assemblea Eucaristica alla luce della nuova edizione del Messale».
È stato l’impegno a collegare tra loro la teologia dell’Eucaristia e la sua forma celebrativa. La teologia della Eucaristia (memoriale, sacrificio, cibo, presenza, fonte di comunione, pegno di gloria futura) prende forma e si manifesta nel rito che il Messale codifica e indica a ogni assemblea. La originalità di ogni assemblee cristiana nella sua composizione concreta, vive la sua celebrazione del mistero nella comunione e sintonia che il libro liturgico indica alle comunità cristiane che vivono in Italia. Le potenzialità celebrative che il Messale indica nei vari momenti del Rito, nelle feste, nei diversi tempi dell’anno, sono una ricchezza significativa. Sicuramente più “solida” delle originalità inventate con la presunzione di ravvivare una celebrazione e che, come un recente passato dimostra, si rivelano effimere. La conoscenza dei contenuti del Messale, l’approfondimento delle rubriche come indicazione di un significato celebrativo-rituale, dovranno diventare impegno e dono per tutti i componenti dell’assemblea. Vivendo i segni indicati dal testo i fedeli si sentono coinvolti e ne comprendono il significato. Non si tratta di uno spettacolo, magari segnato da intuizioni ritenute creative, ma di una esperienza di fede nella quale il popolo di Dio, nella sua fede in Cristo suo Signore, realizza l’invito da lui indicato «Fate questo in memoria di me». In questo modo, anche oggi pur nelle difficoltà provocate dalla vigente normativa sanitaria, rende presente il Mistero, dono per tutti coloro che lo cercano. I vari momenti del rito, riscoperti e approfonditi nel loro svolgersi secondo le indicazioni del libro ecclesiale, daranno ai presenti all’assemblea la sensazione di non essere spettatori di un rito, ma protagonisti di un realtà di fede che per ognuno di loro diventa incontro di salvezza. Sarà compito dei formatori guidare le persone in questo percorso di riscoperta. Sarà desiderio di ogni fedele di sentirsi in sintonia con una realtà significativa che si rende presente ogni volta che «due o tre sono riuniti nel nome» di Cristo. Scopriranno il valore di un dono che incoraggia a partecipare con uno spirito nuovo, un entusiasmo da protagonisti, nella riscoperta di gesti e parole purtroppo talora, da qualcuno, ritenuti insignificanti e banali.
Giuliano Follin