A cura di don Sandro De Gasperi (Domenica delle Palme e della Passione - anno C)

Il mistero grande del dono di sé

Non siamo soli nel passaggio ultimo, quel passaggio che anche Dio ha attraversato per amore nostro

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Entriamo nella Settimana Santa, nella settimana più importante dell’anno liturgico: un semplice sguardo “quantitativo” ci rende consapevoli che questi giorni occupano un posto centrale nella vita di Gesù, che il racconto di questi giorni – ampio, esteso, ricco di dettagli e di personaggi – è il cuore pulsante, il centro, la sorgente, il culmine dei Vangeli – che sono stati scritti proprio a partire dalla memoria viva dei fatti della Pasqua del Signore Gesù.

L’evangelista Luca ci ha accompagnato nel mistero della Passione e Morte di Gesù: è grande il desiderio di Gesù di condividere questi giorni con noi, con i suoi discepoli. Lo confida ai suoi discepoli, affidando a loro il segreto di un affetto cercato, di un’amicizia che sappia sfidare le difficoltà, di una vicinanza capace di rischiarare le tenebre del tradimento e della violenza. Dal desiderio di Gesù, dal suo condividere le ore angoscianti e solitarie della morte, dal suo spezzare con noi la tristezza e il dolore del distacco, sgorga la Buona Notizia che oggi riceviamo: non è un caso se la liturgia – solo in questa domenica e nel Venerdì Santo – ci permette di entrare nella proclamazione del Vangelo, di partecipare, di mettere la nostra voce, il nostro cuore, la nostra mente. Questa pagina tocca tutti e tutte, riguarda tutti e tutte, coinvolge tutti e tutte.

Siamo accompagnati a imparare il mistero grande del dono di sé, il mistero grande e bellissimo dell’amore – che l’Eucarestia, che ci viene consegnata proprio qui, nutre, sostiene e fa crescere. Siamo accompagnati dalla Parola ad accogliere anche il mistero infinito del nostro limite, del nostro essere creature, il mistero imperscrutabile della sofferenza e della morte che sperimentiamo sulla nostra pelle. Il Figlio di Dio – ce lo ricorda San Paolo, nell’inno contenuto nella Lettera ai Filippesi – ha condiviso con noi il cammino duro, faticoso e terribile del Calvario.

Ciascuno e ciascuna di noi ha camminato, ha mosso almeno qualche passo sul sentiero amaro del dolore, sul sentiero insidioso della morte: le croci che vegliano sulle nostre vallate dalle cime delle montagne ci ricordano che l’esperienza della fatica, le domande che la sofferenza ci sbatte in faccia, lo smarrimento di fronte alla morte sono un linguaggio condiviso, che tutti conosciamo, che tutti parliamo, che tutti comprendiamo.

Spesso, quando viviamo la sofferenza, eleviamo anche noi la preghiera del buon ladrone: «Gesù, ricordati di me, di noi!». C’è, nell’ora più buia, una promessa, non ancora pienamente realizzata, ma già iniziata nel cuore della storia, nel nucleo incandescente della Pasqua: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Nella morte di Gesù, in quella morte che noi celebriamo, che riviviamo, a cui guardiamo oggi e nei prossimi giorni, è nascosta la salvezza di Dio: se noi conosciamo così bene il linguaggio della Passione da poter addirittura proclamare il Vangelo, da dire con il linguaggio della liturgia che questa pagina parla di noi, è nostra, ci appartiene, questo ha senso solo perché sappiamo che anche il seguito ci riguarda. Solo perché abbiamo gli occhi colmi della luce di Pasqua, abbiamo il coraggio di sfidare il buio. Solo perché c’è il desiderio di Dio di attraversare con noi il deserto del dolore e della morte, noi possiamo salire sul nostro Calvario senza disperare.

Perché sappiamo che la croce, la sofferenza, la morte non hanno l’ultima parola. Sappiamo che non siamo più soli nemmeno nel passaggio ultimo, quel passaggio che anche Dio ha attraversato per amore nostro, quel passaggio che ci spaventa, che guardiamo con angoscia, che istintivamente fuggiamo. Anche lì, siamo con Lui. Anche lì, Lui è con noi.